Nel nostro Paese, la Festa del Lavoro ricorre il primo maggio dal 1891; fu soppressa dal fascismo, e poi ripristinata nel 1945. “Il primo maggio del 1947 duemila persone – soprattutto contadini – manifestarono contro il latifondismo a Portella della Ginestra in provincia di Palermo. Un attacco armato deciso dalla mafia, con la complicità di chi era interessato a reprimere i tentativi di rivolta dei contadini, portò alla morte di 11 persone e al ferimento di altre 27”.
Nel giorno della Festa del Lavoro che non c’è occorrerebbe riflettere a fondo prima di scrivere idiozie. Prima di santificare l’operato di esponenti politici che vivono in seno ad un tessuto sociale che il lavoro quasi non sa cosa sia. E soprattutto quando si affrontano temi delicati, e soprattutto quando si è giovani o si appartiene a categorie che il lavoro e probabilmente lo spirito di sacrificio non riuscirebbero neanche a immaginarlo. Prima di mistificare occorrerebbe ammettere il fallimento di politiche per il lavoro evanescenti, che hanno prodotto una generazione di precari senza né diritti né speranza.
Occorrerebbe ammettere l’incapacità manifesta, a guardare gli Enti Locali, di inventarsi delle soluzioni che possano venire incontro alle istanze sacrosante di chi vorrebbero vivere e lavorare nel proprio territorio, senza essere costretto ai consueti viaggi della speranza. E soprattutto a lavori precari e in assenza di regole certe.
Occorrerebbe riflettere per esempio sulla follia di considerare, come fosse dignitoso, un lavoro in un call center per chi legittimamente sognava di fare l’avvocato, o per chi con una laurea di ingegneria nel cassetto si augurava di mettere a frutto i sacrifici o gli studi di una vita svolgendo la professione che il suo percorso di studi gli avrebbe consentito di svolgere in un Paese normale. Non è che se le cose vanno male dobbiamo rassegnarci alla ineluttabilità della politica o alla mancata consapevolezza del fallimento di una classe dirigente che si è dimostrata spaventosamente inadeguata.
Cosa volete festeggiare? Facciamo festa e brindiamo al lavoro che non c’è e probabilmente ai cervelli e ai cuori in fuga. Leggo riflessioni sul lavoro che mi fanno inorridire. La cassa integrazione qui ha raggiunto cifre consistenti, che già da un paio di mesi a questa parte tornano a salire. Snoccioliamo un po' di cifrette che rendono più chiaro il quadro: le ore di cassa integrazione richieste dalle aziende salentine hanno registrato un disastroso: +637% sul precedente mese di febbraio. Secondo il 3° Rapporto elaborato dal Servizio Politiche del lavoro della Uil, su dati Inps, ammontano a 287.816 le ore complessivamente autorizzate a marzo, contro le 39.009 di febbraio.
Più nel dettaglio, la cassa integrazione ordinaria, con 122.960 ore, registra un incremento del +215% e quella straordinaria passa da zero a 164.856 ore autorizzate a marzo, mentre la cassa in deroga rimane a zero ore, come nel mese di febbraio (di fatto è in esaurimento perché è stata abrogata e sostituita dai Fondi di integrazione salariali).
Anche a livello pugliese le richieste di cig aumentano del 7,8%, ma è la provincia di Lecce a registrare l’incremento più alto (+637%): seguono Taranto (+148%) e Foggia (+110%), poi Brindisi (-64%) e Bari (-33%). A livello nazionale, il dato leccese è secondo solo a quello di Lucca (+2.671%).
La crisi è sempre irrisolta, e da noi i disoccupati sono almeno il doppio della media dell’UE. E senza contare un’altra delizia: qui di lavoro si muore, perché la sicurezza non è esattamente il primo pensiero nella testa degli illuminati imprenditori nostrani. Le cifre sono anche in questo caso impietose: 80 infortuni al giorno, nei cantieri, in fabbrica, la sicurezza questa sconosciuta. Sono 23 i morti sul lavoro nella nostra Regione, solo nell’ultimo anno.
Canta Caparezza “Vieni a ballare in Puglia, Puglia, Puglia, dove la notte è buia, buia, buia, tanto che chiudi le palpebre e non le riapri più, Vieni a ballare e grattati le palle pure tu che devi ballare in Puglia, Puglia, Puglia, tremulo come una foglia, foglia, foglia, tieni la testa alta quando passi vicino alla gru, perché può capitare che si stacchi e venga giù…”
Buon primo maggio a tutti, giovani e meno giovani!