Nuovo picco della cassa integrazione a ottobre nella provincia di Lecce. Con un aumento del 337% su settembre, risultano autorizzate 86mila ore di cig ordinaria, dato che segnala la presenza di nuove imprese salentine in difficoltà. È dunque un quadro preoccupante, ancora una volta, quello che emerge dal 10°Rapporto Uil – Servizio Politiche Attive del Lavoro.
Dai dati resi noti dalla sigla sindacale, complessivamente, si assiste ad una forte ondata di crescita dell'utilizzo dell’ammortizzatore sociale, sintomo di sofferenza del sistema imprenditoriale salentino e, con esso, dell’occupazione che ne è interessata.
Il dato leccese è in controtendenza rispetto al trend regionale, che segna un calo di richieste pari a -37%. Quasi tutte le altre province pugliesi, infatti, registrano una diminuzione: Bari (-14%), Brindisi (-79%), Foggia (+43%), Taranto (-44%). Il ricorso alla cassa integrazione ha permesso comunque di salvaguardare 4411 posti di lavoro in aziende pugliesi nel solo mese di ottobre.
Diverso il trend se si analizza il cumulo delle ore di cassa integrazione del periodo gennaio-ottobre di quest’anno per la provincia di Lecce: ammontano a 1.154.111 le ore autorizzate alle aziende salentine, in calo del 41,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La flessione interessa in misura maggiore la cassa integrazione in deroga (-95%) in via di esaurimento, seguita dalla cig straordinaria (-34%) e dalla cig ordinaria (-28%).
Il settore che ha più ha fatto ricorso alla cig in Puglia nei primi 10 mesi dell’anno è ancora una volta l’industria, con 7,8 milioni e mezzo di ore circa autorizzate (-70% sul 2017), ma l’edilizia conferma le difficoltà degli ultimi anni, attestandosi a oltre 2 milioni di ore (+8,2% sul 2017), così come il commercio, che con 1,8 milioni di ore riduce di pochissimo il dato 2017 (-15,7%).
«La situazione era e resta critica – commenta Salvatore Giannetto, segretario generale della Uil di Lecce – perché il nostro mercato del lavoro evidenzia, da una parte, l’andamento altalenante della cassa integrazione e, dall’altra, una crescita delle domande di disoccupazione che ci riconduce alla cruda realtà dell’alta presenza di un’occupazione “temporanea”. Il nostro territorio e il Mezzogiorno più in generale stentano a tirarsi fuori dal pantano. Per queste ragioni l’apertura di un tavolo di discussione e approfondimento con il Governo sul tema degli ammortizzatori sociali, che abbiamo già sollecitato a livello nazionale, si rende ancor più necessario al fine di salvaguardare, nel miglior modo possibile, sia le imprese che i posti di lavoro».