Queste le parole in codice, trasmesse da Radio Londra e tutte le radio libere italiane il 24 Aprile 1945, con le quali il CNLAI (Comitato nazionale liberazione alta Italia) annunciava l’insurrezione contro l’esercito nazifascista occupatore. Alle ore otto del 25 Aprile 1945 Sandro Pertini pronunciava queste parole che preludono alla liberazione di Milano, dopo Torino e Genova, dal nazifascismo.
“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”.La fine di un incubo. La fine di una guerra portata avanti da Hitler e Mussolini che vide il genocidio di 17 milioni di persone ritenute “esseri inferiori”.
Circa 500.000 gli Italiani che persero la vita in quegli anni. Sono trascorsi 75 anni da quei drammatici eventi che determinarono la nascita della nostra repubblica. Una Repubblica nata dalla Resistenza. Nata dal sacrificio di milioni di donne, uomini, anziani e giovani che immolarono la loro vita in nome del supremo ideale di libertà. Eppure ancora oggi c’è chi irride ai martiri della libertà, c’è chi vorrebbe cancellare la data del 25 Aprile ritenendola “divisiva”, c’è chi vorrebbe cancellare il ricordo. Il 25 Aprile si festeggia la liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Una festa, è bene ricordarlo, istituita nel 1949 dal Governo presieduto da Alcide De Gasperi. OggiIl 25 Aprile giunge in un momento drammatico per la nostra Nazione, per l’umanità intera che lotta contro un nemico invisibile ad occhio nudo e subdolo. Un nemico che sta seminando migliaia di morti e determinando un fosco futuro per l’economia. Un nemico che potrebbe oscurare una data che rappresenta le nostre radici. Come molti si auspicano.
E’ proprio nei momenti più difficili che dobbiamo ritrovare la nostra forza, i nostri ideali di giustizia, libertà, solidarietà. Oggi più che mai dobbiamo testimoniare che l’antifascismo è vivo e combattere tutte le forme di fascismo e razzismo che ancora permeano striscianti la società. Lo dobbiamo alla memoria di tutti coloro che sono morti per permetterci di vivere in un mondo libero. Non dobbiamo e non possiamo permettere che il loro ricordo venga infangato o trascinato nell’oblio da chi continua a diffondere messaggi di odio difendendo i barbari torturatori e massacratori di milioni di innocenti “gasati” e “inceneriti” nei campi di sterminio e inneggiandoa una impossibile riconciliazione. Il 25 Aprile nulla ha a che vedere con “Sinistra”o“Destra”.
Il contrario di fascismo non è comunismo. E’ DEMOCRAZIA. Non si possono equiparare fascismo e DEMOCRAZIA. Il fascismo è sopraffazione, morte; la DEMOCRAZIA è libertà, vita. E la nostra Nazione è passata attraverso la dittatura fascista. Questo non lo si può dimenticare. MAI! E’ necessario tenere in vita i ricordi. “Ricordare vuol dire non morire”. Tra coloro che propugnano un revisionismo negazionista e vorrebbero cancellare il 25 Aprile il Sindaco di Nardò e la sua maggioranza.
Un Sindaco che si professa orgogliosamente “fascista”, che collude con il movimento fascista e xenofobo CasaPound, che non ha mai partecipato alle celebrazioni del 25 Aprile, che ha chiesto la chiusura dell’ANPI di Lecce e non ha preso posizione contro gli infami striscioni esposti a Nardò che irridevano ai partigiani.Un Sindaco, affiancato da un Presidente del Consiglio Comunale sfacciatamente di parte, che pensa che il 25 Aprile si possa celebrare chiedendo ai neretini di esporre una bandiera italiana al grido di “basta divisioni”.
Revisionismo, negazionismo o pura propaganda politica poco importa. Il Sindaco Mellone e il Presidente del Consiglio Comunale Giuranna e coloro che condividono le loro idee dovrebbero capire che il 25 Aprile ha tracciato un solco invalicabile tra chi riconosce la Resistenza come fondamento della nostra Carta Costituzionale, della nostra democrazia e chi continua a voler equiparare i seguaci di Hitler e Mussolini con chi combatteva per la libertà e la democrazia. Italo Calvino diceva:” tutti uguali davanti alla morte non davanti alla storia”.
La storia non si può cancellare.Dovrebbero capire, una volta per tutte, che è grazie al sacrificio dei partigiani se vivono in un paese libero, un paese che consente loro di parlare e sparlare ricevendo un lauto stipendio. Questa amministrazione e il suo capo, in particolare, fanno sempre l’opposto di quello che potrebbe favorire un dialogo. Negano la verità storica, delegittimano le istituzioni ma pretendono “dialogo”. Nessun dialogo con chi continua a ignorare e calpestare gli ideali della Resistenza è possibile e mai lo sarà.
Oggi più che mai dobbiamo unire idealmente , nel rispetto delle restrizioni sanitarie, le nostre voci, i nostri cuori e gridare in modo forte e chiaroViva la Resistenza. Viva la libertà e la democrazia.
“ Se la Resistenza non fosse avvenuta, la storia d’Italia sarebbe stata diversa, non sarebbe la storia di un popolo libero”. (Norberto Bobbio)
Centro Studi “Salento Nuovo”