Lecce, Carlo Salvemini: un nuovo rapporto tra amministrazione comunale e commercianti, ed il rilancio del D.U.C. nel quartiere Mazzini

Il commercio è una leva fondamentale per la vita economica e sociale della città, per la vitalità e la sicurezza dei quartieri, per la costruzione di relazioni nella comunità. Lecce vive da sempre di piccolo commercio. È una città che per lungo tempo ha “servito” non solo gli abitanti del centro urbano ma anche i residenti della provincia. È una città che è stata – ed è – capace di attrarre anche grazie alla creatività, all’impegno e alla qualità che caratterizzano le sue attività commerciali. 
 
Negli ultimi quindici anni, però, anche a Lecce il commercio ha sofferto un periodo di crisi e contrazione degli affari, a causa dell’incidenza di cambiamenti generali e di dinamiche locali che occorre affrontare con adeguate politiche di programmazione strategica. Un lavoro che la prossima amministrazione dovrà svolgere collaborando con i commercianti e con le associazioni di categoria. Anch’esse sono chiamate a fare maggiormente squadra, per garantire una effettiva rappresentatività del tessuto commerciale cittadino nell’interlocuzione con il Comune, limitando al massimo le iniziative estemporanee di soggetti singoli o autorganizzati a difesa di interessi particolari e a danno di una visione generale delle politiche di crescita della città e del suo tessuto commerciale. 
 
UNA ANALISI NECESSARIA - Lecce conta 2.475 esercizi di vicinato (superfici di vendita inferiori ai 250mq), 74 esercizi di media distribuzione (M1, M2 o M3, fino a un massimo di 2500mq) e 2 grandi strutture di vendita (fino a 4500mq). Il totale delle attività è così articolato per settore merceologico: 682 attività operano nel campo dell’ “alimentare/misto” (61.860mq) e 1869 nel settore definito “non alimentare” (170.428mq). 
 
Il piccolo commercio è il principale settore economico della città. Esso ha conosciuto negli ultimi quindici anni un periodo di crisi, determinato dall’evoluzione normativa liberalizzatrice (decreto Bersani e normativa nazionale e regionale successiva alla direttiva Bolkestein del 2006), dallo sviluppo dei centri commerciali extraurbani e dall’avvento e crescita del commercio elettronico (+18% all’anno), oltre che dalla crisi economica cominciata nel 2008 – e ancora in corso nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia. 
 
A queste dinamiche si aggiungono peculiarità del contesto leccese come l’assenza di aggiornate politiche di programmazione strategica di settore, la presenza dei grandi poli commerciali non ricadenti nel perimetro comunale (uno a Surbo, l’altro a Cavallino) e in diretta concorrenza con il polo commerciale urbano, e la presenza in territorio comunale di oltre 50mila metri quadri di strutture di media e grande distribuzione nel perimetro cittadino. Le amministrazioni comunali di centrodestra, infatti, hanno aumentato, oltre le previsioni del Piano del commercio vigente, le superfici destinate alla media e grande distribuzione: 37.000 mq autorizzati di superfici di media e grande distribuzione contro i 25.000 previsti dal 2005 al 2017: scelte che hanno messo in ulteriore difficoltà i negozi di vicinato. 
 
N.B.: al contrario di quanto sostenuto da Adriana Poli Bortone qualche giorno fa, in una nota sul mercato di Settelacquare, l’amministrazione Salvemini non ha autorizzato alcun nuovo supermercato. 
 
All’esito di questi fattori, negli ultimi tre anni a Lecce la presenza degli esercizi di vicinato è calata del 4,9%, (7,6% nel settore alimentare). In tutti i quartieri– compreso il quartiere Mazzini – il saldo della natimortalità delle imprese è negativo (solo San Pio fa eccezione negli ultimi anni). Nel centro storico, in linea con i trend nazionali, è calata drasticamente la presenza del commercio di vicinato, ad uso dei residenti, e dell’artigianato tipico, a fronte di una crescita delle attività ricettive, di ristorazione e di gastronomia, alcune delle quali si sono sviluppate in forme elusive delle – datate – previsioni urbanistiche vigenti. Un tessuto commerciale “sbilanciato” a servizio di turisti e avventori. 
 
UN OBIETTIVO CONCRETO: SOSTENERE IL PICCOLO COMMERCIO PER LA VITALITA' DEI QUARTIERI - In tutta la città si pone come urgente il tema del sostegno al piccolo commercio. Il Comune, in collaborazione con la categoria dei commercianti, interpretando correttamente le tendenze in atto e il mutamento delle abitudini dei consumatori, può costruire una pianificazione strategica che consenta a Lecce di tornare ad essere più vivace e attrattiva in tutti i quartieri. 
 
L’aumento dell’età media dei consumatori e la contrazione del tempo libero se, da un lato, incoraggiano l’acquisto online, dall’altro favoriscono il ritorno all’acquisto in negozi di vicinato, a scapito della spesa nei centri commerciali extraurbani. Una tendenza già visibile nel settore food (con le catene GDO che tornano a investire nei centri urbani con medie strutture di quartiere) e che occorre ben interpretare anche per gli altri settori merceologici, che si muovono spesso al traino dell’alimentare. 
 
Gli strumenti per restituire vitalità al commercio in città sono il Documento Strategico del Commercio, il Piano Urbanistico Generale, il riutilizzo di spazi e grandi contenitori urbani dismessi e il Distretto Urbano del Commercio per il quartiere Mazzini, le politiche della mobilità e incentivi temporanei sulla fiscalità urbana compatibilmente con le disponibilità di bilancio. 
 
Diversificare, innovare e rigenerare con il Documento strategico del Commercio - Il Documento Strategico del Commercio consente di pianificare la promozione, lo sviluppo e la regolamentazione della filiera commerciale cittadina. Il Documento può far leva sulla necessità di garantire l’equilibrio urbanistico, ambientale, infrastrutturale, di sicurezza stradale, di vivibilità sociale, senza compromettere le libertà di iniziative che le leggi impongono. 
 
Insieme ai commercianti e alle loro associazioni, il Documento Strategico del Commercio dell’amministrazione Salvemini risponderà alle seguenti esigenze: tutelare i consumatori, garantendo loro di poter fare acquisti nel quartiere di residenza; garantire un equilibrio funzionale e insediativo delle strutture commerciali; valorizzare la funzione commerciale degli immobili sulla base delle specificità dei quartieri, favorire offerte di piccolo commercio ibride, legate alla vendita di più prodotti tra loro differenti; minimizzare gli spostamenti per fare acquisti; tutelare l’ambiente urbano dalla desertificazione commerciale; agire con adeguate politiche della mobilità per garantire una maggiore rotazione della sosta negli assi più densamente commerciali.
 
Un nuovo ruolo strategico per le medie strutture come attrattori di esercizi di vicinato - La crisi dei centri commerciali extraurbani di prima generazione incoraggia il ritorno delle strutture di medie dimensioni nei centri urbani e nei quartieri. Una struttura commerciale di medie dimensioni può avere la funzione di traino di ulteriori attività commerciali. Occorre fare in modo che nuovi insediamenti commerciali di medie dimensioni, collocati in contesti a rischio di desertificazione commerciale, coincidano con il recupero di contenitori dismessi e strutture già esistenti, contribuendo a ridurre la percezione di vuoto urbano e di degrado, piuttosto che con iniziative di ulteriore consumo di suolo. 
 
Il ruolo del PUG nel centro storico - Il Piano Urbanistico Generale nel centro storico favorirà i cambi di destinazione d’uso e i processi di rigenerazione degli immobili per garantire vitalità ai piani terra di vicoli e piazze con una offerta diversificata: dal commercio di prossimità a nuove botteghe artigianali e del design a spazi per la creatività. Il Piano dovrà garantire ai commercianti che oggi vivono nell'incertezza della natura della propria licenza una possibilità di riconversione, nel rispetto degli standard igienici ed urbanistici e delle esigenze dei residenti.
 
Il Distretto Urbano del Commercio nel quartiere Mazzini - Il Distretto Urano del Commercio, individuato nel quartiere Mazzini, garantirà il rilancio di un’area che ha sofferto più di altre negli ultimi dieci anni le conseguenze della crisi, dell’online e della concorrenza dei centri commerciali extraurbani. Oltre alle azioni specifiche di riqualificazione e miglioramento degli arredi urbani e alle attività di promozione e animazione del quartiere, con il Duc occorre intervenire sulla riattivazione dei locali sfitti, incentivandone la locazione anche temporanea per iniziative di richiamo e lavorare sul riutilizzo commerciale e/o multifunzionale dei contenitori urbani dismessi. 
 
Stop ai cartelli “affittasi” incentivi fiscali temporanei contro la concentrazione di locali sfitti - Possiamo ridurre la concentrazione di locali sfitti attraverso politiche temporanee di fiscalità urbana, valutandone la compatibilità con gli equilibri di bilancio. Se le condizioni lo consentiranno, l’amministrazione potrà incentivare i proprietari all’affitto con riduzioni temporanee di Imu e Tari per favorire la nascita di nuove attività commerciali nei quartieri. 
 
Valorizzazione dei mercati - Le politiche del commercio interverranno anche sui mercati di quartiere e i mercatini temporanei di qualità. Settelacquare, può diventare un polo immerso in un’area a verde attrezzato e dotato di parcheggi, Santa Rosa può ammodernarsi come spazio multifunzionale, Porta Rudiae ha bisogno di un progetto di recupero, messa in sicurezza e vigilanza, Piazza Libertini, sulla quale insiste un vincolo di tutela, deve dotarsi di un regolamento per ospitare mercati temporanei con allestimenti sostenibili e rispettosi del decoro: fiori, antiquariato, prodotti tipici. 
 
Promuovere iniziative congiunte di marketing - Amministrazione e commercianti, insieme alle associazioni di categoria, possono lavorare a  comunicazione condivise, diffondendo insieme informazioni sui servizi della mobilità e su itinerari a tema: cibo, artigianato, servizi di prima necessità, mercati, abbigliamento, tecnologia e design.  Anche grazie al corretto utilizzo del portale VisitLecce.eu, guida multimediale alla scoperta della città, possiamo promuovere Lecce promuovendo il sui commercio. 
 
Sostenere le edicole - Le edicole che sono riuscite a resistere alla crisi hanno bisogno di azioni di sostegno. Molte di queste attività hanno già cominciato a diversificare la propria offerta merceologica, arricchendosi di nuove categorie merceologiche e di nuovi servizi offerti all’utenza. Il Comune può venire loro incontro attraverso l’affidamento in convezione di servizi comunali nell’ambito dell’accoglienza turistica e dei servizi al territorio, come già sancito dall’accordo Anci-Fieg dell’ottobre 2018. Un lavoro che ha mosso i primi passi già con l’amministrazione uscente.
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