Dal 2 al 5 maggio al Teatro Paisiello di Lecce quattro matinée riservati alle scuole e una replica serale (5 maggio ore 21) nell'ambito della rassegna organizzata da Comune di Lecce e Teatro Pubblico Pugliese. Dopo il successo in Spagna per il Diario di un brutto anatroccolo di Factory Compagnia Transadriatica e Tir Danza per la regia del salentino Tonio De Nitto, un ritorno a casa.
Dopo una ricca tournée nazionale e internazionale (con numerosi premi al Kotor Festival of Theatre for Children in Montenegro e al Festival di Hamedan in Iran), lo spettacolo è stato infatti accolto da ottimi riscontri di critica e pubblico allaMostra de Igualada - fira de teatre infantil i juvenil (come spettacolo di apertura il 12 e 13 aprile) e al Festival Mon Llibre di Barcellona (14 e 15 aprile). La fortunata tournée che ha toccato nelle ultime settimane anche, tra le altre città, Roma, Udine, Pistoia, Pontedera, Potenza, Melfi, Cuneo, si concluderà e tappe spagnole sono state sostenute anche grazie alla "Programmazione Internazionalizzazione della scena teatrale e coreutica pugliese 2018" della Regione Puglia – FSC 2014/2020 – Patto per la Puglia - Investiamo nel vostro futuro. In “Diario di un brutto anatroccolo” si gioca con leggerezza e creatività a trasformare piccoli elementi contemporanei per evocare ogni singola situazione della fiaba, attraverso le musiche originali composte da Paolo Coletta che reinterpreta Tchaikovsky assieme alla collaborazione al movimento coreografico di Annamaria De Filippi, alle luci di Davide Arsenio, ai costumi di Lapi Lou e alle scene di Roberta Dori Puddu. Sul palco Ilaria Carlucci, Luca Pastore, Fabio Tinella e al suo debutto sul palcoscenico Francesca De Pasquale.
“Diario di un brutto anatroccolo” coniuga il teatro e la danza a partire da un classico per l’infanzia di Andersen. Uno spettacolo attraverso il quale Factory, dopo una “Cenerentola" lontana dagli stereotipi e la Caterina protagonista scomoda e non allineata de “La bisbetica domata" di Shakespeare, continua l’indagine sul tema della diversità/identità e dell’integrazione attraverso un linguaggio semplice ed evocativo. Un anatroccolo oltre Andersen che usa la fiaba come pretesto per raccontare una sorta di diario di un piccolo cigno, creduto anatroccolo, che attraversa varie tappe della vita come quelle raccontate nella storia originale, e compie un vero viaggio di formazione alla ricerca di se stesso e del proprio posto nel mondo e alla scoperta della diversità come elemento qualificante e prezioso. La nascita e il rifiuto da parte della famiglia, la scuola e il bullismo, il mondo del lavoro, l’amore che arriva inatteso e che presto può scomparire anche per cause esterne non riconducibili a noi, la caccia e poi la guerra come orrore inspiegabile agli occhi di chiunque, tappe di un mondo ostile, forse, ma che resterà tale solo sino a quando il nostro “anatroccolo” non sarà in grado di guardarsi negli occhi e accettarsi così come è, proprio come accade al piccolo anatroccolo della fiaba di Andersen che specchiandosi nel lago scopre la propria vera identità. Non bisogna nascondere le cicatrici accumulate nella vita, perché possono e devono invece diventare il nostro tesoro.