Lunedì 25 febbraio incroceranno le braccia i lavoratori del carcere di Lecce addetti ai servizi di ristorazione nelle mense per il personale della Polizia penitenziaria. La mobilitazione è stata indetta dai sindacati di categoria Filcams Cgil e Uiltucs, per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi di dicembre 2018 e gennaio 2019 e delle quote a saldo delle tredicesime non ancora corrisposte.
La protesta non riguarda solo Lecce, ma tutti gli istituti penitenziari delle circoscrizioni territoriali in Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Umbria e Puglia. Il servizio è gestito da Food & Facility Srl in qualità di consorziata di Unilabor titolare del contratto di appalto.
Retribuzioni ed emolumenti non sono ancora stati corrisposti "nonostante lo stato di agitazione e la richiesta di erogazione immediata delle retribuzioni mancanti", stigmatizzano i sindacati nella nota unitaria trasmessa alle due direzioni societarie ed al ministero della Giustizia.
Il 1° aprile 2018 i lavoratori sono stati oggetto di un passaggio del proprio rapporto di lavoro da Sybaris Srl a Food&Facility Srl, nell’ambito di un riaffido interno al Consorzio Unilabor, in quanto Sybaris non riusciva a far fronte ai pagamenti degli stipendi e alla gestione dell’appalto delle case circondariali. «L’operazione di fatto - spiegano le sigle sindacali - è stata condotta come un cambio di appalto instaurando rapporti di lavoro ex novo, dove i dipendenti, oltre ad avere retribuite in ritardo le mensilità dovute da Sybaris ad oggi, non hanno ancora percepito le competenze di fine rapporto e i Tfr di cui si era fatto garante il Consorzio».
Per i segretari generali di Filcams e Uiltucs di Lecce, Mirko Moscaggiuri e Antonella Perrone, «è evidente che il ministero della Giustizia, ricorrendo di fatto a gare al massimo ribasso, continua da anni ad appaltare il servizio di ristorazione delle guardie penitenziarie ad aziende che si aggiudicano l’appalto a condizioni non sostenibili che, in breve tempo, vengono scaricate sui lavoratori attraverso la non erogazione degli stipendi ed emolumenti, o comunque in costante ritardo».
«L’auspicio – concludono Moscaggiuri e Perrone - è che il dicastero fornisca una celere risposta ad una situazione che necessita di una soluzione sia nell’interesse dei lavoratori che operano in appalto, sia del proprio personale di custodia».