Una accorata lettera appello per cercare di risolvere il grave problema delle alienazioni genitoriali

Nonostante la mancanza di prove scientifiche, l’alienazione genitoriale – intesa non come sindrome di cui soffrono i minori ma come condotta attivata all’interno di una famiglia che si sta sfaldando e che viene ritenuta esistente nel momento in cui i bambini non vogliono più vedere uno dei due genitori – viene presa in considerazione diverse volte nelle aule dei tribunali, anche in Italia. La accorata lettera appello di un cittadino.
 
"Uno dei primi atti che questo governo dovrà affrontare, ed anche con una certa urgenza perché d’interessante e grave attualità sociale, per risolvere il problema di tante madri, è quello della Pas o Ap (alienazione parentale)". 
 

Si è detto più volte, che questa della Pas o Ad è una teoria infondata, scientificamente inattendibile ma, purtroppo, adoperata come strumento sistematico per sottrarre figli alle donne, nel caso che rifiutino di vedere il padre, senza fare adeguati approfondimenti sulle ragioni del rifiuto. 

Si chiedono mai, alcune istituzioni che operano nel sociale, soprattutto assistenti sociali e psicologi, che operano nei Consultori e specie nel Leccese, se nella Ap si tratta sempre e comunque di manipolazione materna oppure ci sono altre problematiche? 

In questi ultimi anni si è posto nelle condizioni tante mamme di perdere, come si suol dire, a tavolino, i propri figliRicordiamo per tutti il famoso caso della docente Donatella Cipriani, dove il tribunale dei minori affidò i suoi figli al padre, e allontanò per 21 mesi da lei i suoi bambini, proprio con la giustificazione assurda dell’alienazione parentale.

Donatella ha lottato e sta lottando contro provvedimenti insensati.  O ancora come la madre di Federico, che fu ucciso nel 2009 dal padre all’interno di una Asl, durante una visita che doveva essere protetta sotto la sorveglianza delle assistenti sociali. Ma dov’erano le operatrici?

È una situazione paradossale e gravissima, questa e tante altre di cui magari si ha meno conoscenza, che non possiamo più tollerare. Cito quella di mia figlia, dove in particolare le assistenti sociali hanno assegnato da trascorrere più giorni al padre di mio nipote, ed ogni fine settimana, senza motivazioni plausibili.

Cosi che io e mia moglie non possiamo mai godere della presenza di nostro nipote. Un bimbo che gli è stato imposto, dalle assistenti sociali, di trascorrere anche la festa della mamma col padre.   

 Adesso dev’essere compito della politica e delle istituzioni trovare gli strumenti giusti per affrontare questo grave problema che affligge tante madri.  È giunto il momento di criticare apertamente, senza avere paura, quegli interventi istituzionali non costruttivi in situazioni famigliari difficili e complesse a cui segue di fatto una alienazione secondaria della madre, compiuta dalle stesse istituzioni.

La diagnosi di sindrome di alienazione parentale è alla base di decisioni di allontanamento di bambini dalla madre, ma nessun testo di psichiatria serio lo ha contemplato”.  Ci troviamo di fronte a una vera cecità per cui i servizi sociali a cui vengono affidati questi bambini non si mostrano all’altezza di queste situazioni. 

Il mio obiettivo, e la mia battaglia, come quello di tante associazioni in difesa dei bambini e delle loro madri, in questo momento, in cui il tema da tempo è anche oggetto di indagine conoscitiva in commissione Giustizia, è alzare al massimo l’attenzione a livello nazionale perché non c’è una Regione esente da questo rischio”.

Questa irrazionale teoria della Pas/ Ap che, importata dagli Stati Uniti, ha investito decine di migliaia di bambini e famiglie. Dal 2004-2005 però anche negli Stati Uniti importanti istituzioni hanno posto attenzione alla Pas perché hanno capito che è un sistema adoperato del genitore abusante per imbavagliare l’altro genitore, i bambini e la giustizia penale. 

Negli ultimi tempi convintissimi sostenitori della Pas quale patologia individuale della madre e dei figli, dopo aver difeso la teoria di Gardner dalle contestazioni di professionisti che invece ne criticavano la scientificità hanno cambiato rotta.

È sufficiente che il bambino rifiuti il padre per teorizzare che esista questo tipo di disturbo e, spesso, senza che siano svolte adeguate e approfondite verifiche sull’esistenza di violenze o altri motivi che inducono il bambino a rifiutare il padre.

Talvolta anche quando ci sono violenze acclarate, può accadere che vengano ignorate poiché il rifiuto della figura paterna da parte dei figli, viene ritenuta comunque, una responsabilità della madre.

La figura materna diviene il capro espiatorio sul quale si scaricano le problematiche create dalla violenza famigliare o da situazioni conflittuali. L’intervento istituzionale in questi casi è standardizzato: accuse alla madre di rapporto simbiotico col figlio, o di troppo amore verso il figlio come hanno detto le operatrici sociali contro mia figlia, e si cerca da parte soprattutto delle assistenti sociali di cancellare la figura materna.E spesso ci riescono, anche sotto minaccia di togliere i bambini.

Le assistenti sociali degli Uffici di ambito verso mia figlia hanno sempre asserito “tuo figlio deve stare sempre più col padre e meno con te”. E non hanno mai effettuato, anzi si sono rifiutate, una vera indagine sociale, sanitaria e psicologica sul padre di mio nipote, perché?       

Si chiede dunque un cambio ed una rivoluzione della legislazione in corso, la produzione di circolari per gli operatori e dei percorsi giudiziari e sociali affinché sia fatto loro divieto di applicare la teoria della Pas o assimilabili, e che sia garantito l’ascolto del bambino.

 

Maurizio Maccagnano

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