Lecce, 29 aprile 2020 – La circolare del Ministero dell’Interno n°15350/117 del 27 aprile 2020 rischia di diventare un “cavallo di Troia”, perché consente alle aziende di bypassare il Dpcm del 26 aprile 2020 nella parte in cui permette di riaprire quelle “attività produttive orientate in modo prevalente alle esportazioni, il cui prolungamento della sospensione rischierebbe di fare perdere all’Italia quote di mercato […]”.
Ormai siamo in una fase in cui sarà difficile monitorare tutte le aziende della filiera, soprattutto quelle piccole e medie che sono le più numerose e che, in molte, non hanno ancora attivato i Comitati aziendali. Non siamo affetti dalla “sindrome del primo” per cui, pur essendo una categoria complessa che segue l’industria oltre il tessile, nel quale abbiamo una buona rappresentanza, siamo consci del fatto che una considerevole parte dei lavoratori è ancora senza rappresentanza e in questa fase rischia di non trovare le tutele necessarie alla salvaguardia della propria salute.
Ed è in quest’ottica, oltre che alla luce del nuovo “protocollo condiviso”, che le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, unitariamente, hanno chiesto un incontro a Confindustria Moda al fine di integrare il “Protocollo Sicurezza Confindustria Moda” inserendo la possibilità di istituire, laddove “non si desse luogo alla costituzione di comitati aziendali”, un Comitato Territoriale, composto dagli organi paritetici per la salute e la sicurezza con il coinvolgimento dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriali e e dei rappresentanti delle parti sociali. È chiaro a tutti i livelli che esiste un problema in merito alla reale tutela dei diritti alla salute dei lavoratori, che non può essere risolto con una rete di comunicazioni empirica tra rappresentanti dei lavoratori, ma che nulla ha a che vedere con il Comitato aziendale unico organismo previsto per verificare il rispetto del protocollo nazionale e/o aziendale.
Proprio perché il momento è delicato, non possiamo e non dobbiamo commettere errori. I sopralluoghi-spot o a campione lasciano il tempo che trovano, perché rappresentano una situazione statica e invece il problema potrebbe presentarsi nel momento in cui le aziende saranno a pieno regime e allora qualcuno, preso dalla quotidianità, potrebbe essere tentato di riporre il protocollo nel cassetto. Questo è il motivo per cui, anche a costo di essere monotoni, ripetiamo fino alla noia che sono necessari i controlli da parte degli organi preposti, controlli che non devono essere una tantum ma costanti.
I lavoratori e le aziende non possono permettersi una nuova chiusura perché ciò sancirebbe la definitiva esclusione dal mercato e questo noi intendiamo scongiurarlo con tutte le nostre forze. Controlli veri, quindi, da chi è preposto a farli senza l’obbligo del preavviso e non sopralluoghi preannunciati alle aziende che lasciano il tempo che trovano e non tutelano la salute di nessuno. Pertanto la Filctem di Lecce, qualora ne ravvisasse la necessità, si attiverà con Spesal, Inail, Ispettorato del Lavoro e Prefettura affinché sia garantita la prevenzione e la tutela della salute, non solo dei lavoratori ma anche delle loro famiglie e dei cittadini tutti.