Dell'Anna:"Pensare alla salute psico-fisica delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi è un dovere a cui lo Stato non può sottrarsi! Apriamo subito scuole e parchi"

Per due mesi il Governo Italiano si è dimenticato delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi e ci ha bombardato di spot televisivi con famiglie tipo “Mulino Bianco“e con striscioni con su scritto “Tutto andrà bene”. Sappiamo quanto la realtà delle famiglie spesso sia molto diversa, case piccole, luoghi angusti da condividere,violenze domestiche su donne e bambini, povertà.

 

Solo adesso il Governo si è accorto che per le bambine ed i bambini, le ragazze ed i ragazzi questi due mesi hanno rappresentato una grande sofferenza fisica e psichica, infatti nella fase 2 ha previsto la riapertura dei parchi, certo con le dovute e necessarie cautele.Una domanda, però, nasce spontanea: nella fase 2, quando anche i genitori torneranno a lavorare, chi accompagnerà i bambini nei parchi aperti? Non certo le nonne e i nonni che hanno rappresentato in questo paese il vero welfare per l’infanzia, in quanto sono la categoria più a rischio. Quante famiglie potranno permettersi 8 ore di babysitteraggio al giorno e di conseguenza quanto è disposto ad investire il Governo per questa operazione?

Una considerazione che merita un’attenta riflessione è poi quella che in tutti gli altri paesi dell’UE le scuole riapriranno da maggio in avanti, seppur con tempi e modalità differenti, e da noi l’apertura sarà a settembre. Lo sappiamo che abbiamo scuole fatiscenti, ma erano così anche prima, lo sappiamo che nelle aule, non idonee per volumetria, c’erano classi di 25 e più alunni grazie al taglio degli investimenti nella Pubblica Istruzione, ma qualcosa si potrà pur fare! 

In tutti gli altri paesi europei già pensano di organizzare turni tra mattina e pomeriggio, dividendo le classi, garantendo le distanze, e di lasciare molto i bambini e i ragazzi all’aria aperta; in Italia oltre a tutto ciò potremmo anche ipotizzare che le scuole siano aperte solo 3 o 4 giorni alla settimana. 

La Regione Puglia, le Amministrazioni Provinciali, i Comuni Pugliesi d’intesa con il Miur, al contrario del premier Conte che nell’ultima conferenza stampa non ha fatto alcun riferimento alla scuola, ai servizi educativi, ai centri estivi, potrebbero farsi promotori di un progetto pilota capace di riportare bambini e studenti in classe già da metà maggio: non per la didattica ma per i cosiddetti “servizi educativi”.

Con la ripartenza delle attività produttive i lavoratori potrebbero avere difficoltà a organizzarsi con i propri figli per cui realizzare un progetto nazionale orientato a riaprire gli edifici scolastici (e poi i centri estivi) nel mese di maggio e poi dal primo giugno quando tutto il Paese si rimetterà in moto potrebbe risultare una interessante iniziativa che oltre a trovare l’apprezzamento delle famiglie contribuirebbe a non interrompere le azioni educative rivolte ai minori e soprattutto colmare la distanza e mantenere un legame con la scuola da parte di quei ragazzi che rischiano, perché privi di una buona mediazione familiare o di strumenti culturali o vivono condizioni di povertà tali da non consentire pari opportunità di accesso alle lezioni on line o alle altre opportunità proposte in remoto, di diventare “dispersi”.

Cosa c’è di più vicino alla normalità per un bambino o un giovane se non il ritorno a scuola, dove incontra i soliti amici, i suoi insegnanti, gli spazi che ha sempre vissuto e condiviso?

Non riusciamo a capire da qui a settembre cosa pensa di fareil Ministro della Pubblica Istruzione per i bambini e i giovani delle scuole statali, paritarie e private. Non sarebbe utile aprire le scuole e tenerle aperte per maggio, tutto giugno e anche oltre? Certo ci vorrebbero molte risorse finanziarie e molto personale, ma come si è fatto un appello per recuperare medici ed infermieri nell’emergenza sanitaria, non si potrebbe fare altrettanto per la scuola? Ci sono schiere di precari e anche di volontari. In questo modo si aiuterebbero davvero i bambini, anche quelli non di madre lingua italiana e altri con particolari difficoltà, a recuperare il gap di apprendimento e migliorare il livello delle competenze che la mancanza della scuola da febbraio ad oggi ha sicuramente provocato.

Pensiamo che la scuola della Repubblica non sia quella online che,tra l’altro, non può arrivare in tutte le case, la scuola della Costituzione Italiana è conoscenza, relazione, socializzazione, confronto diretto con i propri pari e con gli adulti, con i propri insegnanti.

A questa normalità vorremmo che con le precauzioni dovute tornasse la scuola dalle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi italiani.

Prof. Rino Dell’Anna   Italia Viva

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