Chi vince ha sempre ragione. Se 15 mila cittadini lo hanno votato (La metà di questa Città) ne avranno condiviso la politica, (quelli che l’hanno capita) le gesta ed i modi. Spesso spicci e per nulla urbani. Si sentiranno evidentemente rappresentati. Da un sindaco che si è dimostrato poco trasparente nel suo agire, neppure incline al dialogo, ostile rispetto al confronto, autoritario e assolutamente antidemocratico.
Non ha tollerato neppure la satira, che ha perseguito, figurarsi le esternazioni di chi non la pensa come lui. Non disprezzo chi ha espresso legittimamente il suo voto in una democrazia rappresentativa che presenta al solito dei difetti ma resta lo strumento migliore considerando quelli espressione di un regime assolutistico. Ma ovviamente resto felicemente e convintamente minoranza. Sorprende, e non poco, il consenso registrato da chi si è mosso nell’esecutivo, il cerchio magico del piccolo sindaco ha raccolto voti da record.
Anche se è stato il vignaiolo Pierpaolo Giuri, braccio operativo del primo cittadino e referente locale di Casapound a fare la voce grossa. Il giovane agricoltore ha guadagnato oltre mille voti. (1063). Un numero spropositato e da record che, in passato, neanche politici navigati e di lungo corso si erano neppure sognati di raggranellare. Quest’uomo che ha competenze accertate “nell’uso di utensileria agricola” (Lo specifica lui nel suo curriculum) ha stabilito una sorta di record, difficile da superare. Ma anche gli assessori del governo uscente hanno ottenuto un consenso stupefacente.
L’infermiere Capoti colleziona oltre 868 preferenze, il comparto rilevante dei Lavori Pubblici a cui ha prestato il suo ingegno e la sua gestione, gli avrà garantito evidentemente una crescita politica non certo di poco conto. E senza precedenti. In consiglio rientrano: Giulia Puglia, Francesco Plantera, Giampiero Lupo, Gianluca Fedele, Antonio Tondo, Maria Grazia Sodero, Ettore Tollemeto, Andrea Giuranna, Augusto Greco, Paolo Maccagnano, Oronzo Capoti, ingresso delle new entry Massimo Dito, Gabriele Mangione, Daniela Bove, Simona D’Ambrogio, Carlo Benegiamo, Pierpaolo Giuri, Maria Giulia Manieri-Elia, Pantaleo Manieri, Alessandra Prete.
Questi ultimi impareranno sulla loro pelle quanto contino le loro idee ed il dibattito in un contesto caratterizzato da un uomo solo al comando. Sugli scranni dell’opposizione ridotta ai minimi termini Falangone, Frasca, Siciliano e Piccione.
Ho letto le motivazioni ed il bilancio, magro per la verità, dei competitor del sindaco non ravvisando neanche un briciolo di autocritica. L’ottimismo dinanzi a tale debacle è stucchevole, e nauseante tanto quanto il fascismo fin nelle sue rivisitazioni ed emulazioni improbabili. Localistiche e da macchietta. Eppure a guardare bene le cifre non mi pare si possa sorridere, il risultato dei pentastellati dopo la passerella di Conte, Di Maio e codazzi vari è tale da destare scandalo. E sconcerto. Appena 309 voti.
Una lista del candidato Frasca (Nardò Civica, 12 voti in tutto) presenta dei candidati che non si sarebbero neppure votati da soli. E’ un mistero buffo. Credo che questa Città abbia espresso un plebiscito non solo nei confronti del primo cittadino uscente ma anche in una proposta, quella dei suoi avversari, che è stata evidentemente bocciata e ritenuta non all’altezza. 8589 concittadini hanno scelto di non andare a votare. Non sono pochi. A proposito.
Come si fa a chiedere ad uno a corto di storia di negare la sua autentica natura politica? E’ chiaro che è una panzana. Io, ad esempio, semmai qualcuno dovesse chiedermi una conversione, resterei democratico. Barattare idee e valori mi è impossibile. Ve l’assicuro. La reazione morale e politica dinanzi a chi invece agisce utilizzando la politica come un grimaldello sarà sempre ferma, decisa e convinta.
Un esponente politico saggio, non un bullo, dinanzi al giardino della memoria, dinanzi ad un sacrario che rappresenta un omaggio alla vita e alla Shoah si sarebbe fermato. Allocando altrove l'idea bislacca dell'idrovolante. Dinanzi ad una scelta condannata da tutti ed esecrabile avrebbe fatto irrimediabilmente un passo indietro. Il despota resta capriccioso, egoista ed irremovibile.