Ecco "Profumo del Tempo", in Accademia la testimonianza ed il segno poetico dell'artista neritino Giuseppe Lisi

Si inaugura il 29 giugno, ore 11, nella Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Lecce “Il profumo del tempo” mostra personale dell’artista Giuseppe Lisi. Un talento eclettico ed un docente che vive e lavora a Nardò.


Una mostra, curata da Lucia Ghionna e accompagnata dal catalogo a cura di Gianluca Russo per i tipi de Il Raggio Verde edizioni, che suggella la conclusione dell’attività didattica di Giuseppe Lisi che ritorna nel luogo che lo ha visto formare intere generazioni di studenti iscritti alla Cattedra di Decorazione da lui diretta per quarant’anni. 

«Giuseppe Lisi  - si legge nella presentazione firmata da Nicola Ciraci e Nunzio Fiore rispettivamente Presidente e Direttore dell’Accademia di Belle Arti - ha guidato con passione lo sviluppo di numerosi studenti sia negli aspetti creativi, sia in quelli produttivi, elementi imprescindibili del percorso formativo dei giovani artisti.» 

E non solo riservata ai giovani studenti dell’Accademia, ma aperta al grande pubblico saranno  fruibili le opere de  “Il profumo del tempo” che, dal 29 giugno al 6 luglio 2022 (con ingresso libero dalle 10 alle 17), trovano spazio nella Galleria dell’Accademia. In mostra una selezione di lavori che coprono un arco di tempo che va dalle prime opere del 1979 fino alle ultime inedite del 2021.Un titolo – che è anche quello del catalogo monografico - che suggerisce la cifra espressiva di Giuseppe Lisi che ha messo al centro della sua ricerca artistica la Natura nel senso più alto e poetico del termine con l’intento di fermarne l’essenza, di catturarne colori, forme e profumi per preservarne il ricordo.

«Le opere di Giuseppe Lisi  - scrive Gianluca Russo curatore del catalogo - sono caratterizzate da una forte complementarietà, nonostante siano state realizzate tra il 1979 e il 2021 e con svariate tecniche espressive: dalla pittura alla grafica, alla cartapesta, alla fotografia, all’installazione. Si sviluppano da un’attenta indagine e successiva riflessione sulla natura e sui ricordi ad essa collegati. Ne scaturisce un segno poetico e gestuale impresso dall’autore su carta e in seguito su tela, segno che conserva la sua freschezza nel passaggio dalle superfici cartacee di piccole dimensioni alle tele decisamente più imponenti. In quest’ultime, seguire il percorso-racconto impresso dal pennino, risulta complesso, tanto da rendere gratificante smarrirsi tra le loro intricate trame. Lo stesso segno invade il supporto tridimensionale nelle pitto-sculture in cartapesta, dove le maglie della natura prendono il sopravvento esaltandone la superficie.»

Non solo carta e tele. La cartapesta, materiale povero che si intreccia con la storia e l’identità culturale della sua terra, diventa mezzo espressivo che si piega alla creatività dell’artista che con i suoi totem, le sculture intitolate “Profumi di Macchia Mediterranea”, continua la sua indagine sulla natura e sui luoghi della sua terra che inevitabilmente è anche un racconto che scava nel passato e nella memoria anche quando l’artista, cambia registro espressivo, realizza fotografie, installazioni e le dia-installazioni facendo coincidere lo spazio dell’opera con quello del fruitore.   

«In tutto il suo lavoro - scrive ancora Russo - è evidente la necessità di sperimentare tecniche e linguaggi e, allo stesso tempo, aggrapparsi ai propri ricordi, alla quotidianità, al territorio e alle sue peculiarità. Nonostante la presenza di una bulimia culturale diretta verso un uso sfrenato delle nuove tecnologie, Giuseppe Lisi rimane concentrato nel ricercare i dettagli che la natura, instancabile, gli propone; convinto che ci siano ancora profumi e colori da scoprire e dei quali nutrirsi per poi essere rivelati sul supporto creativo.»

La monografia che sarà presentata in occasione dell’apertura della mostra è il racconto del percorso artistico di Giuseppe Lisi e si conclude con i testi critici e le testimonianze letterarie e un apparato  fotografico, in bianco e nero, che documenta il suo passaggio nell’Accademia di Belle Arti di Lecce come artista e docente del corso di Decorazione.

Giuseppe Lisi nasce a Nardò (LE) il 18 febbraio 1954. In giovane età si appassiona alla fotografia frequentando il laboratorio di un suo familiare; attratto dalla natura desolata e incontaminata dei litorali salentini di un trentennio addietro effettua i suoi primi scatti e intanto si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Diplomatosi in decorazione seguendo i corsi dei maestri Raffaele Spizzico, Mimmo Conenna e Rocco Coronese inizia la sua attività artistica partecipando a collettive e personali in Italia e all’estero. Pur non trascurando gli ambienti artistici locali (con Corrado Lorenzo si interessa ad esempio alla poesia visiva che, nata negli anni settanta del ‘900 ad opera del gruppo 70, ha l’intento di polemizzare e demistificare, attraverso la combinazione parola-immagine, la società consumistica) sente la necessità di confrontarsi con quanto accade in ambito nazionale; vive quindi tra Roma, Firenze e Venezia, città delle quali ha uno studio oltre quello di Nardò. Nel capoluogo veneto è nominato docente di Tecniche dell’Incisione presso la locale Accademia di Belle Arti, carica che ricopre fino a al 1995 quando diviene titolare della Prima Cattedra di Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Lecce.

Lisi, cosa rappresenta questa mostra?

Una testimonianza, una riflessione tra la vita artistica e quella didattica. Gianluca Russo e Lucia Ghionna, che ricopre la cattedra di decorazione in Accademia hanno pensato di porre un punto fermo sulla mia esperienza accademica, non è certamente una commemorazione, semplicemente un modo per ritrovarsi.

Lei si è sempre cimentato con materiali e linguaggi differenti mettendo in mostra una certa poliedricità...

Io sin dall'inizio, mi sono cimentato con la fotografia, mi è servito in seguito anche per le mie installazioni luminose. La scultura o la pittura si coniugano con i vari linguaggi e poi ne vie fuori la decorazione. Che è la forma più complessa di Arte.

Lei ha sempre rappresentato la cultura contadina, ed una ostinata difesa dell'ambiente...

Un animo come il mio, figlio di contadini, non poteva non celebrare la terra madre, la mia produzione artistica è anche un omaggio al mio territorio. Alle mie radici, non vergognatevi mai di quelle che sono le vostre origini, anzi siatene fieri. L'ho sempre detto ai miei studenti.  Assaporate la vita, ma non perdete tampo banalmente, date spazio alla vostra creatività, lasciate il vostro messaggio e fate rete.

Marco Marinaci

 

 

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