La spiaggia? Un bene pubblico che appartiene allo Stato. Almeno sulla carta.

Qualcosa si muove, mentre sui social impazzano balzane ricostruzioni fotografiche con le barriere di plexiglas a fungere da preziosi distanziatori nella stagione balneare in arrivo. In tanti a chiedersi che estate sarà. Sicuramente meno roboante delle trascorse.

In tempo di Covid rischiano di essere adombrati, anzi oscurati, argomenti di estremo rilievo. Alla vigilia di una delle stagioni balneari, con tutta probabilità, tra le più difficoltose di sempre, c’è da registrare un’ordinanza della Regione Puglia con riferimento ai parchi acquatici, agli stabilimenti balneari e alle concessioni demaniali marittime, che previa comunicazione al Prefetto, ammette “l’accesso da parte dei titolari, di personale dipendente o terzi delegati esclusivamente  per lo svolgimento dei lavori di manutenzione, sistemazione, pulizia, installazioni e allestimenti delle spiagge…”.

Da Forza Italia si è proposto "un sostegno economico immediato per il 2020, perché la stagione è irrimediabilmente compromessa», oltre alla proroga delle concessioni al 2033 (in deroga alla direttiva Bolkenstein) e alla possibilità di non dover rimuovere le strutture".  

LA PROPOSTA DEL SINDACO DI LECCE: ESTENSIONE DELLE CONCESSIONI E CANCELLAZIONE DEL CANONE CONCESSORIO - Anche il sindaco di Lecce interviene nel dibattito cercando di offrire delle soluzioni ad un interrogativo: “come garantire il rispetto delle distanze tra ombrelloni sulle spiagge libere? in questi giorni siamo impegnati – istituzioni, politica, associazioni di categoria – ad immaginare la prossima stagione estiva. che sarà inevitabilmente diversa: dovremo sperimentare pratiche inedite di fruizione di stabilimenti balneari e spiagge libere”.

“L’idea – scrive il sindaco della città capoluogo - è quella di un patto collaborativo tra i balneari e le istituzioni, sulla base del quale dare la possibilità ai concessionari, per questa stagione, di estendere le concessioni su una congrua quantità di spiaggia che possa garantire loro sostenibilità finanziaria, in cambio della presa in carico dei tratti di spiagge libere adiacenti i loro lotti dei quali garantire la pulizia, la vigilanza, i servizi di salvamento, e sui quali Polizia Locale e Protezione Civile potrebbero contingentare razionalmente gli accessi. In cambio della gestione delle spiagge libere, cui va garantita naturalmente la fruizione senza oneri per i bagnanti, la proposta è di cancellazione il canone concessorio per l’annualità in corso”.

La questione è un po' delicata, per diverse ragioni.

La prima: i gestori dei lidi possiedono nella maggior parte dei casi, da oltre mezzo secolo, concessioni demaniali che si tramandano di padre in figlio e con cui fanno affari d’oro in uno scorcio d’estate, pagando canoni demaniali a dir poco risibili. Dalle Tremiti alle spiagge salentine, la situazione è sempre la stessa.

Le luci sono quelle riguardanti uno dei fiori all'occhiello del turismo nostrano. Il turismo balneare produce enormi incassi, almeno fino a ieri, per i proprietari dei lidi, che hanno unito all'esperienza una gestione sempre pià innovativa e manageriale.  Le ombre sono invece rappresentate dalle spese sempre più alte per gli utenti. Due lettini ed un ombrellone costano ormai quanto una camera in un buon albergo. I controlli spesso sono evanescenti. Con le spiagge che si allargano come un elastico.

E le spiagge libere che sembrano desolata periferia.

Eppure la legge prevede che “gli stabilimenti debbano essere intervallati da spiagge libere, senza che queste vengano relegate a zone meno suggestive o ad aree periferiche del litorale”. Come faranno a garantire i controlli gli organici della Polizia Locale ridotti all’osso e carenti di personale?

Se vi riuscissero oggi forse non assisteremmo in qualche caso ai manufatti in cemento che fanno ancora da corredo al litorale degradando l’ambiente ed il territorio. O a lavori edili spesso perennemente in corso. Alle dune di sabbia messe, per così dire, a dura prova.  

Ultima, ma non ultima chicca, dovrebbe esserci un'adeguata proporzione tra le spiagge in concessione e gli arenili direttamente fruibili, le cosiddette spiagge libere. “La congrua quantità di spiaggia” promessa mi pare in contrasto con le norme.

Conforta la sentenza del Consiglio di Stato che dovrebbe, almeno si spera, aver finalmente rivoluzionato il sistema fin qui applicato delle concessioni demaniali marittime, dichiarando (Era ora!) illegittime le proroghe automatiche senza gara pubblica.

Le concessioni demaniali marittime dovrebbero essere assegnate con gara ad evidenza pubblica. Sono contrario rispetto all'estensione, mi pare opportuno il sostegno economico ma non la cancellazione del canone, irrisorio. Non mi pare praticabile.

“L'ultima rivoluzione – afferma Sepulveda - rimasta in sospeso è quella dell'immaginario: dobbiamo essere capaci di immaginare in quale mondo e società vogliamo vivere, e se vogliamo essere cittadini o consumatori”.

 

Marco Marinaci

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