Continua la flessione della cassa integrazione anche nel mese di agosto in provincia di Lecce. Secondo i dati Inps elaborati dal servizio Politiche Attive del Lavoro della Uil, tutte le gestioni sono state investite da un netto calo di richieste, pari a -64,5%rispetto al mese di luglio. Il dato è in linea con il trend regionale (Bari segna -38%, Brindisi -77%, Foggia -20% e Taranto -11%) e con quello nazionale (-23%).
Tuttavia, le 24.398 ore autorizzate nel mese di agosto (contro le 68.745 di luglio) portano a chiudere i primi 8 mesi dell’anno in corso con oltre 1 milione di ore richieste da parte delle aziende di Lecce e provincia (per l’esattezza, 1.048.442 ore), con una contrazione del 39% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (1.717.504 ore).
Il ricorso alla cassa integrazione ha permesso di salvaguardare, da gennaio ad agosto 2018, 7.585 posti di lavoro in aziende pugliesi, a fronte dei 21.225 salvaguardati nei primi 8 mesi dello scorso anno. Il settore che, a livello regionale, ha fatto più ricorso alla Cig è ancora una volta l’industria, con oltre 6 milioni ore autorizzate (-75% sul 2017), ma l’edilizia conferma le difficoltà degli ultimi anni, attestandosi a oltre 2 milioni di ore (+25% sul 2017), così come il commercio, che con oltre 1 milione e mezzo di ore riduce di pochissimo il dato 2017 (-16%).
«Si tratta di indici che non possono avere una lettura positiva – è il monito di Salvatore Giannetto, segretario generale della Uil di Lecce – sarebbe un grave errore per diverse ragioni: anzitutto, agosto è un periodo feriale ed è quasi fisiologica una contrazione delle richieste. Inoltre, al netto della quasi totale scomparsa delle ore di cassa integrazione in deroga dovuto all’abrogazione dell’istituto, aumentano le richieste della cig ordinaria, il che dimostra che continua ad aumentare il numero di imprese che fa ricorso a questo tipo di strumenti per tentare di rimanere a galla. È sotto gli occhi di tutti, d’altronde, che nella nostra provincia sempre più realtà produttive, favorite anche dalla normativa attuale, scelgano la strada del licenziamento collettivo senza alcun paracadute reddituale per i lavoratori. A ciò si aggiunge un tasso di disoccupazione ancora fermo su numeri allarmanti (+19,5%, con quella giovanile ancorata al 51,2%) e lo stato di precariato dilagante che ha ormai invaso il tessuto economico salentino».
«È indubbiamente troppo presto per fare una riflessione sugli effetti del decreto Dignità – prosegue Giannetto - ma la situazione attuale è preoccupante e ci auguriamo un cambiamento di rotta, perché il nostro sistema economico, produttivo e occupazionale è ancora afflitto pesantemente dai postumi di una crisi lancinante».