"Spostano tutto nella cittadina dirimpettaia. Ora, si può immaginare decisione più idiota, miope, distruttiva per l’intero tessuto sociale? Non penso. Ma così ha deciso il sindaco. Un gioiellino che ci ha visti crescere in un brodo che sentivamo appartenerci". L'indignazione ha il nome ed il volto dello scrittore Livio Romano, una voce forte e autorevole la sua, ma non è il solo.
Altri operatori culturali avevano messo in evidenza il pericolo che il CRSEC potesse chiudere. E avevano denunciato che"Il Protocollo d’Intesa tra Regione Puglia e Comune di Nardò, che regola l’attività svolta dal centro e dalla sua Biblioteca, e viene rinnovato ogni cinque anni, era in attesa della firma che ne ratifichi il rinnovo". Un'attesa infinita, tanto che adesso il Centro Regionale per i Servizi Educativi e Culturali potrebbe essere trasferito in quel di Galatone.
Scrive Romano sulla sua pagina Facebook del Centro "Che a centinaia di persone ha permesso di leggere grandi capolavori della letteratura, che ha formato una messe di dimensioni incalcolabili di futuri lettori grazie alla quotidiana azione di promozione dell’immortale oggetto chiamato libro. Chiusa. Per sempre. Si fottano quei quattro radical chic che ne usufruivano, pensa questo mediocre manipolo di gente che non ci aveva mai messo piede".
"Che non ha la più lontana idea di che invidiabile storia di concerti, pubblicazioni, presentazioni, incontri, dibattiti, cinema è stato quel contenitore per quarant’anni della nostra storia. Cosa ne sanno questi giovanotti magnificati dalla gran parte del gregge cittadino soltanto perché hanno convinto il gregge stesso che loro “fanno cose”; cosa ne sanno di che polmone di aria fresca era quella biblioteca nei bui anni 80, quando in giro non c’era davvero nulla di nulla e i cineforum organizzati dall’allora direttore hanno fatto crescere spiritualmente una generazione di oggi cinquantenni? Non sanno assolutamente niente, né gliene fotte un’acca. Si chiude".
"L’ultimo fortino ancora immune dalla loro incessante, ributtante propaganda fascio-populista. Lì per lì mi sono incazzato come una bestia, ma poi ho detto al direttore: “Massì, lasciate perdere questo circo di luminarie pacchiane e quotidiano disprezzo per le più elementari regole di democrazia e perpetua, martellante fiera della bugia. La cittadina che vi ospiterà saprà sicuramente apprezzare quello che qui si brucia sull’altare della glorificazione del Grand Grimpeur”.
"Sappiate una cosa però. A voi sembriamo pochi ma siamo migliaia e migliaia. Ci avete colti a tradimento in uno dei momenti più bui della storia della Repubblica italiana. Se non ci fosse in atto questa maledetta pandemia avremmo dormito in quella biblioteca, l’avremmo occupata, sarebbe venuto in nostro soccorso il fior fiore dell’intellighenzia regionale e nazionale e i vostri diuturni editti depurati da ogni voce critica sarebbero diventati quello che sono: la miserrima espressione di un Potere sempre più ramificato, arroccato su sé stesso, accentratore, illiberale. Vergognatevi, per questo episodio e per tutti quelli che avete inanellato in quasi cinque anni di governo".
p.s.: orgogliosamente, io non conto nulla e dunque nessuno di questi giovanotti risponderà (e tantissimi non cliccheranno like per opportunismi i più vari). Ma nessuno che mi racconti strapalle sulla razionale distribuzione delle risorse sul territorio e consimili puttanate. A quattro passi dallo sfolgorio delle vostre orrende proiezioni fantasmagoriche, state spegnendo l’ultimo focolaio della grandissima tradizione culturale di questa città, semplicemente.