Pronti, via! Ma non per tutti. Presentate le liste per il rinnovo del Consiglio Comunale a Nardò, parte la corsa per arrivare ad occupare un seggio a Palazzo Personè. Come sempre più che una gara di velocità sembra una gara di fondo; per alcuni partita 5 anni addietro, per i più iniziata prima dello scorso Natale mentre gli ultimi partecipanti si sono iscritti la notte prima della presentazione.
Ma sono le assenze a brillare. Come pure le conversioni e le folgorazioni. In quest’ultimo caso si vedono tanti antimelloniani viscerali fare straordinarie giravolte e accasarsi, in proprio o con rappresentanti, sotto le bandiere di Pippi Mellone l’Asfaltatore. Ma sono casi di umana miseria, esempi di quella bramosia del potere che ignora ogni minima vergogna a rinnegarsi clamorosamente.
Le diserzioni destano ancora più meraviglia. Predicatori giornalieri, oppositori a tutto tondo dalla censura facile, a parole, bastian contrari che denunciano anche le piume dei volatili sui marciapiedi. Spariti, dissolti nel nulla di paroloni vuoti come legalità, trasparenza, rispetto delle regole, garbo istituzionale.
Per anni quotidianamente presenti con pistolotti di censura su aspetti marginali della gestione amministrativa, senza mai intraprendere un’analisi critica sulla sostanza delle azioni dell’Asfaltatore.
Non ci sono!
Tutte le liste di opposizione all’amministrazione uscente ne hanno perso le tracce senza neanche la speranza di rintracciarli tramite “Chi l’ha Visto”.
Del resto chi era in Consiglio comunale e avrebbe potuto guidare efficacemente l’opposizione aveva abbandonato il ruolo quasi subito dimettendosi. Ma non rinunciando a sporadiche incursioni magari arrampicandosi su strampalati ricalcoli del precedente risultato elettorale. Come effetto di irregolarità penali per autentificazioni fasulle delle precedenti candidature.
Poi al momento cruciale di influire sulla nuova tornata elettorale eclissi totale. Ma quello che si ammanta di ridicolo è l’excusatio non petita di un altro protagonista della politica cittadina di qualche decennio addietro. Che ci ha deliziato di tanto in tanto di graziosi sermoncini quasi da padre nobile, per aver avuto ruolo istituzionale in parlamento; ammonimenti senza capo né coda a gestioni amministrative corrette in alternativa a Mellone.
Proprio appena sono state depositate le liste ci giunge un comunicato denso di arrampicate sugli specchi per giustificare un’assenza nella campagna elettorale di cui nessuno si era accorto, tanta l’ininfluenza dei sui interventi.
Sono comportamenti che meritano una censura dura. Non si abbandona il campo all’ultimo istante mandando avanti onesti gregari che si considerano sacrificabili. Bisogna metterci la faccia e condurre la battaglia anche a costo di pessime figure in termini di consenso raccolto. Altrimenti è meglio tacere.
Per loro vale parafrasare i monatti manzoniani: “ Andate poveri untorelli, non sarete voi a schiantare il mellonismo”.
Werther Messapo