Si è aperta con i versi de "Le Mani del Sud", recitati dall'attore Michele Venitucci, la quinta edizione del Premio Letterario Internazionale Vittorio Bodini incentrata sul tema Sud come Europa che si è tenuta sabato 24 novembre al Teatro Apollo di Lecce. Poeta, narratore, critico, operatore culturale, ritenuto unanimemente uno dei più raffinati interpreti e traduttori della letteratura spagnola, Vittorio Bodini, nato a Bari il 6 gennaio 1914 da una famiglia di origine e tradizioni leccesi e scomparso a Roma nel 1970, è uno dei più significativi e originali scrittori italiani del Novecento. Da cinque anni il Centro Studi Vittorio Bodini, presieduto dalla figlia Valentina, ha deciso di ricordare l'opera di questo grande intellettuale del Sud, con una serata ricca di parole e musica.
Il palco, con scenografia e allestimenti di Andrea Novembre con installazioni artistiche di Orodé Deoro,Onelia Greco e Andrea Epifani, ha ospitato un concerto/recital, con la consulenza artistica e scientifica di Simone Giorgino, con Claudio Prima (organetto e voce), Valerio Daniele (chitarra), Giuseppe Spedicato (basso), Dario Congedo (batteria), Alessia Tondo (voce), Angela De Gaetano, Simone Franco e Antonio Minelli (voci recitanti), Maristella Martella (danza). I brani scelti per l’occasione, fra i quali alcuni inediti, hanno tratto ispirazione dai componimenti di Bodini, e sono stati trasposti nelle melodie di un canto o nelle pieghe di una voce recitante. "Le mani del sud", "Arancio, limone, mandarino", "Foglie di tabacco" sono diventati i refrain di un Sud intenso, le cui radici affondano nei meandri del Mediterraneo.
Durante la serata sono stati premiati, con una targa, un'opera d'arte dell'artista Ugo Nespolo offerta dal gallerista Tiziano Giurin (Art&Co) e con i vini della cantina Apollonio, i vincitori delle due sezioni principali: per la poesia, Milo De Angelis (per la silloge "Tutte le poesie", Mondadori), una delle voci poetiche più importanti della Letteratura contemporanea, che ha dialogato con Luigi De Luca (direttore del Polo BiblioMuseale di Lecce), e per la traduzione Ilide Carmignani (per la nuova versione di "Cent'anni di solitudine" di Gabriel Garcia Marquez, Mondadori) che ha risposto alle domande diAntonella Agnoli (assessora alla cultura del Comune di Lecce). Il Premio ha previsto anche due riconoscimenti speciali a personalità che si sono adoperate in favore della divulgazione del nome di Bodini.Le mani del Sud è stato assegnato al musicista, compositore e direttore artistico della Notte della Taranta Daniele Durante (assente per motivi personali) mentre La luna dei Borboni è andato aGoffredo Fofi, uno degli intellettuali più importanti nel panorama contemporaneo. Il giornalista, critico e scrittore, che ha raccontato il suo rapporto con il Salento, con l'assessora all'industri culturale e turistica della Regione Puglia Loredana Capone, ha ricordato Alessandro Leogrande, a un anno dalla sua prematura scomparsa: lo scrittore tarantino, proprio come Bodini, ha saputo rappresentare, nelle sue opere, l’immagine di un Sud che resiste all’odio e all’indifferenza con le sole armi dell’intelligenza, dell’ascolto, della parola. Durante la cerimonia Valentina Bodini ha ricordato anche il professoreGiancarlo Quiriconi, membro della giuria, presieduta da Anna Dolfi e composta da altre eminenti personalità dell’accademia italiana e internazionale e da professionisti dell’editoria (Luciano Formisano, Francesco Cataluccio, Pasquale Guaragnella, Camillo Faverzani, Antonio Lucio Giannone, Beatrice Sica, Laura Dolfi, Livio Muci e la stessa Bodini), scomparso pochi giorni fa.
Il Sud di Bodini non è una semplice appendice di un sistema culturale che spesso lo relega ai suoi margini; non è una remota periferia né tantomeno una suggestiva cartolina del finis terrae: è, piuttosto, un ricco serbatoio non solo di testi poetici e narrativi ma anche di istanze di convivenza civile ancora di stretta attualità. L’Europa che ha termine nel Sud, ci ricorda Bodini, non smette di essere Europa, anzi è proprio nel rapporto, spesso anche dialettico e conflittuale, fra Continente e Meridione che è possibile riconoscere alcuni aspetti, a volte trascurati, non solo della nostra storia letteraria ma anche della nostra cultura e dunque della nostra identità. Rientrato nel 1949 dalla Spagna, dove aveva soggiornato per circa tre anni, Bodini si dedica alla riscoperta del Sud più autentico e segreto, con l’obiettivo di individuare le costanti storiche, artistiche e antropologiche che hanno caratterizzato la sua terra nel corso dei secoli. In questa nuova fase della sua attività letteraria rientrano a pieno titolo non solo le poesie che sono state proposte nelle prime tre parti dello spettacolo – articolate nei motivi del ‘ritorno al Sud’ (parte I); dell’odio-amore per una terra difficile e tuttavia impossibile da non amare (parte II); e della riappropriazione identitaria, in chiave quasi ‘metamorfica’, del territorio da parte del poeta (parte III) – ma anche le inchieste sull’occupazione delle terre incolte dell’Arneo, sul violento sgombero dei contadini e sul processo a loro carico, pubblicate sul settimanale milanese «Omnibus» nei primi Anni Cinquanta.
Nelle vicende dell’Arneo, Bodini riconosce non solo una fase importante delle lotte contadine, ma anche la spia di un possibile risveglio civile e culturale del Meridione. L’Arneo (e, per estensione, l’intero Sud) da «livello di un’assenza», cioè da terra ingiustamente trascurata dalla Storia, si trasforma in materia viva e plasmabile attraverso l’invenzione letteraria, permettendo così allo scrittore di ‘riscattarlo’ come presidio di civiltà democratica e come spazio dell’immaginario, cioè come territorio di poesia. Quello che ci lascia Bodini non è solo un’eredità da custodire ma un fortino da scassinare per leggere le carte del presente. “Il grande sud delle questioni di principio” ha scritto. Il nostro sud, quello che oggi, più di ieri, resiste ma non insiste. Che troppo spesso trascura la sua identità, che non lotta più, che preferisce lasciarsi vivere. “Sulle pianure del Sud non passa un sogno, quivi accampati aspettano un’altra vita” ma la verità è che un’altra vita non c’è. Ci sono però le mani. Le mani dei nostri contadini, dei nostri intellettuali eretici, dei nostri braccianti, dei nostri fratelli immigrati, di chi nel suo piccolo, giorno dopo giorno, prova a scrivere un finale diverso, di chi pensa ancora che “l’amore è una lettera trovata nel tronco di un olivo”.
Il Premio Vittorio Bodini continua anno dopo anno a crescere, affermandosi a livello regionale e nazionale, e coinvolgendo alcune tra le maggiori case editrici italiane e partecipanti di livello nazionale e internazionale. La quinta edizione è stata organizzata dal Centro Studi Vittorio Bodini, dall'Assessorato all'industria turistica e culturale, gestione e valorizzazione dei beni culturali della Regione Puglia, dal Teatro Pubblico Pugliese e dal Polo Biblio-Museale di Lecce in collaborazione con Provincia di Lecce, Comuni di Lecce e Nardò, Università del Salento e Besa Editrice.