Libera la tua essenza! Quella passionale, travolgente! E’ la frase chiave di “Soul”, il nuovo Kolossal a disegni animati della Disney Pixar, il protagonista Joe Gardner, “un insegnante di musica di scuola media a New York, è costretto ad avere a che fare con allievi per lo più svogliati e disinteressati piuttosto che perseguire il suo sogno di suonare e fare arte.
La musica è l'unico scopo che individua nella sua vita e quel sogno di diventare un affermato pianista jazz sembra finalmente in procinto di avverarsi quando ha l'occasione di esibirsi nel miglior locale della città, ma l'imprevisto accade: una distrazione nel momento di gioia per l'opportunità ricevuta, un passo falso, e Joe si ritrova nell'Ante-Mondo, il luogo in cui le nuove anime sono chiamate a individuare e sviluppare una personalità, interessi e passioni prima di andare sulla Terra”. Il film racconta la bellezza della creatività, l’energia della passione che è messa in circolo nella comunità ed è indispensabile chiave di volta, una passione che la politica deve avere l’onestà intellettuale e l’obbligo morale di saper assecondare.
Ma in questa città non è così.
Il primo cittadino che non è altro che un dipendente della comunità ma è così confuso sul ruolo da pensare di essere un dittatore di uno stato africano degli anni ’70, si sente, molto modestamente, come chi è chiamato a prevaricare chiunque voglia neanche fosse un monarca assoluto, capriccioso, arrogante, accentratore e scorretto, prescindendo dal talento, dalla tradizione e dalla storia. Passerebbe sul cadavere di suo padre pur di conservare il potere. O forse ci è già passato se dopo un “Sonoro grazie Graziano”, sbattè fuori dalla porta senza scrupoli né ringraziamento alcuno l’ambientalista resiliente Graziano De Tuglie, reo di pensarla diversamente dallo zar di periferia de’ noantri.
Ci vuole un cantante? Gli amici di qua, i potenziali avversari dall’altra parte. Bisogna creare un evento? Stessa melassa. Ci vuole un fabbro? Incarichi diretti come se piovesse all’unico fabbro della città, come se non vi fosse sul territorio anima viva in grado di lavorare con maestria il metallo. Al bando, naturalmente, le democratiche rotazioni.
Tu chiamale se vuoi, emozioni. Il Premio Battisti, storica kermesse canora neritina sulla cresta dell’onda dal 1998, è stata costretta ad emigrare in quel di Galatone dopo che il sindaco di tutti (Gli amici suoi) ha insindacabilmente deciso che vent’anni di passione, storia e traduzione non gli andassero più bene e dovessero essere irrimediabilmente spazzati via. La solerte Giulia Puglia aveva promesso allo storico sodalizio ed al suo Patron, Maurizio Leuzzi, un contributo pari a ben, udite udite, 300 euro (Il toro collocato sulla rotatoria ne è costati di euro ben 40 mila). Quando si dice le proporzioni, (300 euro ad un evento che aveva trascinato sul palco Mogol, e mezzo secolo di nobile canzone e poesia italiana) una mancetta da grandi eventi. Non bastava cancellare la passione (Assolutamente gratuita e a prezzo di grandi sacrifici) degli organizzatori occorreva penalizzare tutta quella parte della comunità che attendeva appassionatamente un happening ormai tradizionale appuntamento con la musica e l’Amarcord. Chissenefotte.
Volete un altro plastico esempio di arroganza? C’è voluta una mobilitazione sostanziosa (Anche da parte di amici suoi) e ben 3 mila firme per sventare la chiusura del Centro regionale per i servizi culturali e bibliotecari, “Nota e amata biblioteca che dimora da decenni a Nardò, frequentatissimo e vivace presidio di cultura, studio e aggregazione sociale”. I dipendenti del centro non erano abbastanza allineati e coperti, il sindaco anche questa volta aveva deciso con la solita eleganza da cantante neomelodico in tuta acetata, di non sottoscrivere la convenzione in scadenza e la Regione aveva pure disposto l’inventario di libri e arredi del Centro, richiamando pure il personale in servizio, con la chiusura ufficiale che sarebbe dovuta arrivare il 31 dicembre. Anche in questo caso il sindaco di Galatone si era offerto di accogliere le energie ed il ricchissimo materiale documentario. Poi la levata di scudi ha avuto la meglio sull’arroganza e l’autoritarismo più becero. Tollemeto, l’assessore del Noi da contrapporre all’Io, lo ricordo sempre, nell’occasione, con commiserazione per le sue untuose arrampicate sugli specchi. I suoi interventi indimenticabili, al servizio del suo sindaco, da esperto del settore cultura, lavorava infatti in un’azienda privata nel comparto della metanizzazione prima di essere assunto in una partecipata della Regione, resteranno per sempre negli annali.
Il sindaco deve rappresentare tutta la comunità non solo gli amici suoi e chi gli fa le riverenze. Per questo mellone è assolutamente inadeguato, e andrebbe cacciato via. Immediatamente. Se toccasse ai commercianti di via Bonfante, annichiliti da un percorso ciclabile e da modifiche così sbagliate che hanno arrecato anche dei problemi alle loro attività, lo avrebbero già fatto. Le ciclabili sono una cosa meravigliosa, se le imponi senza uno preventivo studio della viabilità, e senza coinvolgere minimamente chi in quella via ci vive e lavora, sono un’immensa disgrazia. Naturalmente nessuno pensò di coinvolgerli, democraticamente.
Davvero Nardò non ha alternative? Davvero non esiste sul territorio qualcuno che all'arroganza sappia contrapporre affabilità, eleganza e buon gusto? Secondo me la nostra Nardò ne ha diverse, ed Emiliano, che io stimo, farebbe bene a tenersi ben distante da questa competizione elettorale, il prossimo sindaco sarà comunque un eccellente collaboratore del confermato Governatore di Puglia. E probabilmente sarà anche finalmente democratico e capace di assecondare la passione e le eccellenze della sua comunità senza raccapriccianti prevaricazioni e senza fare orribili distinguo.
M.M.