Piazza Italia non vuole chiudere, ed anche i lavoratori promettono battaglia

La galleria mongolfiera nel centro commerciale di Surbo gestita da CBRE (un fondo di investimento americano che gestisce i centri commerciali Mongolfiera Italia), non ha rinnovato il contratto di locazione scaduto a Piazza Italia.

Presente sul territorio fin dall’apertura del centro commerciale “Mongolfiera”, nel 2005. Piazza Italia ben due anni prima della prevista scadenza contrattuale aveva manifestato il proprio interesse al rinnovo, unitamente alla dichiarata volontà di procedere alla completa ristrutturazione del punto vendita. Una decisione, apparentemente senza alcuna motivazione, nei confronti di un noto marchio di abbigliamento leader nel settore.

Si tratta di circa 1400 metri quadri di superficie, e nonostante una lunga trattativa all’insegna di proposte e contro-proposte che pareva in un primo momento incanalarsi sul binario giusto ad oggi sulla vicenda non si ravvisano spiragli né soluzioni. In attesa di conferme formali, lo scorso 13 novembre è invece arrivata la mail con la quale la proprietà ha intimato di liberare i locali entro il 9 dicembre.

In sede di trattativa a Piazza Italia era stato proposto anche di ridurre la metratura, e gli stessi erano venuti incontro dicendosi favorevoli. “La nostra protesta – fanno sapere i lavoratori - scaturisce per la chiusura improvvisa e immotivata del nostro punto vendita. Da due anni Piazza Italia, ha ripetutamente ed ostinatamente invitato la proprietà della Galleria del centro commerciale la Mongolfiera al rinnovo del nostro contratto d’affitto. Tale trattativa non è stata conclusa in quanto la galleria non ha mai fornito proposte contrattuali esplicite e definitive, né tanto meno delle risposte esaustive in merito, dando elusivamente rassicurazioni alla fattibilità di una presunta proroga al 28 febbraio 2020”.

L’impressione è che CBRE abbia avviato “scelte commerciali mirate all’insediamento di operatori di multinazionali estere, come è evidente nelle varie realtà sparse sul territorio nazionale. Tutto ciò evidenzia un grave danno economico alle già martoriate aziende italiane che faticosamente cercano di rimanere in vita”. Oltre ai posti di lavoro si sta difendendo dunque un marchio italiano. I lavoratori chiedono che venga riaperto, in tutta trasparenza, ed in Prefettura un tavolo di trattativa.

L’impressione è che il mancato rinnovo del contratto di locazione potrebbe limitare sul piano della concorrenza un’attività che è tra le più produttive del sud Italia, alla luce delle cifre e dei fatturati, ampiamente dimostrabili. “Qui non si sta permettendo ad un’azienda italiana di dare occupazione alle famiglie – dicono in coro i lavoratori” che lunedì chiederanno di essere ricevuti dal prefetto di Lecce per cercare di ottenere quelle risposte che a tutt’oggi non sono ancora arrivate. “Questo martoriato territorio non ha più una stilla di sangue da far scorrere nelle vene dei lavoratori. E non si può permettere che 15 famiglie, per altro alla vigilia di Natale, possano avere come regalo la perdita del posto di lavoro, non a causa di una strategia industriale da parte del proprio datore, ma a causa di una non precisata scelta da parte dei proprietari dei locali che non possono addurre alcuna legittima motivazione di ordine economico”, dice Daniela Campobasso, segretaria provinciale della Filcams Cgil Lecce.

Intanto continua a montare la protesta, e la mobilitazione. Gli addetti presso il punto vendita, hanno già avviato una raccolta firme ed una grande opera di sensibilizzazione sul territorio, che non sta mancando di sortire accanto al successo diversi attestati di solidarietà da parte della gente. In attesa che anche le Istituzioni facciano sentire la loro voce in modo da scrivere la parola fine su di una vicenda che pare paradossale.

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