Diceva il divo Giulio che a pensar male si pecca ma si indovina quasi sempre. L’improvvisa rinuncia dell’avv. Falangone alla candidatura a sindaco di Nardò suscita più di qualche inquietante interrogativo. E’ difficile pensare che i presentatori di questa, ormai tramontata, candidatura l’avessero presentata senza prima acquisire il consenso del diretto interessato.
E allora cosa è successo nel giro di tre giorni? Quale la reale motivazione dell’inaspettato ritiro di Falangone? Sono quesiti a cui è difficile rispondere ma il sospetto di improvvisi condizionamenti e di forti pressioni non è facile da fugare. Sinceramente una prospettiva del genere, qualora vera, sarebbe terrificante.
Assimilerebbe l’ambiente neritino ad una cupa dittatura o ad una finta democrazia dove i detentori del potere effettivo tutto possono e tutto praticano. Altro che deriva Cavallinesca (dal comune di Cavallino) saremmo più vicini a quelle realtà siciliane o calabresi dove, per più volte, alle elezioni amministrative non sono state presentate liste e candidature.
La candidatura Falangone era una candidatura totalmente nuova, godeva della freschezza della novità rispetto a tante figure logore e imbolsite che si presentano forse proprio per facilitare la riproposizione dell’amministrazione in carica. Pur nella quasi impossibilità di ribaltare il pronostico Falangone faceva spirare quell’aria nuova necessaria in un comune dove anche i “nuovi” di cinque anni addietro odorano di muffa e di stantio.
Plausibile che in molti si siano adoperati perché questo rischio venisse immediatamente scongiurato. Pressioni e condizionamenti sono a portata di mano tanto dei vecchi maneggioni che si vedevano sottrarre il monopolio di due o tre generazioni di potere quanto del sedicente rivoluzionario che è più vecchio dei vecchi che dice di avere scalzato.
Chissà se si troverà mai la leva che ha sollevato i motivi “strettamente personali” alla base del repentino ritiro. Perché è inutile sforzarsi di nascondere dietro questa frase diplomatica una inversione di comportamento così rapida da essere terribilmente sospetta. Però non è da escludere una pista che porta a Bari. Da Michelone e magari da qualche prescritto politicante pugliese di lunghissimo corso.
Quindi punto e a capo. E soprattutto nuova linfa a delle nullità che si propongono solo per soddisfare la propria vacua vanità. Nullità che continuano ad ignorare che la somma di nullità è nulla. Soprattutto quando le nullità si portano dietro il bagaglio di pessime prove date nella notte dei tempi spesa nella ricerca di propri tornaconti personali.
Tutto questo mentre la vicenda della biblioteca CRSEC si incaricava di dimostrare, con le oltre 3000 adesioni in un paio di giorni, che quando ci si oppone alle mire del Gauleiter Mellone sul piano della concretezza si trova un consenso numeroso ma anche qualificato; l’opposizione invece di perdersi in vane fumisterie avrebbe dovuto insistere sui problemi reali e concreti martellando la pubblica opinione su temi sentiti da tutta quella parte della cittadinanza che non è accecata dal delirio del culto della personalità.
Werther MESSAPO