L’epilogo - lo scrivono in un comunicato le liste a supporto del candidato sindaco Pierpaolo Losavio, - era chiaro sin dall’inizio, nonostante il tentativo di insabbiamento da parte della maggioranza: il sindaco di Nardò, Giuseppe Mellone, è ufficialmente indagato dalla Procura della Repubblica di Lecce per il caso “firme false”.
La motivazione è quella di aver violato la normativa prevista dal “testo unico delle leggi per la composizione e l’elezione degli organi delle Amministrazioni comunali”. Le nostre liste, impegnate alla prossima campagna amministrativa, è giusto che informino i cittadini che l’indagine (di cui è incaricato il PM Alberto Santacatterina) contesta al Primo Cittadino l’articolo 90, che disciplina la fattispecie delle “firme false” e prevede una pena da 1 a 6 anni per chi “firma falsamente le schede o altri atti o sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti”.
Il caso dei moduli falsificati alle elezioni 2016, di cui tanto si è parlato nelle ultime settimane, dunque esiste, come era evidente a chi è immune alla propaganda del sindaco e la Giustizia se ne sta già occupando, a dispetto dell’opera di disconoscimento di Mellone. Secondo il candidato sindaco Pierpaolo Losavio la posizione di Mellone deve essere chiara nei confronti dei cittadini.
“La giustizia farà il suo corso – scrive Losavio – anche se il Sindaco Mellone, a parte la minaccia di querela mai formalizzata, non fa chiarezza sulla vicenda. La contraffazione delle firme è vera o falsa? Si esprima e parli con chiarezza alla Città! Pensa di cavarsela con la prescrizione così come ha affermato? Il mio appello si rivolge al Prefetto, al Ministro degli Interni, al Ministro della Giustizia affinché i cittadini di Nardò vadano al voto senza dubbi, senza ombre ed in piena legalità.”
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