Il comune di Nardò è sotto una dittatura assoluta che ha totalizzato ogni decisione ed ogni iniziativa; gli organismi collegiali contano poco più del nulla. Non esiste proposta o iniziativa che parta dalla pletora di componenti il consiglio comunale e meno che mai dai componenti della giunta.
Sono tutti asserviti ai voleri del capo, Mellone Primo l’Asfaltatore, che tutto decide. Gli assessori non contano un bel nulla, non promuovono nessuna iniziativa, hanno autonomia funzionale.
Sono tutti stesi a tappetino ai piedi del loro capo cui non osano talvolta neanche rivolgere la parola se non per approvare incondizionatamente ogni decisione assuma,. Sono semplici esecutori di ordini, passacarte per la struttura burocratica, yes-man privi di ogni rilievo, yes-yes-yes-women che vivono nel terrore di repentine giubilazioni e di cadute in disgrazia.
Un clima di despotismo medievale da fare invidia al Guercio di Puglia cui a malapena si sottrae il detentore dei cordoni della borsa. L’assessore al denaro gode di limitata autonomia per il notorio fatto che l’Asfaltatore non ha alcuna dimestichezza con le poste di bilancio, con gli appostamenti di risorse nei capitoli e neanche si intende di computisteria o del far di calcolo rispettando le ferree regole che dovrebbero soprintendere alla quadratura delle scritture contabili.
Scritture contabili di cui si pubblicano solo striminziti rendiconti, mai più di tre scarne paginette. Anche in virtù delle semplificazioni della Bassanini che hanno ristretto il potere di controllo democratico dei cittadini e delle opposizioni. Sintesi di bilancio nate per mantenere confusi i conti reali, che dicono poco e nulla anche agli occhi più esperti.
Meno che mai agli occhi di quei fulmini di guerra che seggono nei banchi dell’opposizione a Nardò che non hanno mai sollevato obiezioni serie ai conti comunali. Però è probabile che il loro livello di conoscenza dei bilanci sia gemello a quello, decisamente scarso, dell’Asfaltatore.
Ad esempio gli oppositori non si sono mai chiesti, né mai hanno chiesto a Mellone ed accoliti, se vi siano stati condizionamenti di bilancio nell’indire concorsi per posti part-time di dipendenti comunali. Modalità strana a fronte di oltre un centinaio di pensionamenti senza sostituzione di dipendenti. Quindi di fronte ad oltre un centinaio di stipendi non più pagati, già prima dell’avvento dell’uscente amministrazione, ci sono state assunzioni part-time, ed ancora due terzi dei nuovi assunti sono ancora in questo regime di contratto. Ma l’opposizione è stata latitante come latitanti dal lato delle iniziative sono gli assessori. Assessori che sono tenuti al guinzaglio in tutti i sensi dopo il clamoroso rimpasto dell’agosto 2017.
Azione condotta nel solco dell’insegnamento di Mao-Tze-Tung: “Colpiscine Uno per educarne Cento” e per fortuna che non si era in NordCorea altrimenti i cani avrebbero fatto lauto pasto. Mellone con quella tripla defenestrazione (ma l’obiettivo vero era uno solo come dimostra qualche ricandidatura di questi giorni) minacciò tutti di immediata revoca per ogni opinione difforme o discussione espressa rispetto alla linea di pensiero da lui elaborata solo con il concorso dell’eminenza grigia che fa parte del suo staff e ne diffonde la voce.
Uguale sorte attende coloro che potrebbero uscire eletti da una eventuale nuova vittoria al rinnovo degli organi comunali. Per l’Asfaltatore tutti sono carne da cannone da sacrificare al suo sconfinato delirio di onnipotenza. Tale è stata la sorte di numerosi candidati alle elezioni del 2016, presi, blanditi, sfruttati nella raccolta di preferenze, molte o poche che fossero, raccolte negli ambiti di azione di ciascuno e poi misconosciuti ed ignorati platealmente. Magari a favore di nuovi acquisti fatti nelle file dell’avversa coalizione come addirittura qualche assessore o grande elettore di Risi.
Analoga operazione si accinge a fare con tutti coloro che si accinge ad irretire con le nuove candidature; fa balenare importanti risultati elettorali ammiccando di appoggi suoi personali o di suoi vassalli di peso, promette ruoli di rilievo nella costruzione del tessuto sociale futuro. In realtà mira a sfruttare ogni voto che si possa raccattare nella cerchia di chi spinge a candidarsi fornendo immediato materiale di propaganda per non farli recedere dalla candidatura nel caso si accorgessero dell’inganno. Punta solo a ramazzare ogni voto possibile, tra i parenti, nei luoghi di aggregazione, negli ambiti lavorativi, nelle strada e nei pittaci, nei singoli condomini dove si muovono i candidati da sfruttare.
Una volta ottenuto il consenso li getterà, cinicamente, a mare.
Werther Messapo