Massimo Bray:"Se la cultura muore, muore il nostro Paese. Serve un Mes dedicato alla cultura"

«Se la cultura muore, muore il nostro Paese. Serve un Mes dedicato alla cultura», il direttore generale della Treccani Massimo Bray lancia dal web questa proposta. Ospite, giovedì 23 aprile, della rassegna "Sette meno dieci", promossa in queste settimane dalle realtà salentine Conversazioni sul futuroIo non l'ho interrotta e Coolclub, l'ex Ministro della Cultura ha ragionato sull'attuale complessa situazione del mondo della formazione e della cultura non sottraendosi ad alcune riflessioni, suggerimenti e proposte per il futuro.

 

«Io credo che adesso ci vogliano molti investimenti, come si diceva un tempo a pioggia, in tutti i settori», ha esordito nel suo intervento finale. «Tutte le aziende e le istituzioni culturali stanno soffrendo. Tutti i luoghi di creatività maggiore e i festival, rischiano di non esserci più. Bisogna, dunque, dare aiuti necessari per riuscire a farli andare avanti». Dopo questa prima fase arriverà un secondo passaggio. «Fondamentale è l’innovazione. Ogni settore del mondo culturale dovrebbe presentare al Governo le sue necessità e le sue proposte perché nessuno come chi lavora nei vari settori conosce bene le proprie esigenze».

Bray cerca poi di suggerire una risposta concreta alla domanda più complessa: come si possono trovare le risorse necessarie? «Innanzitutto credo che si debbano defiscalizzare tutti gli investimenti in cultura, anche solo per sei mesi. E poi mi chiedo», arrivando al cuore del suo intervento, «perché non ci può essere un fondo europeo dedicato alla cultura? È una richiesta fortissima che il nostro Governo dovrebbe fare. La cultura è ciò che distingue il nostro Paese. Così come è giusto discutere che il MES o altre forme di finanziamento stanzino dei fondi per la Sanità, ad esempio, si dovrebbe prevedere e riconoscere una cifra anche per la cultura, un vero e proprio Mes cultura, non solo per l’Italia ma anche per tutto il resto dell'Europa, tenendo chiare le caratteristiche di ogni singola nazione. Tutto questo è essenziale», prosegue Bray, «perché se muore la cultura, muore il nostro paese. I festival sono una dimostrazione della nostra voglia di stare insieme, della voglia di riscoprire i territori. Non a caso hanno fortuna quei festival che scelgono luoghi simbolici, che raccontano una loro storia del paesaggio. Tutto questo non deve fermarsi e sono necessari dei provvedimenti shock».

Durante la puntata di Sette Meno Dieci, dedicata alla Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore, Massimo Bray, che pochi mesi fa ha pubblicato il volume "Alla voce cultura. Diario sospeso della mia esperienza di Ministro" (Manni), ha dialogato con gli ideatori della rassegna Gabriella Morelli e Pierpaolo Lala, con la curatrice di Fahrenheit, celebre trasmissione di Rai Radio 3, Susanna Tartaro e con il giornalista Donato Zoppo.

Dal lunedì al venerdì, dalle 18:50 sulla pagina facebook e sul canale youtube di Conversazioni sul futuro), la rassegna web propone incontri, dibattiti su tanti argomenti, presentazioni di libri e dischi e altre sorprese.

0
0
0
s2sdefault

ADV

salento magazine

I più letti