Senza stipendio pur svolgendo un lavoro delicato e complicato al tempo stesso, lavorando per cooperative che si occupano di terzo settore e più precisamente di diversamente abili. Cooperative che percepiscono regolarmente una montagna di soldi pubblici e che lavorano per Enti pubblici. E che per essere più precisi attingono a fondi europei. Accade a Lecce.
Alcune dipendenti lavoravano per una cooperativa che si occupava della gestione dei servizi riguardanti i diversamente abili, e addette al centro polivalente diurno di Lecce, in via vecchia Carmiano fino al dicembre del 2016. Le stesse attualmente, e da tale data, sono sempre presso il centro polivalente di Lecce ma alle dipendenze di un’altra azienda che è subentrata nel servizio.
LA MISSIONE TRADITA DELL’INCLUSIONE - Un lavoro non facile in cui ci si impegna con passione per rendere più “leggere” vite costrette a pesanti fardelli. Si comprende la sofferenza e si impara ad accettare la difficoltà. Fare l’educatrice non è certo un lavoro semplice. Si lavora sull’inclusione e sull’integrazione, e spesso è davvero qualcosa di più di una missione. Le lavoratrici dal giugno al dicembre del 2016 pur avendo regolarmente prestato la loro attività lavorativa, fanno sapere di “Non aver ricevuto gli stipendi maturati, né le competenze di fine rapporto”. Una vicenda singolare in cui si sono rivelati “Infruttuosi anche gli incontri svoltisi presso la Prefettura di Lecce, in costanza del rapporto di lavoro, e gli altri tentativi successivi”, tanto che le lavoratrici si sono rivolte alla magistratura del Lavoro di Lecce, che “Ha concesso decreti ingiuntivi di pagamento delle somme vantate dalle educatrici".
DIVERSI I CASI IN TUTTA LA REGIONE - “Proprio sulla base dei predetti titoli, - fanno sapere le lavoratrici - abbiamo provato a recuperare le somme tramite procedura esecutiva mobiliare”. E qui l’amara sorpresa. “Abbiamo verificato che erano già pendenti numerose procedure esecutive con pignoramento delle somme cui è creditrice Cesfet nei confronti di diversi enti e promosse da altre dipendenti (pare che siano decine e decine di persone) e siamo intervenute nelle procedure per partecipare alla distribuzione delle somme pignorate”.
LE RISORSE COMUNITARIE NON POSSONO ESSERE PIGNORATE - Dopo diverse udienze, tutte le procedure sono state riunite e quando finalmente “Pensavamo che il giudice assegnasse le somme pignorate, per le quali vi era dichiarazione positiva, Cesfet proponeva opposizione all’esecuzione adducendo l’impignorabilità delle somme pignorate sul presupposto che le somme predette erano di provenienza europea”. A sostegno dell’opposizione il consorzio depositava una nota (del 24 ottobre del 2017) della Regione Puglia. Nel documento prodotto dalla Regione si fa riferimento “All’art. 1 del Protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee, quest’ultimo statuisce che i beni e gli averi della Comunità non possono essere oggetto di alcun provvedimento di coercizione amministrativa o giudiziaria senza autorizzazione della Corte di Giustizia”. Il comune di Lecce che aveva già reso dichiarazione positiva, all’udienza del 14 febbraio del 2018 si costituiva in giudizio e concludeva perché il giudice “Accertata l’impignorabilità o inesigibilità del credito dichiari l’estinzione della procedura”. Ora sempre la Regione ha fatto sapere che sulle somme di fonte comunitaria “Operi uno specifico vincolo di destinazione, per altro espressamente previsto dalla normativa comunitaria, il quale destina le suddette al raggiungimento di puntuali finalità”. Verrebbe da dire a questo punto che sarebbe stato opportuno verificare a proposito di “puntuali finalità” la destinazione di risorse che erano destinate alle educatrici e che invece di finire esattamente nelle loro tasche si sono invece misteriosamente volatilizzate.
IL 30 MAGGIO L’INIZIO DEL GIUDIZIO DI MERITO - Con l’ordinanza datata 16 marzo del 2018 il giudice dell’esecuzione sospendeva parzialmente l’esecuzione limitatamente alle somme dovute dai comuni e Ambiti Territoriali e fissava il termine fino al 30 maggio del 2018 per l’inizio del giudizio di merito. I legali delle educatrici le hanno avvisate che “Se non viene iniziato il giudizio di merito la procedura esecutiva si estingue, nell’ipotesi in cui anche il giudice del giudizio di merito dovesse ritenere l’impignorabilità delle somme, rischierebbero (Ironia della sorte n.d.r.) di essere condannate al pagamento delle spese legali nei confronti della Cesfet”. Avete compreso? Rischiano di perdere lo stipendio maturato e di dover addirittura pagare le spese legali. “Un’assurdità davvero priva di qualsivoglia logica”.
GLI INTERROGATIVI DELLE EDUCATRICI - Le lavoratrici a questo punto si chiedono e vorrebbero formulare lo stesso interrogativo alla Regione:”Se abbiamo lavorato alle dipendenze di Cesfet, ma per un servizio del comune di Lecce, perché la Regione non ci tutela ma sembra tutelare il Consorzio?” Le donne chiedono inoltre di sapere se “Le somme pignorate saranno date a Cesfet”. “E chi ci assicura che una volta ricevuto le somme poi Cesfet ci pagherà gli stipendi? Se le somme errano destinate al servizio che è stato espletato con il nostro lavoro, perché non possiamo pignorarle per il pagamento degli stipendi?”
UNA STORIA CONTORTA E AVVOLTA NEL MISTERO - Insomma tanti interrogativi per una vicenda che appare ovviamente nebulosa e quanto mai contorta. E’ singolare che a distanza di tanto tempo dei finanziamenti comunitari e quindi dei fondi pubblici non vi sia traccia. Di chi le responsabilità ed i controlli nella corretta erogazione dei fondi pubblici? Il Consorzio in questione gestiva una mole di attività cospicua in tutta la Regione, possibile che possa apparire complessa e quanto mai difficile un’attività di verifica e di controllo nei passaggi delle risorse rivenienti da Fondi comunitari?
I CONTROLLI CI SONO, MA SOLO SULLA CARTA- E tutto ciò accade mentre, almeno sulla carta, i controlli dovrebbero essere esserci o addirittura essere aumentati. I progetti cofinanziati dall'Unione Europea, oltre a essere soggetti alle attività di verifica da parte delle strutture regionali preposte, possono essere oggetto di controlli anche da parte di altri organismi comunitari e nazionali, ad esempio l'Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (Olaf), l'Ispettorato Generale dei Servizi e la Corte di Conti Europea, la Guardia di Finanza, la Corte dei conti nazionale.
S.O.S. PINUCCIO - Spesso però imprese sociali e altre organizzazioni non profit sono in grado, al tempo stesso, di godere di un quadro normativo più di favore rispetto al passato. Nelle maglie larghe della legge le falle di un sistema in cui i lavoratori rischiano di essere vittime innocenti di un meccanismo che non funziona. Della questione le lavoratrici dopo aver informato il Prefetto, per la verità con scarsa fortuna, promettono adesso di rivolgersi a Pinuccio di Striscia la notizia.