Un terminal per idrovolanti nel Giardino della Memoria, ad esprimersi adesso sarà il Consiglio di Stato

Il gran giorno è arrivato. E sarà il Consiglio di Stato a dover esprimersi circa la vicenda del terminal destinato ad Idrovolanti allocato, pari pari, nel giardino della memoria. Una storia singolare e vergognosa.

Che prende le mosse dalla decisione del Comune di Nardò di destinare un’area di circa mq 400 all’interno di un rettangolo di mq 2000 prospicente il mare Ionio a terminal o stazione per idrovolanti in base ad un progetto comunitario (SWAN 2014-2020) volto a collegare il porto di Taranto con il porto di Gallipoli e la Grecia (Corfù). Laddove, la stessa area, grazie a ben due delibere di giunta adottate dallo stesso Comune nel 2012 e 2019, era stata destinata a Giardino della Memoria e dell’Accoglienza realizzato, a partire dal 2010, a ricordo del “Displaced Persons Camp n. 34 dell’UNRRA”. Una decisione illogica e contraddittoria se si tiene in buon conto che per una decade, dal 2012 al 2021, si sono tenute nel giardino cerimonie della Memoria, sia sotto l’amministrazione precedente (Sindaco Risi) che sotto l’amministrazione attuale (Sindaco Giuseppe Mellone). C’è da dire che, ad oggi, di idrovolanti non vi è alcuna traccia. Chi ha immaginato il sindaco, nostalgico del ventennio, alla guida del velivolo, stile TozziFan o barone rosso, armato di occhialoni e caschetto da aviatore, deve aver avuto “solo” delle visioni o vaneggiava. L’area è in stato di totale abbandono, in piena stagione estiva, l’erba alta andrebbe tagliata col machete, l’incuria ed i rifiuti punteggiano la zona limitando attraverso la presenza di orribili container la mirabile (almeno un tempo) vistamare. Non è sicuramente un belvedere. I turisti che passeggiano osservano sconcertati, sono attesi in zona gruppi di turisti israeliani, non ci facciamo una bella figura. Ed è un ritorno al passato. Quando l’ area al momento della donazione delle prime piante da parte della famiglia Congedo risultava area demaniale classificata come “sterile”, con chiari segni di abbandono e di degrado, dopo essere stata utilizzata per circa quattro decenni come parcheggio abusivo anche di camper. La donazione di piante avvenne contestualmente alla scomparsa, nella primavera del 2010, del sopravvissuto all’Olocausto Ottfried Weisz. Il Weisz, orfano di genitori periti in campo di concentramento ad Auschwitz, giunto a Santa Maria al Bagno nel 1945 ad opera della Croce Rossa internazionale, era stato dal donante Pierluigi Congedo ritrovato negli Stati Uniti nell’inverno-primavera 1999 e invitato a tornare a Santa Maria al Bagno nel 2004 per rivedere i luoghi della sua adolescenza. Questi era stato privato dei propri familiari, deportati dal binario 21 (Milano) a seguito dei rastrellamenti all’indomani dell’8 settembre 1943. Lo stesso Weisz testimonerà in filmati e documenti della accoglienza generosa ricevuta nel 1945/1947 da parte della locale popolazione. La sua testimonianza con quella di Samuel Goetz (fondatore dell’Holocaust Museum di Los Angeles) e di Jakub Erhlich, fu decisiva per l’istruttoria che portò al conferimento della Medaglia d’Oro al merito civile alla città di Nardò da parte del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2005. Si perché questa Città, un tempo, è stata terra di accoglienza e di democrazia. La logica avrebbe preteso che un polo di attracco o di decollo di idrovolanti, che anche solo al momento del decollo produce benzene e dunque inquinamento, fosse concentrato nei grandi porti disponibili di Taranto e di Gallipoli, località a soli 6 km in linea d’aria da Santa Maria al Bagno, e non certo in un marina che fa del turismo sostenibile la sua stessa ragion d’esistere. “Cosa c’è di logico nell’affiancare un giardino concepito come luogo di riflessione sulla maggiore strage del XX secolo, la Shoah, con un’attività di lucro e diporto per frettolosi turisti che”, almeno sulla carta, “sbarcheranno con trolley e passaporti in mezzo al parco?”. Non sarebbe stato meglio arricchire ulteriormente un giardino composto con amore dalla famiglia Congedo con vegetazione di pregio, palme Washingtonian (non semplici arbusti come si è detto) alberi di pino d’Aleppo,  tamerici, ginepri fenici e macrocarpa, yucca elephantis, piante di una certa rarità donate dall’Orto Botanico universitario della Tuscia (Viterbo), nonché piante della flora tipica mediterranea come fillirea angustifolia, lentisco, mirto, oleandri in fitocellule prese in concessione, con corresponsione di modico canone concessorio, dal vivaio regionale di Lecce e di Gallipoli. Avete inteso? Troppa cura probabilmente per chi non ha a cuore la cultura della Memoria. Ecco perchè a me questa vicenda pare solo un atto, misero, di protervia. 

 

Marco Marinaci

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