Nardò, si procede con la vendita dell’ex gerontocomio, all’orizzonte anche un punto nascite convenzionato gestito da privati

Adesso c’è anche la determina del dirigente con cui si affida “provvisoriamente la vendita dell’ ex Gerontocomio sito a Nardò, via Aldo Moro, civico n. 87 con un’estensione pari a circa 29.500 mq. all’Impresa Ing. De Nuzzo & C. Costruzioni Srl al prezzo incrementativo di € 1.630.000 rispetto alla base d’asta pari a € 1.620.000”.

Sul social più noto ma anche sui tradizionali manifesti murali il primo cittadino aveva già anticipato l’avvenuta “vendita”, l’ennesima, di un bene pubblico. “Ho ereditato una città in macerie” – ama ripetere, pare che però sia l’unico sindaco che abbia deciso di demolire, e senza pensarci due volte, ad esempio l’ex comune, un struttura pubblica di 5 mila metri quadri con tanto di collaudo, costato oltre due miliardi di vecchie lire. L'idea è di disfarsi anche della Farmacia Comunale, dopo il tentativo andato due volte a vuoto di vendere la metà della Farmacia comunale, cioè la quota di proprietà del comune all’asta, (Il tentativo di vendita all’asta è andato fallito per ben due volte, ci si riprova con il terzo tentativo).

ECCO QUANTO E’ COSTATO L’EX GERONTOCOMIO IN SOLDI PUBBLICI - Il Gerontocomio, i cui lavori sono terminati nel 1998, ha una superficie complessiva di oltre 1800 metri, consta di tre livelli fuori terra e per una parte anche di un livello seminterrato. Non è mai stato attivato. Ma è un struttura pubblica che in quattro “step” è costata complessivi 2 miliardi e 800 milioni di vecchie lire. È stato realizzato con lungimiranza per dare una risposta alle famiglie e ai problemi degli anziani anche non autosufficienti. Anche perché spesso le strutture private sono costose e poco trasparenti.

L’IMPRESA PROMETTE OPERE PUBBLICHE ED INFRASTRUTTURE - Sergio De Nuzzo e Fioravante Todisco sono gli stessi che si sono occupati della rinascita dell’Hotel Riviera. Todisco per altro è lo stesso imprenditore allocato nel Comitato Scientifico che dovrebbe occuparsi dell’indispensabile, almeno a sentire il primo cittadino, centro di ricerca da allocare presso l’ospedale. L’impresa che si è aggiudicata la gara per l’acquisto dell’ex gerontocomio di zona 167 per 1 milione 630 mila euro, dovrebbe corrispondere all’amministrazione comunale la realizzazione di infrastrutture e opere pubbliche. L’azienda dunque non paga immediatamente l’opera, così come evidenzia nel suo comunicato “Il dirigente dell’Area Funzionale n. 2 Gabriele Falco ha formalizzato l’affidamento provvisorio al soggetto privato a seguito dell’espletamento della gara”.

DALL’AMPLIAMENTO DEL SAMBIASI AL POLO ONCOLOGICO - Questa amministrazione sta privatizzando tutto il possibile, considerando la sanità pubblica evidentemente un servizio se non accessorio, poco rilevante. “L’ospedale sarà ampliato” aveva promesso in campagna elettorale. Era stato votato anche per questo. Poi una volta issatosi sulla poltrona di sindaco ha cambiato subito idea, prima ha partorito l’idea bislacca di un centro di ricerca che dovrebbe occuparsi delle malattie più diffuse sul territorio, e successivamente si è letteralmente inventato il Polo Oncologico. Nel caso del Gerontocomio l’immobile dovrebbe essere destinato a residenza protetta per anziani (destinata ad accogliere temporaneamente o permanentemente persone non autosufficienti, anziani e non, con patologie fisiche, psichiche, sensoriali non curabili a domicilio), ad un nucleo “Dopo di noi” (destinato a persone con disabilità a cui vengono a mancare le persone in grado di accudirle) e ad un punto nascita. E qui sta il punto.

IL FUTURO DELL’EX GERONTOCOMIO - Il piano terra dovrebbe ospitare il “Dopo di noi”, con otto camere di degenza (ciascuna con bagno riservato) per un totale di dieci posti letto, una sala soggiorno per attività varie, uffici amministrativi, sale per attività comuni. Al primo piano ci saranno due nuclei di degenza, uno con otto camere e venti posti letto e uno con sei camere e dodici posti letto, (32 posti complessivi)spazi di soggiorno comune, infermeria, cucinino. Ad un’ala del secondo piano ci sarà un altro nucleo di degenza con diciannove posti letto, cucinino, lavanderia, spazio per attività ricreative e culturali, mentre all’altra ala sorgerà un punto nascita con sei camere di degenza (con bagno riservato) per un totale di otto posti letto, una sala soggiorno, una reception, ambulatori medici, una sala incubatrice, una nursery, una infermeria, due sale travaglio e una sala operatoria.

“I BAMBINI NASCERANNO A NARDO’”, MA L’F842 E’ OPERAZIONE COMPLESSA - Il progetto è ambizioso e ve ne spieghiamo le ragioni. I costi e la realizzazione di un punto nascita sono enormi, e si tratterebbe  di un operatore privato e non certo di una struttura sanitaria pubblica, in un settore molto delicato. Ostetricia e Ginecologia devono essere affiancate obbligatoriamente da Neonatologia, con medici e infermieri h 24. Un impegno costosissimo con il “solo” premio assicurativo, di chi cerca di realizzare tale impresa, di gran lunga superiore ai 300 mila euro. Ed in un settore in cui opera il privato che guarda legittimamente agli investimenti ma anche ai profitti, un Punto Nascite dovrebbe raggiungere per essere “Sostenibile” almeno i 700-800 parti all’anno. Altri privati a Lecce come la clinica Petrucciani o anche la clinica San Francesco hanno, non a caso, rinunciato ad Ostetricia conservando Ginecologia. Solo in termini di personale significherebbe almeno dover disporre di una 50ina di dipendenti organizzati su tre turni.

COSA DOVREBBE ESSERE REALIZZATO DA CHI COMPRA? - La ristrutturazione comporterà ovviamente la realizzazione dell’impianto idrico, antincendio, riscaldamento e raffreddamento. Il progetto prevede poi anche una serie di interventi nelle aree intorno all’immobile e quindi la realizzazione di accessi carrabili, vialetti pedonali, aiuole, spazi verdi. Vedremo se i controlli garantiranno esiti migliori di quanto accaduto in passato. Il bilancio tra il dare e l’avere a Nardò purtroppo è tutto un bilancio a perdere. Ovviamente a sfavore della comunità. A Nardò mancano all’appello, guardando al passato, impianti sportivi ed anche una piscina comunale, che avrebbero dovuto essere realizzate e messe a disposizione della comunità.

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