In questi giorni nonostante l’emergenza covid, ancora in atto, e la grave crisi di molti settori, sono spuntati in bella vista, e nei punti strategici delle nostre città, alcuni faccioni allegri dentro gigantografie elettorali orrende. Sguardi ammiccanti ed espressioni satolle. Come diciamo noi in vernacolo, facce “binchiate”. Tradotto vuol dire, contenti ed appagati.
Personaggi, noti e meno noti, che tentano il grande salto al consiglio regionale, o riconferme. Individui che non provengono da situazioni di famiglie operarie, disoccupati, precari o contesti sociali disagiati, che hanno subìto licenziamenti o che soffrono insicurezze lavorative per la chiusura di fabbriche o stabilimenti in crisi. Altrimenti ti dico io che sorrisi.
Invece questi ridono. Cercano, invano, di trasmetterci allegria. Ma che ci sarà poi da ridere?
Trascuro, per un attimo, le poco originali frasi sui cartelloni che svelano scarsità di idee e tanta improvvisazione, giusto il tempo per avere dei consensi. In appoggio a chi dovrà fare il pieno dei voti.
In questo periodo si stanno riaffacciando discussioni, tanto cari a noi tutti, come le promesse mancate sulla riapertura dell’Ospedale di Nardò, su una sanità che in questo territorio è stata devastata da Fitto, passando per Vendola, e oggi da Emiliano. E al peggio ancora non si vede la fine.
Scambio di idee che i personaggi in lizza cercano di rimettere in campo, come in un gioco delle parti, per accusarsi a vicenda. Pur sapendo che i loro candidati presidenti sono i primi responsabili dei disastri sanitari. Ma giocano sulle nostre amnesie.
Ci parleranno, probabilmente, di quel progetto firmato, anni fa, per il nostro Presidio e puntualmente disatteso, di rimettere in piedi reparti specialistici come il centro risveglio o la riabilitazione, e altri servizi sanitari?
Intanto negli ultimi anni è stato chiuso di tutto. Anche il servizio di procreazione assistita, il pronto soccorso H24 e chi più ne ha più ne metta. Ma opposizioni e proteste non ne ho viste tante. Solo articoli giornalistici di facciata, di pura testimonianza.
D’altronde come avrebbero potuto, questi politici, impegnarsi a riattivare il Presidio Ospedaliero di Nardò se tutti, anche quelli dell’opposizione regionale pentastellata, hanno dato “la benedizione” per il mega-progetto milionario dell’Ospedale sulla Melpignano-Maglie?
Progetto che vanta la firma di un architetto di fama internazionale. Come potevano dire di No, e sostenere invece la battaglia per un piccolo ospedale come il nostro?
E questi nei manifesti ridono.
Ci parleranno delle liste d’attesa cresciute e dismisura e che nessuno, neanche dall’opposizione, è riuscito a risolvere? Visto che la proposta di abrogare, per esempio, l’attività, molto redditizia, intramoenia dei medici negli ospedali non sappiamo in quale cassetto sta facendo le ragnatele.
E questi nei manifesti ridono.
Ci diranno che il loro impegno sarà rivolto a sistemare, o trovare locali, alcuni servizi o reparti ospedalieri, vedi l’ospedale di Galatina, come da tempo sta cercando di fare un consigliere regionale. Perorare la causa di un primario-baronetto (che brutto vizio che ritorna, puntuale, di nuovo in questi politici di “primo pelo”) che vuole espandersi.
E questi nei manifesti sghignazzano.
Noi, al contrario, non riusciamo a ridere.
Se per assurdo un operaio dell’ex Ilva; una famiglia di Taranto che ha avuto morti per i fumi velenosi di quella fabbrica; un manifestante che è stato ingiustamente denunciato perché protestava contro la TAP; un cassaintegrato o un giovane laureato che cerca da anni lavoro; un lavoratore che sgobba per 10 ore al giorno per una paga da fame; una madre a cui hanno tolto i figli, perché hanno un padre violento e tutti coloro che subiscono ingiustizie sulla loro pelle, dovessero candidarsi in quei cartelli mostrerebbero rabbia, e non sorrisi d’occasione.
Perché, sempre scomodando il nostro dialetto, “nui simu menu binchiati ti ui”. Tradotto: noi siamo meno sazi, di voi.
Purtroppo la vostra allegria, non ci restituirà la nostra felicità.
Maurizio Maccagnano, sindacalista dissidente