Cantieri Teatrali Koreja, la verità del teatro di Lea e Werner incanta il pubblico leccese

Un fine settimana col botto sul palcoscenico di Koreja con la compagnia italo-tedesca BARLETTI/WAAS composta da Lea Barletti, attrice, performer e autrice romana di nascita, ma di origini leccesi e dal regista e attore tedesco WERNER WAAS.

La PERSONALE è un progetto culturale che condensa quattro spettacoli in tre giorni, per indagare la contemporaneità attraverso il teatro. L’idea di teatro della compagnia italo-tedesca Barletti/Waas è un discorso sul mondo. Un discorso che crea un mondo, quel mondo che nasce tra due persone che discutono, tra gli attore e gli spettatori, tra un attore e un altro attore, tra il testo e l’azione, tra la parola e la presenza, tra il gesto e la musica e tutte le altre possibili combinazioni che fanno di uno spettacolo dal vivo, uno spettacolo vivo.

“Non ci interessa parlare di noi, - spiegano Lea Barletti e Werner Waas - ci interessa parlare attraverso di noi, attraverso i nostri corpi, le nostre lingue, del mondo. Ci interessano testi attraverso i quali rendere possibile questo discorso, ci interessa farci portatori e testimoni di quei testi, essere strumento del testo e al contempo usare il testo come strumento”

La personale ha preso le mosse lo scorso venerdì con con AUTODIFFAMAZIONE dal testo del PREMIO NOBEL Peter Handke,scrittore, drammaturgo, saggista, poeta, reporter di viaggio, sceneggiatore e regista austriaco,uno fra i drammaturghi più importanti del panorama teatrale internazionale, noto al grande pubblico per aver firmato, nel 1987, la sceneggiatura del celebre film Il cielo sopra Berlinodi Wim Wenders.

Il testo di Peter Handke è il gesto, autodiffamante e pubblico, attraverso cui Lea Barletti e Werner Waas si fanno attori/testimoni di una presa di coscienza, un’educazione sentimentale allaparola: un gioco che sospende il confine fra spettatori e attori, accettando la comune responsabilità di una storia collettiva.

Quello che si manifesta attraverso il gesto dell’autodiffamazione non è tanto un “noi”, quanto un “io-tu”, un “io-tutti”: È uno spettacolo nato dal desiderio di concentrazione e di contatto reale con il pubblico.La scelta del bilinguismo mostra che cosa è la lingua, cosa può essere, producendo contemporaneamente un potenziale di pensiero non integrabile ma essenziale e fecondo: qualcosa di cui il nostro presente ha bisogno. Lo spettacolo è in lingua italiana e tedesca con sovratitoli.

La full immersion è proseguita con  PARLA, CLITEMNESTRA! Un’eterna tragedia in versi, uno spettacolo riservato a solo 90 spettatori che, partendo dalla mitologia greca racconta una contemporaneità scottante. Poi il doppio  appuntamento.

In scena il MONOLOGO DELLA BUONA MADRE, la storia del corpo a corpo di una donna con se stessa ed il proprio corpo, con la propria coscienza, con il proprio ruolo di madre, con i figli, con l’immagine di sé, con i propri modelli,con le proprie aspettative, con la propria inadeguatezza, con la propria fallibilità, con la propria creatività, con il tempo, con la vita, con la lingua, con l’amore.

ASHES TO ASHES, una PRIMA NAZIONALE che parla d’ambiente e di futuro, di un paesaggio interiore che va a fuoco insieme a quello esteriore. Parla di un disperato cercarsi in mezzo al fumo di un paesaggio che diventa deserto, dove passato e futuro si confondono e perdono.

La terra è in fiamme. Il fuoco ci circonda. Migliaia di ettari di foresta diventano cenere.Quello che brucia insieme alle foreste è la memoria, il passato, l’immaginazione e la speranza. Quindi, il futuro.Un clown bianco, un folle, un personaggio lunare di cui non sappiamo nulla e che nulla sa, non riconosce più il confine tra visione e realtà, tra passato, presente e futuro,tra dentro e fuori, tra il sé e l’altro. Una coscienza esplosa, un’anima in fiamme: un essere umano fatto di nulla, di fumo.

Bellissimo il costume bianco di questa sorta di marionetta elettronica proiettata in un mondo distopico, un plauso alla musica ipnotica ancestrale, un contrappunto meravigliosamente centrato. Un plauso alle musiche originali e al sound design Luca Canciello. Il costume è di Jane Saks. Il clown bianco racconta e dialoga con il pubblico, si siede accanto allo spettatore e lo striglia, un'interazione incredibile, ed una conferma la finzione teatrale l'unica verità contemporanea possibile.

 

 

 

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