"Pensieri, parole, opere ed omissioni sono i possibili modi di fare peccato di cui si chiede perdono nella preghiera penitenziale del Confiteor dei cattolici, di cui ho qualche lontano ricordo ad orecchio. Non sono particolarmente condizionato dalla dottrina del peccato, ma, da quando Legambiente ha pubblicato il rapporto “Mare più bello d’Italia 2019” e assegnato le 5 vele a Nardò (per l'esattezza alla costa Porto Cesareo-Nardò-Gallipoli-Racale), mi ritorna spesso in mente il Confiteor".
"La coscienza - scrive l'ambientalista Giampiero Dantoni - vuole suggerirmi qualcosa. Per una volta ho fatto finta di niente per evitare, col silenzio, di rovinare la festa della conquista del massimo riconoscimento ottenuto dal nostro mare e la bella immagine che il nostro territorio da di se: è un peccato? Dopo tutto si può anche considerare un’ottima operazione di “marketing” d’immagine per Nardò, frutto dell’azione di “lobbyng” del nostro ottimo ed instancabile assessore Mino Natalizio".
"La mia scusante: poteva servire ad incrementare i numeri di una stagione turistica che si preannuncia negativa. Poi, considerando che a fine giugno i giochi (prenotazioni) sono già fatti, ho dato ascolto alla coscienza: non si può passare ancora sotto silenzio l’inverosimile, a tutto c’è un limite. L’arte dell’inganno e la mancanza del senso della vergogna da sempre è la qualità imprescindibile di chi, più o meno discretamente, intende assicurarsi un futuro in certa politica oggi di gran voga".
"Quelli di Legambiente si definiscono “movimento apartitico” non apolitico. Infatti loro fanno politica ambientalistica. Lo definiscono “ambientalismo scientifico”, ma nel caso in oggetto di scientifico c’è assai poco e molto di politico. Così come è strutturato adesso, il premio elargito a chi ha il mare più bello 2019 ha poco a che fare col mare. Infatti la guida 2019 premia la bellezza del mare (“il mare più bello 2019”), caratteristica inerente l’estetica, ossia l’apparenza. Non le qualità di purezza, ecologia e biodiversità marine. I criteri di assegnazione hanno più una valenza paesaggistico-civico-culturale di cui il mare è solo parte. Quindi basterebbe intitolarlo ai territori e ai loro ambienti".
"Avrei capito il premio al mare di Portoselvaggio e solo lì, ma a 20 chilometri di costa no. Infatti a pochi chilometri a nord e a sud di Portoselvaggio sfociano a mare i reflui fognari di due depuratori. I primi sono quelli del depuratore di Nardò a Torre Inserraglio. I secondi sono i reflui del depuratore fognario delle città di Gallipoli che scarica a Torre Sabea (Rivabella). Oggi il sindaco Minerva vorrebbe denunciare il gestore AQP per il danno ambientale e d’immagine: anche quest’anno, in questi giorni, grandi chiazze marroni maleodoranti deturpano il mare di fronte a Torre Sabea. La soluzione prospettata dal primo cittadino è quella bocciata a suo tempo dal sindaco Mellone e firmatari del No-tub: la condotta sottomarina di vari chilomentri".
"E non è finita. Porto Cesareo ad oggi non ha ancora depuratore, quindi si scarica dove? Tutto finisce prima o poi a mare. Nella famosa Santa Caterina, località dei “vip” leccesi ancora niente fogna, ma quasi nessuna villa o casa effettua spurgo pozzi neri. Siccome i liquami non esondano dal pavimento delle case, indovinate dove vanno a finire? Tutto finisce prima o poi a mare. Per finire, “amaris in fundo”, si ricorda la situazione di gravissimo inquinamento ambientale a danno delle falde acquifere provocato dal Torrente dell’Asso, col suo malefico flusso di reflui fognari scaricati nelle vore di Nardò (vedi articoli sul web). Tutto finisce prima o poi a mare".
"Ma la cosa più pazzesca in assoluto è quella di aver attribuito un punteggio, utile alla conquista delle 5 vele, a qualcosa che non c’è. Alludo al famoso progetto mai finanziato, mai partito, mai autorizzato, di potenziamento del depuratore di Nardò finalizzato al “riuso delle acque reflue” e quindi al raggiungimento dell’obiettivo del cosiddetto “scarico zero” a mare. Utopie doverose in un mondo alla deriva. Ora, usciamo dal mondo onirico in cui ci proiettano queste 5 vele, svegliamoci alla realtà dei fatti: abbiamo un premio per cose che non ci sono, ma gravissimi fatti di inquinamento ambientale-marino passano inosservate. A parte è l’aspetto del miglioramento e valorizzazione del patrimonio archeologico meritevole di un premio non collegato al mare".
"A questo punto osservo, o gli ispettori di Legambiente hanno chiuso uno o entrambi gli occhi o hanno letto carte false.“Chi ama il mare lo difende a gonfie vele” è lo slogan di questa associazione “senza fini di lucro, fatta di cittadini e cittadine che hanno a cuore la tutela dell’ambiente in tutte le sue forme, la qualità della vita, una società più equa, giusta e solidale” che tutti sottoscriviamo. Tuttavia se devo trarre una conclusione da questi incontrovertibili fatti è di inaffidabilità di tutto il premio se lo si vuol basare sul mare. Per il resto la visione della realtà che dipinge è immaginaria e romantica, didascalica e didattica, ma in concreto è frutto di un artefatto e quindi ingannevole nella sostanza. Un ottimo esempio di politica moderna digitale in una realtà virtuale, dove pochi sanno di che parlano e pochissimi hanno voglia e tempo di verificare".