In una fase recessiva come questa che il sindaco di Nardò continui ad affidare consulenze legali senza alcun avviso di pubblica selezione ritengo sia davvero penoso. E sicuramente antidemocratico. Spendere centinaia di migliaia di euro dei cittadini con affidamenti e incarichi diretti sempre agli stessi professionisti estremamente grave. Per due ordini di motivi: l’ente locale dispone di un ufficio legale e di professionisti retribuiti. Se non fossero capaci di assolvere le mansioni a cui sono chiamati (cosa che ovviamente non mi pare possibile) gli stessi dovrebbero essere destinati ad altro incarico. Il secondo motivo attiene ad un altro principio. Anche i professionisti tecnici incaricati dall’amministrazione vanno ruotati, e non basta una generica “competenza professionale” nella motivazione dell’ulteriore incarico allo stesso professionista, affidatario diretto di un incarico del Comune. Questo, in sintesi, l’approdo del Tar Calabria, laddove doveva decidere sull’applicazione del principio di rotazione anche agli incarichi professionali, trattandosi di procedure “sotto soglia” e di affidamento diretto (Tar Calabria, sez. I, 14 maggio 2018 n. 1007). Ah un’ultima cosetta, l’ultima parcella ammonta a 10 mila euro. Sono soldi della comunità, e non certo del sindaco di tutti come ama essere definito. Ad avvalorare quanto dico anche l'ANAC nelle cui linee guida (delibera 26 ottobre 2016, n. 1097), si legge chiaramente che “il rispetto del principio di rotazione espressamente sancito dall’art. 36, comma 1, d.lgs. n. 50/2016 fa sì che l’affidamento al contraente uscente abbia carattere eccezionale e richiede un onere motivazionale più stringente”.
Marco Marinaci