Demolire una scuola dalla struttura solida e appartenente di buon diritto al patrimonio edilizio, culturale e storico della nostra Città è una scelta insensata. Sostituirla con un parcheggio, per altro inutile, visto l’inutilizzo di quello ubicato nei pressi del vicino stadio comunale, un’operazione sciocca ed assolutamente incomprensibile.
Realizzarne un’altra in un quartiere in cui è già prevista una scuola secondaria di primo grado, quella di Via Manieri, una colossale “Castroneria”. Le scuole devono tener conto della loro distribuzione rispetto ai quartieri abitativi. Per altro ne viene programmato l’abbattimento in barba alla transizione ecologica e all’impatto di lavori sconsiderati sull’ambiente.
Se vi fosse la reale necessità di spazi da adibire a parcheggio per quale ragione non procedere con coraggio all’esproprio dell’ex cinema Italia su via XX Settembre oppure acquisire o espropriare i ruderi di quel che fu il cinema Moderno?
La scuola media I nucleo ha già visto reiterati investimenti, è stata realizzata spendendo fior di risorse pubbliche. Il rischio che ritengo si possa paventare è quello di cagionare un vistoso danno erariale. Ma ciò che mortifica è soprattutto l’indifferenza e il silenzio, di un paese indaffarato a pensare ad altro e, a seguire, il silenzio dei consiglieri di maggioranza e dei più stretti collaboratori di un’amministrazione impegnata soltanto nella caccia forsennata alle risorse costi quel che costi.
I bandi sono innumerevoli così come le risorse, ma occorre partire dalle emergenze e dalle reali esigenze del nostro territorio. In un territorio che va messo in sicurezza, ha problematiche e difficoltà evidenti e gap da colmare che richiederebbero investimenti urgenti ed oculati. Il dissesto idrogeologico, un tratto di costa nei pressi della rotonda a Santa Caterina transennata da decenni e dimenticata nell’incuria. La problematica irrisolta del bubbone rappresentato dalla discarica di castellino sempre in perenne attesa di bonifica, il torrente asso ed i liquami della vergogna, una zona industriale che non è dotata neppure (Sic!) di acqua potabile! Le aziende che lamentano difficoltà a connettersi in rete utilizzando l’ADSL, figurarsi la fibra, l’illuminazione in gran parte insufficiente ed, in qualche caso, del tutto assente. Nelle marine che si fregiano della bandiera blu manca la fogna, e perfino i bagni pubblici, stiamo parlando di investimenti indispensabili e di servizi primari volti a rendere un Paese non certo operoso ma quanto meno civile e dignitoso. I servizi sanitari sono ben rappresentati da quel che resta del Sambiasi: un contenitore impoverito e svuotato di ogni servizio.
Ci si chiede: questa amministrazione ha reale coscienza delle criticità e ha idea di quali debbano essere le priorità per puntare sulla direttrice dello sviluppo e della crescita economica? Abbiamo davvero bisogno di una struttura scolastica nuova in zona 167 al posto della Dag Hammarskjöld collocata in pieno centro e riferimento per tante famiglie e per tanti bambini? O questa Città ha altre emergenze da affrontare?
Perché una nuova colata di cemento e la costruzione di un nuovo edificio, visto e considerato che le strutture presenti oggi sul territorio rispondono più che egregiamente al fabbisogno delle famiglie neritine? Anche tenendo presente il forte calo delle nascite e, di conseguenza, delle iscrizioni.
La rivoluzione, quella vera, non quella declamata dalla propaganda untuosa, è verde, rispettosa dell'ambiente, ed è rappresentata dagli indirizzi della comunità Europea, che ribadiscono che occorra fermare il consumo di suolo e puntare semmai sul cambiamento del ciclo edilizio che sposti l’attenzione sulla rigenerazione dei tessuti urbani, sulla riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio esistente. Che non andrebbe smantellato ma semmai curato, rilanciato e valorizzato. “Tutto il male che si dice della Scuola – scrive Pennac - fa dimenticare il numero di bambini che ha salvato dalle tare, dai pregiudizi, dall’ottusità, dall’ignoranza, dalla stupidità, dalla cupidigia, dall’immobilità o dal fatalismo delle famiglie.”