Il primo cittadino di Nardò che ama i proclami e gli annunci ha postato sui social una frase nient’affatto sibillina, annunciando la realizzazione insieme ad una doppia rotonda di un monumento che rappresenti il Toro, simbolo della Città. Non sono mancate le polemiche sui social: "No alle pacchianate".
”La nostra città - aveva scritto - merita un “biglietto da visita” importante per chi arriva dall’ingresso principale, cioè l’incrocio tra via Lecce, via Copertino e via Falcone e Borsellino. Sta per nascere infatti una doppia rotonda in grado di disciplinare il traffico in un sito stradale spesso teatro di incidenti, anche gravi, e di rappresentare una bella cartolina d’ingresso. Non a caso sulle rotonde verrà posizionata una statua che rappresenta un toro, simbolo della città, e un enorme “Nardò” a fare da corollario. Un progetto – promette - a cui lavorano da settimane i tecnici incaricati e che vedrà presto la luce. Nardò cresce – conclude il giovane sindaco - e diventa più bella e sicura”.
Di statue e monumenti si è sempre fatto anche un gran parlare in diversi comuni del Salento. E a volte non sono mancate le polemiche. Ad esempio sulla grande rotatoria tra Cavallino e Castromediano venne collocato sette anni fa il “Monumento al cavallo dei Messapi”, opera in ferro del giovane artista Isaia Zilli, che l’Amministrazione comunale di Cavallino ha voluto realizzare per dare continuità alla serie di monumenti che ripercorrono le radici storiche messapiche della cittadina. Il quadrupede misura 7,5 metri d’altezza e pesa ben 20 quintali. Ed è ancora là.
A Porto Cesareo invece le mogli dei pescatori non gradirono affatto il monumento che riproduceva le fattezze dell’attrice Manuela Arcuri né la seguente dicitura "Il mare di Porto Cesareo a Manuela Arcuri, simbolo di bellezza e prosperità". Il monumento all'epoca inaugurato alla presenza di una raggiante Arcuri, è stato poi frettolosamente messo via in un magazzino del campo sportivo.
All’ingresso di Lecce “Superba e trionfale sulla rotatoria della superstrada per Brindisi si staglia invece «Germinazione», l’obelisco che il maestro Ercole Pignatelli ha realizzato e donato alla sua Lecce. Si tratta di un monolite in resina, alto dieci metri e con un diametro di base di oltre due metri, che si propone con un rincorrersi di volute, frammenti e presenze vegetali. In cima due volatili”.
Al di là delle rotatorie la realizzazione della dicitura extralarge e soprattutto di un Toro all’ingresso della Città sta accendendo il dibattito tra i favorevoli al quadrupede ed i contrari.
“Prima di tutto – afferma il musicista di fama internazionale Francesco Libetta bisogna vedere come verrebbe quest’opera, il riccio di Muscetra a Gallipoli è finito in mare, ci sono dei trascorsi che bisognerebbe sempre tenere presenti. La statua di Porto Cesareo ha avuto, sin dall’inizio, una vita alquanto travagliata. Molti amministratori pensano ad esempio di poter giocare al piccoli direttori artistici delle stagioni teatrali. C’è un errore di fondo che a volte crea una vera e propria confusione di ruoli. E’ giusto che le scelte artistiche, sia per la Prosa sia per quanto concerne i monumenti, vengano affidate a gente del mestiere. Se si dà una opportunità ad un artista capace come è successo con Vigeland ad Oslo ne beneficiano tutti. Il monumento di Pignatelli all’ingresso di Lecce venne finanziato da uno sponsor privato, ed è stata un’operazione riuscita. Ognuno di noi dovrebbe comunque fare il proprio lavoro”.
“Il maestro e stilista Gianni Calignano raggiunto a Milano, dove si trova per la Settimana della Moda, da sempre amante della sobrietà, eleganza e bellezza ritiene eccessivo un monumento ad uno stemma araldico siffatto. Sarebbe decisamente più fine ed elegante – continua Calignano - arredare non solo l’ingresso alla città ma l’intera Nardò per renderla realmente un accogliente salotto. Con una certosina cura del verde, piante ornamentali e fiori cosi come accade normalmente nelle più belle ed eleganti città del mondo”. “Tutto appare invece sempre trascurato e occorrerebbe davvero voltare pagina”.
Mario Mennonna, storico e saggista ha le idee chiare a riguardo:”Non vedo alcuna necessità di imporre all’ingresso della Città un monumento che simboleggi lo stemma araldico. Uno stemma che sarebbe bene che venisse scoperto girando per la Città. Non ho mai visto – aggiunge Mennonna – all’ingresso anche di luoghi importanti tali situazioni. E’ solo voglia di apparire. I nostri antenati non si sarebbero mai sognati di ricorrere a tali iniziative ritenendole superflue e inutili”.
Per l’architetto Bruno Capuzzello “sarebbe più corretto parlare di un simbolo legato alla nostra Storia, Cultura e alle nostre Tradizioni. E' la stessa rotatoria che dovrebbe accogliere tale benvenuto simbolico nella nostra Città, deve Lei stessa divenire molto di più di un semplice snodo stradale. Da realizzarsi preferibilmente con un concorso di idee, cercando in primis il coinvolgimento degli artisti di chiara ispirazione salentina. Evitando almeno per questa volta scelte "Remunerate" ad personam, quasi sempre legate al potere imperante del momento”.
Giuliana Piccione docente della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Polo 3 di Nardò diretto dalla dirigente scolastica prof.ssa Tommasa Michela Presta, è convinta che in realtà il toro sia un po' anacronistico, “considerati i tempi e la necessità di recupero di valori come la lagalità io – continua la docente - proporrei ad esempio una bellissima immagine di Falcone e Borsellino, come quella che si staglia all’esterno del tribunale di Lecce, che simboleggia oltre che un forte sodalizio professionale anche una profonda amicizia”.
Per i turisti che percorrono in auto la Spagna è un mito, un elemento indispensabile del paesaggio: il colossale Toro di Osborne che domina strade e autostrade fra il mare dell'Andalusia e la Catalogna dei Pirenei è quasi un’icona. La sua immagine è stampigliata ovunque su magliette e tazze di caffè, portachiavi, piattini venduti in ogni negozio di souvenir per turisti da Madrid a Siviglia, da Barcellona a Salamanca. Per molti stranieri quasi "è" la Spagna.
Ma Nardò è un’altra cosa. Nardò è una città del Salento elegante e austera come la sua Cattedrale. E bisognerebbe partire proprio dal decoro urbano. Rammentando sempre che la qualificazione estetica e funzionale dell’habitat cittadino rappresenta un bene primario della comunità locale.
Prima di qualunque intervento occorrerebbe la trasparenza della condivisione e della pubblicità. E sicuramente un concorso di idee, per premiare i migliori. A Nardò del resto i grandi artisti non mancano. Non basta immaginarsi esperti d’arte, non conosco consiglieri comunali oggi in assise che lo siano, né imporre scelte che potrebbero arrecare danno ad un luogo che, per restare unico, ha bisogno, innanzitutto, di essere tutelato. Ci auguriamo che non siano opere pagate con soldi pubblici, che non siano prive di senso e soprattutto, ce lo auguriamo di cuore, che non siano di pessimo gusto. Sarà in marmo di carrara, in legno come il cavallo di Troia, o in ferro battuto?