Il Comune salentino guidato dal sindaco Ernesto Toma, proprietario dell'immobile, ha assegnato, dopo una gara d'appalto, l'allestimento che sarà realizzato, con il coordinamento e la supervisione dell'architetto Raffaela Zizzari, da un’Associazione temporanea di imprese composta da ETT di Genova (un'industria digitale e creativa internazionale specializzata in innovazione tecnologica ed experience design), Space di Prato (un gruppo multidisciplinare di letterati, fisici, informatici, archeologi, ingegneri specializzato nell’applicazione degli strumenti della Società dell’Informazione ai beni culturali) e dall’Agenzia di Comunicazione Orione di Maglie (che ha una lunga esperienza nella comunicazione privata e pubblica e nella valorizzazione dei Beni Culturali e, dopo il Castello di Otranto, da cinque anni gestisce il Castello di Gallipoli).
Si tratta dell'ultima tappa, prima dell'apertura e della fruizione al pubblico, di un lungo percorso avviato con l'acquisto da parte del Comune e proseguito con i lavori di ristrutturazione di circa 2milioni di euro finanziati dalla Regione Puglia. Il Museo del patrimonio industriale, nato dalla collaborazione tra il Comune e l'architetto Antonio Monte (vicepresidente nazionale Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale, CnrIbam), nell'ambito di un progetto complessivo di valorizzazione del Patrimonio Archeoindustriale di Terra D'Otranto, sarà un luogo di identità e di coesione territoriale, di accumulazione di memoria, momento attraverso cui affrontare il recupero di tradizioni produttive e di antichi mestieri, tematiche che assumono valenze sempre più significative nelle politiche dell’Unione europea. Il Museo ospiterà, infatti, una sala virtuale che richiami il percorso della memoria delle attività produttive di Terra d’Otranto (l’industria alimentare, manifatturiera, estrattiva, le infrastrutture di trasporto e servizio, l’industria oggi), una sala dedicata alla città di Maglie e le attività produttive in cui troveranno spazio testimonianze delle aziende olearie, vinicole, della pasta, dell’attività dolciaria e dell’artigianato del legno e del mobile.
L’edificio ricopre circa 2mila e 200 metri quadrati e sorge tra le vie Vittorio Emanuele, Giulio De Giuseppe e Giacomo Matteotti. Il suo valore storico e architettonico si deve a quelle peculiarità archeologico-industriali che il 23 luglio del 2003 ne hanno fatto dichiarare sito d’interesse rilevante, con decreto legislativo. La “Maison Piccinno”, fondata da Luigi Piccinno nel 1863, fu una fabbrica di produzione artistica di mobili per l'arredamento della casa con nove sezioni (disegno, ebanisteria, scultura, decorazione, intarsio, pulimento, apparecchio, rifinimento e imballaggio) e settanta operai.
Durante il fascismo gli “Stabilimenti di Ammobigliamento e Decorazione” diventarono “Premiata Industria Nazionale”. L'edificio in cui operava l'Azienda, fondata nel 1863, subì però un incendio di origine dolosa che determinò nel 1926 il tracollo dell'avviato "Stabilimento di ebanisteria" che esponeva le proprie opere nelle esposizioni internazionali organizzate sia in Europa che in America. Il dissesto dell'Azienda portò alla diaspora dei dipendenti, molti dei quali si organizzarono in botteghe artigiane autonome continuando quella produzione di qualità che ha fatto conoscere il nome di Maglie nel mondo. L'opificio fu trasformato in "Agenzia Coltivazioni Tabacchi - Magazzino sussidiario" fino allo smantellamento avvenuto nel 1995.