La conferenza stampa è convocata per snocciolare la cifre "Impietose" del bilancio di previsione del comune leccese. All’indomani di un esito elettorale che rende decisamente più nebuloso un immediato ritorno al voto. Lo sanno gli eletti e ne ha contezza lo stesso Salvemini. Che ha deciso di "Restare al timone".
Ecco perché si è deciso ad intraprendere “un percorso che porterà dritto alla presentazione del bilancio di previsione in aula, la cui mancata approvazione determinerebbe lo scioglimento del consiglio. Chi vuol aderire al patto di governo – sostiene il sindaco - può farlo. Se i voti contrari dovessero essere maggioritari l’assemblea sarebbe sciolta ed il primo cittadino costretto a dimettersi”.
PROBLEMI DI CASSA E DI LIQUIDITA' - La situazione dell'ente è da predissesto. "Il comune - ammette il sindaco - ha problemi di liquidità, e problemi di cassa. Tutto ciò ha determinato il ricorso sistematico all’anticipazione di tesoreria (finanziamento della Banca per sostenere le necessità di cassa del Comune) per circa 365 giorni, mancata restituzione dell’anticipazione a fine anno di 17.224.000; i tempi medi di pagamento delle fatture pari a circa 120 giorni (30 giorni è il termine per legge) con decorrenza automatica degli interessi di mora".
BASSA CAPACITA' DI RISCOSSIONE - E’ inoltre “Bassissima la capacità di riscossione dei residui attivi, ossia dei crediti iscritti in bilancio”; Una situazione ha ammesso il primo cittadino Carlo Salvemini “Di grave sofferenza che rende complicata la politica di bilancio dell’ente nonostante dal 2011 ad oggi il Comune abbia fatto ricorso ad operazioni straordinarie di riequilibrio (non ripetibili) dei conti per 102 milioni di euro. 20 milioni di euro dal Piano di alienazione (vendita) del patrimonio immobiliare dei cittadini; 34 milioni di euro dall'utilizzo dell’anticipazione di liquidità Cassa Depositi e Prestiti per il pagamento dei debiti; 48 milioni di euro con il taglio della spesa corrente – dunque di forniture e servizi erogati ai cittadini – che il Comune di Lecce pagherà per i prossimi 30 anni 1,6 milioni all'anno;
IL MACIGNO DEI DEBITI FUORI BILANCIO - Inoltre, dal momento del suo insediamento l'amministrazione Salvemini ha dovuto sostenere una manovra correttiva di riequilibrio del bilancio per circa 5 milioni di euro che ha portato all’approvazione di debiti fuori bilancio per una ammontare complessivo di 2.650.000 e all’istituzione di un fondo rischi – a garanzia e copertura di spese potenziali – pari a 1.320.000 (2018), 1.610.000 (2019), 1.700.000 (2020). Una manovra resa necessaria dalla mancata copertura, accertata o non ancora scongiurata, di spese per il pagamento di parcelle ad avvocati esterni, di sentenze sfavorevoli, di perdite della partecipata Lupiae Servizi srl (che al 31 ottobre 2017 ammontavano a 400mila euro, da aggiungere agli 11,5 milioni già pagati dai leccesi dal 2006 al 2011), di maggiori oneri per il funzionamento del filobus reclamati da Sgm.
ALTRE CRITICITA' - Oltre a questo si sono aggiunte ulteriori criticità che hanno appesantito la situazione finanziaria del Comune di Lecce: 1.600.000 euro complessivi, in tre anni, per il rimborso ai contribuenti della parte variabile della Tari sulle pertinenze, che il Comune di Lecce, come tantissimi altri comuni in Italia, ha applicato illegittimamente negli anni; 1.806.000 euro per l'applicazione del nuovo Contratto collettivo nazionale dei dipendenti pubblici (664.000 euro a cui sommare 442.000 di arretrati); 3.000.000 di euro di previsione non rispettata di maggiori entrate per riclassamento immobili;
SULL'ORLO DEL PREDISSESTO - “Sono indicatori molto pesanti – dichiara il sindaco Salvemini – che definiscono una situazione complessa che giustificherebbe il ricorso ad una procedura di riequilibrio pluriennale, il cosiddetto predissesto, di durata decennale. Una procedura che consentirebbe l’accesso a risorse liquide senza interessi per circa 30 milioni di euro, ma che abbiamo escluso di utilizzare – e che ci impegniamo ad evitare anche in futuro – per le conseguenze che essa produrrebbe in termini di vincoli obbligatori: l'eliminazione delle retribuzione accessorie per i tutti i dipendenti comunali, il taglio della spesa per beni e servizi di almeno il 10%, il blocco dell’indebitamento e dunque della possibilità di fare investimenti, l' aumento al massimo dell’imposizione fiscale.
IL RISCHIO - Il predissesto comporta una sorta di navigazione politica amministrativa con pilota automatico che comprime ulteriormente le scelte di governo, praticamente azzerandole, con conseguenze pesanti per cittadini e dipendenti pubblici. Preferiamo mantenere saldo il timone nelle mani, affrontare la tempesta che ci costringe una navigazione pericolosa, convinti di potere uscirne con prudenza, oculatezza, responsabilità. Con scelte che puntano a recuperare efficienza nella gestione delle politiche tributarie con recuperi forti sul fronte dell’evasione, con ottimizzazione nell’uso della spesa corrente”.