I dolori del giovane Werther: "... La discarica di Castellino rimane nel Limbo dell’indifferenza buona solo per i bollettini semestrali della propaganda"

Appaltatori di opere pubbliche, concessionari di servizi pubblici, dipendenti di cooperative incaricate di servizi pubblici, professionisti destinatari di incarichi in vari settori, dipendenti privati diventati di punto in bianco dipendenti di enti pubblici, lavoratori di enti pubblici di controllo e verifica, aspiranti a futuri incarichi e a prossime concessioni. Ed anche parenti più o meno stretti di soggetti simili.

 

Questo il panorama delle candidature in corsa per il rinnovo del consiglio comunale sotto l’egida di chi detiene il potere in città. Talune candidature sono pure di discutibile legittimità anche se un caso molto discutibile, a Lecce, stabilì un precedente pericolosissimo con l’elezione, non contestata da alcuno, di un dipendente di una partecipata di quel Comune che poi divenne anche assessore prima di finire nel vortice di una gravissima inchiesta penale.

Ma chi fa continuo strame di ogni etica non se ne dà per inteso. Il fine ultimo è accrescere il consenso infischiandosene apertamente, spudoratamente di ogni considerazione morale. Anzi promuovendo questo comportamento a metodo prioritario di scelta avendo come unico parametro il numero di preferenze che ciascun candidato può dragare a favore del capo assoluto. Poco importa se si tratta di persone che non hanno alcuna competenza specifica e se addirittura sono in generale prive della capacità di produrre idee anche sull’ordinaria amministrazione (taluni con difficoltà anche a esprimere una sola idea).

Sono la versione politica del “parco buoi” del mercato azionario, area dove spregiudicati finanzieri d’assalto rastrellavano fondi tra i risparmiatori più sprovveduti per condurre, con quei soldi, piratesche speculazioni nella borsa valori. Questo è lo scenario che la scomparsa dei partiti ha lasciato in eredità agli italiani, liste-fai-da-te prive di ogni sia pur minima progettualità complessiva, piene solo di iniziative estemporanee a favore di campagne propagandistiche spinte dai sondaggi del momento.

E’ il brodo di coltura dove nasce e pasce l’Asfaltatore che come unico esclusivo chiodo fisso ha quello di asfaltare strade, costruire piste ciclabili e rotatorie e installare passaggi pedonali rialzati. Con flussi di denaro cospicui e, in buona parte, assolutamente improduttivi per la comunità cittadina.

E poi?

Poi il nulla assoluto!

Non ha mosso un dito per il Piano Urbanistico Generale, non ha minimamente tentato di reperire fondi per la costruzione di nuove case popolari, non ha messo mano alla soluzione dei tanti problemi della zona industriale che gli imprenditori lamentano da decenni, non ha portato a livelli funzionali l’organico degli uffici comunali, non ha mosso nessuna pressione sulla Provincia per il completamento del cavalca ferrovia della circonvallazione direzione zona industriale per superare il passaggio a livello di Santo Cosimo.

Il Parco di Portoselvaggio per lui rimane solo il luogo dove qualche suo assessore fa le corsette mattutine. La tragedia della Xilella per lui significa solo distribuire gli scarsi indennizzi deliberati dalla regione. La discarica di Castellino rimane nel Limbo dell’indifferenza senza azioni definitive ma buona per bollettini semestrali di propaganda del suo responsabile ambiente.

Come pure non ha fatto nulla per dirottare il corso del torrente Asso nel nuovo tracciato che rimane inutilizzato da almeno 6 anni, e sì che Emiliano è suo strettissimo sodale. Avrebbe potuto promuovere, a livello nazionale, una modifica della legge sullo scarico dei reflui fognari depurati. Avrebbe potuto smuovere le giuste alleanze per permettere, anzi obbligare, il riuso di questi reflui; e sarebbe arrivato ad una meritata notorietà nazionale.

Quella notorietà che tenta di ottenere illudendo qualche giornalista cassintegrato collaboratore di quotidiano nazionale a parlare bene di lui. Salvo poi ricevere una pesantissima stroncatura, qualche giorno dopo, dal vicedirettore di quel quotidiano che gli affibbia la patente di "pittoresco" e basta.

Vive di propaganda e basta, artificiosamente costruita da qualche suo “esperto di comunicazione” che arriva pure a contrabbandare per positivo il commento di qualche intellettuale nazionale che ironicamente ne sottolineava il carattere grottescamente tarantolato dei suoi inciuci.

Come direbbero gli orientali è una Tigre di Carta.

Werther Messapo

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