“Essi considerano come loro peggior nemico chi dice loro la verità” (Platone). Usiamo spesso dire questo è normale o non è normale. L'etimologia e la semantica di questa parola rimanda all'esistenza di un complesso di norme di riferimento: normale significa conforme alla norma piuttosto che alla legge.
La norma sottintende consuetudine e scaturisce dal paradigma di una società, ossia l'insieme corrente generale di regole, modi di vivere, rapporti fra umani, organizzazione della società e i suoi sistemi tecnologici, valori spirituali etc... Nasce da un modello di pensiero e relativa visione del mondo, carburante della forza motrice responsabile di quello che succede. Possiamo, quindi, attribuire al paradigma vigente tutte le conseguenze, successi o insuccessi nel raggiungere gli obiettivi che comunità di popolazioni si prefiggono. Quando pensiamo che quanto succede sia un evento ineluttabile dovremmo considerare il ruolo causale del paradigma fondante seguito. E' quindi il paradigma vigente la causa prima del tipo di società moderna in cui viviamo. Sulla base di dati verificabili e quantificabili, quindi non opinioni e punti di vista, se dobbiamo definire gli effetti dell'attuale paradigma e del conseguente operato umano ad oggi, l'unica parola è disastro. Analizziamolo.
Dal tempo della sua ascesa al ruolo di dominus fra tutte le specie viventi sulla Terra, gli Homo sapiens sapiens (secondo la classificazione di Linneo), cioè noi, ha conquistato e colonizzato gli ambienti naturali a tutte le latitudini, sostituendo le sue regole a quelle naturali preesistenti. Ha fatto uso e consumo delle risorse naturali messe a disposizione dalla Terra, rompendone gli ecosistemi. Nessuna creatura vivente ha mai alterato così tanto la vita sul pianeta come hanno fatto e fanno gli umani, la popolazione meno numerosa fra tutte le specie viventi sulla Terra. Questi gracili bipedi, che si sono autodefiniti spudoratamente 2 volte sapiens, hanno procurato danni enormi a tutti e a se stesso in primis, rivelandosi i peggiori di tutte le specie. Ciò sarebbe sufficiente a sospettare che il possesso esclusivo della ragione non lo ha reso il migliore ma il più pericoloso, “non il re ma il nemico del creato”(1). Così facendo “si sarebbe portati a pensare che il famoso libero arbitrio sia un difetto più che un pregio, facendo assumere al mito della cacciata dal paradiso terrestre un desolante significato”(1).
Come cercheremo di dimostrare, il cattivo uso della ragione, con le sue nefaste conseguenze, non si può attribuire a tutti gli umani. Paradossalmente quelli che, grazie alla ragione, maggiormente sono “progrediti” hanno prodotto i danni maggiori. I meno “evoluti”, che i moderni altezzosamente oggi definirebbero primitivi, ne hanno fatti pochissimi o quasi zero. Essi non si sono macchiati di questo abominio. I progrediti li hanno perfino sterminati per sottrargli le terre sulle quali hanno vissuto per millenni. Ricordiamo per difetto Aztechi, Maya, Incas, nativi americani, aborigeni australiani, popoli africani, curdi, armeni, ebrei etc..
In linea di massima i sapiens moderni, dominanti e “progrediti” sono tutti di pelle bianca, cristiani (cattolici specialmente) e originari dall'attuale Europa. Storicamente hanno colonizzato mezzo mondo, dove hanno imposto la loro “civiltà”, il loro modello di “progresso”, di democrazia e una religione, ovviamente da loro ritenuta superiore. Il paradigma di questi autentici predatori degli uomini e della natura è poi diventato il modello di pensiero dominante moderno nelle società occindentali e occidentalizzate. Quando noi (molti di noi) orgogliosamente parlano di società moderna occidentale, non devono mai dimenticare queste origini e la sua eredità.
Tanto per essere chiari.
Dopo 200.000 anni almeno di dominio crescente sulla Natura i sapiens hanno causato il tracollo della biodiversità sulla Terra. Negli ultimi 100 anni hanno causato l'estinzione di 27.600 specie viventi che non torneranno mai più. Tra il 1970 e il 2014 si sono persi il 60% dei vertebrati (Living Planet Index del 2018)(2). La pericolosità spaventosa dei comportamenti prese origine dalla perdita del legame e di sensibilità verso la natura e la Madre Terra, che non riconosce più come madre nutrice. Nella illusione/delirio di onnipotenza egli si crede in grado di poter controllare la Natura con gli strumenti della tecnologia. Noi (loro) stiamo causando la cosiddetta sesta estinzione di massa (3). Se consideriamo che ci sono voluti 500 milioni di anni per tutte le precedenti 5 estinzioni (le Big Five), causate tutte da eventi naturali e astronomici, appare terribile che noi in appena 100 anni abbiamo provocato la sesta estinzione. Non è azzardato affermare che questa volta la sesta estinzione coinvolgerà l'uomo stesso.
Dopo lo sfruttamento delle risorse di Madre Terra, il sapiens progredito cosa fa? Le restituisce gli scarti, i rifiuti residui del suo folle modo di esistere. Nell'atmosfera scarica i gas tossici di trasformazione di petrolio e metano, di combustione dei rifiuti urbani, di lavorazione industriale, di riscaldamento domestico, di autotrazione e relative polveri sottili. Gli stessi gas introduce nei suoi polmoni dovendo necessariamente respirare la stessa aria. Nei terreni spande derivati del petrolio come “fertilizzarli”, farmaci agricoli anti tutto (parassitari, crittogamici, erbicidi, insetticidi pesticidi etc.) con cui produce i vegetali di cui si nutre, alla lunga nocivi alla sua salute. Scarica sottoterra e nelle falde acquifere reflui fognari, rifiuti e resti del consumismo sfrenato, residui radiottivi di ogni tipo e origine. Ha inquinato tutti mari del pianeta. In tutti gli oceani ad oggi si sono formate ben 6 isole di plastiche galleggianti di estensione ognuna pari all'Australia (4). Ha depauperato la risorsa ittica mondiale, ha avvelenato le stesse acque che beve, specie le falde acquifere. Ha introdotto recentemente un nuovo pericolosissimo inquinante nell'atmosfera, l'inquinamento elettromagnetico, i cui effetti sul sistema magnetico del corpo umano sono assai sottovalutati.
Tutto ciò non è più tollerato, soprattutto dal pianeta Terra, considerato macro sistema vivente di per se. I danni all'ambiente, causati dal folle sapiens, sono danni all'intero sistema. Possiamo stare sicuri che la Terra farà di tutto per autoguarirsi liberandosi dal suo peggiore parassita: l'uomo sapiens.
Come si può considerare sapiens una specie così? Se prendiamo esempio dagli animali, che ovviamente non hanno studiato, essi seguono una dieta perfettamente consona al proprio metabolismo e, di norma, non si ammalano mai (quelli selvatici). L'uomo sa tutto di proteine, lipidi e carboidrati, ma si abbuffa di autentiche schifezze. In questo modo, nonostante sia dotato di ragione, è diventato un malato longevo (1). Vive in uno stato di salute apparente, mantenuta artificialmente dal costante ricorso a sostanze chimiche chiamate farmaci. Tagliati i contatti con la natura, non è capace più di sentire alcuna sana regola naturale, esponendiosi così alle peggiori malattie, per la gioia e la fortuna delle industrie farmaceutiche.
La rottura del rapporto con l'ambiente deve essere compresa sul piano dei cambiamenti di pensiero e di filosofia naturale. La svolta epocale, coincisa con l'inizio del cosiddetto grande progresso scientifico dell'umanità iniziato con Galileo e Cartesio, padri della scienza moderna, ha sovvertito i sentimenti di rispetto ed amore per la Natura, sentita non solo come dispensatrice di beni materiali, ma soprattutto come origine spirituale di relazioni cosmiche, insita in una sfera di credenze soprannaturali. Oggi abbiamo compreso il contenuto di queste relazioni in termini di integrazioni armoniche fra l'uomo ed il campo energetico universale, altrimenti detto campo quantico di energia pulsante, grazie alle scoperte della fisica quantistica (4). Questa nuova scienza fu ed è ancora osteggiata dai difensori della scienza moderno-classica, poiché mette in discussione alcuni assiomi inviolabili del paradigma fondante la società tecnologica moderna (5). Di fatto, storicamente si può affermare che l'avventura scientifica moderna abbia sancito la distruzione di un mondo di rapporti naturali e relativa struttura concettuale, sostituendola con una nuova prospettiva meccanicistica e materialista dell'esistenza (visione del mondo). Se dobbiamo giudicare l'albero dai suoi frutti, allora dobbiamo definire questa avventura umana “un orribile fallimento” (6).
SEGUE
BIBLIOGRAFIA
1- Sermonti, Rutilio: “A lume di ragione”. Art. 2005
2- https://thevision.com/habitat/sesta-estinzione-massa-animali/
3- Kolbert, Elizabeth: “La sesta estinzione. Una storia innaturale”. Neri Pozza Ed. 2015.
4- https://www.savetheplanet.green/isole-di-plastica-ecco-le-sei-piu-grandi-al-mondo/
4- Bohm, David: “La fisica dell'infinito”. Macroed. 2012.
5- McTaggart, Lynne: “Il campo quantico”. My Life Ed. 2017
6- Sherrard, Philip: “Uomo e Natura: storia di uno stupro”. Irfan Ed. 2012.