Un premio all'eccellenza in letteratura. A Roma il 6 ottobre scorso l’associazione VerbumlandiArt ha conferito il premio per la letteratura all’architetto, membro uscente della Camera dei Deputati, onorevole Emanuele Fiano per il libro che egli ha pubblicato nel 2021 “Il profumo di mio padre”.
L’Autore attraverso il ricordo della vita del padre, arrestato da italiani il 6 febbraio 1944 a Firenze, rinchiuso in carcere a Firenze e quindi trasportato nel campo di Fossoli, venne deportato il 16 maggio 1944 insieme alla famiglia di 11 persone ad Auschwitz. Fu l’unico a tornare. Per anni fu impossibile parlare ai figli dell’esperienza di Auschwitz, addirittura cercando di minimizzare i segni ancora visibili sul suo corpo delle violenze subite. Con estrema sensibilità e delicatezza Emanuele Fiano è stato in grado di descrivere l’amore del padre per le pietre della sua città nativa, cercando di ricostruire l’itinerario psicologico della riconciliazione con quello che restava del suo mondo familiare, della sua comunità, integrandosi nuovamente con il suo popolo, pur riprendendo la sua vita a Milano.
Il figlio si è distinto per divulgare la vicenda familiare ma anche per ricordare in Italia e all’estero la parte italiana della storia della Shoah.
Senza l’operato di Fiano, come di Liliana Segre, e di altri scrittori, professionisti e politici giunti fino alla massima rappresentanza democratica, il Parlamento, probabilmente oggi la memoria della Shoah e del sacrificio di tutte le minoranze, religiose, etniche, politiche, sessuali, forse oggi la vicenda di quella decina di milioni di morti periti a vario titolo nei campi di concentramento nazisti,con la cooperazione di una numerosi Stati europei alleati o occupati, sarebbe rimasta nei libri di storia e non sarebbe diventata parte integrante e vitale del dibattito politico e culturale italiano ed europeo.
Come scrive suo padre Nedo “ciò che ha connotato tutta la mia vita è stata la mia deportazione nei campi di sterminio nazisti. Con me ad Auschwitz finì tutta la mia famiglia, vennero sterminati tutti. A diciotto anni sono rimasto orfano e quest’esperienza così devastante ha fatto di me un uomo diverso, un testimone per tutta la vita”.
Emanuele Fiano, attivo per molti anni nella Comunità ebraica milanese fino a esserne presidente dal 1998 al 2001, si distingue negli anni milanesi per aver sviluppato la convivenza interculturale e il confronto, promuovendo varie iniziative per il dialogo tra israeliani e palestinesi, auspicando l’adozione delle soluzioni prospettate dalle Nazioni Unite e condivise dalla comunità internazionale.
E’ stato tra i promotori della creazione del Giardino dei Giusti al Monte Stella a Milano.
Il premio gli viene conferito da Pierluigi Congedo, solicitor della Supreme Court di Londra, docente LUISS di diritto privato europeo, ideatore del Giardino della Memoria di Nardò creato in memoria di Ottfried Weisz, la cui famiglia venne deportata da Milano ad Auschwitz proprio il 7 febbraio 1944, nei giorni dell’arresto di suo padre.
Un filo ideale possa legare le piante dei Giusti di Milano e quelle dei sopravvissuti del Salento, unite idealmente in questo premio al libro di Emanuele, perché la bellezza e gli scritti restino e sopravvivano alla progressiva perdita di memoria del continente europeo.