Fernando Fiorito:"L'ordinanza anti-caldo? Un intervento pubblico nella contrattazione collettiva, vi sono seri dubbi di legittimità"

Intervista a tutto campo a Fernando Fiorito, neritino, un lungo impegno sindacale il suo nelle fila della Cisl a cui, negli ultimi tempi, ha unito anche un quanto mai provvido impegno politico attraverso il movimento politico "Impegno Civile". Fiorito mette a fuoco l'ordinanza anti-caldo emanata dal sindaco di Nardò ed evidenzia le diverse criticità. 
 
D. Lei per molti anni è stato Segretario di Zona della CISL, per la categoria degli Elettrici, e successivamente Segretario comunale. E’ noto  il suo impegno in politica, avendo  creato il Movimento Politico Impegno Civile, con il quale ha partecipato alle ultime  elezioni comunali. Pensa di dover partecipare, ancora una volta, con il suo Movimento, alla prossima consultazione elettorale? 
 
R. Ho sempre pensato e resto convinto che l’esperienza sindacale è un prezioso patrimonio di conoscenze, relazioni sociali e rapporti umani, che merita di essere messo a disposizione della collettività. Attualmente sono impegnato, con alcuni amici, in un progetto politico di cui, al momento, non posso dire alcunchè. 
 
D. In questi giorni si continua a discutere dell’ordinanza anticaldo del Sindaco Mellone. Qual è a riguardo il suo pensiero?
 
R. La forte ed unanime condanna del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori ha posto in secondo ordine  taluni aspetti della stessa ordinanza  sui quali prima o poi si dovrà fare chiarezza. Il lavoro, infatti, è notoriamente e sufficientemente tutelato  da norme costituzionali, da leggi dello Stato, da  Enti e Servizi Ispettivi, ma soprattutto da Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro. Pertanto, non si avverte l’esigenza di ulteriori interventi legislativi regionali e comunali, che a parte le apprezzabili finalità, rischiano di ingenerare solo confusione. L’ordinanza del Sindaco di Nardo’, pertanto, non dovrebbe essere circoscritta all’ambito territoriale del nostro Comune ed ignorata di fatto da Sindaci di altri Comuni, dalla stessa Regione Puglia, che poteva estenderla a tutto il territorio regionale,  e dalle stesse Organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, sottoscrittori dei contratti collettivi. A me sembra che si voglia evitare un’analisi approfondita per i dubbi di legittimità della stessa. Pertanto, s’impone un chiarimento che può venire dalla Magistratura ordinaria o del Lavoro, ma meglio sarebbe se il problema fosse affrontato appropriatamente  dalle Organizzazioni Sindacali, dalle Associazioni degli Imprenditori e  dalla Rete, appena costituita, del lavoro agricolo di qualità, appena costituita. Un giudizio di legittimità non potrebbe non modificare la disciplina contenuta nella contrattazione collettiva, con tutte le dovute conseguenze.
 
D. Cosa può dirci della recente istituzione della “Rete del lavoro agricolo e di qualità”, a cui ha fornito un convinto sostegno lo stesso Prefetto di Lecce?
 
R. Sono convinto che ogni intervento teso ad alleviare le sofferenze di lavoratori, impegnati soprattutto in lavori particolarmente disagiati, va condiviso ed apprezzato, quando lo stesso si rivela necessario a causa di una legislazione carente o per carenze da parte di Enti e Servizi ispettivi. Sono convinto che si voglia introdurre nel lavoro agricolo un’etica che appare discriminante e che potrebbe avere ricadute negative per l’intero comparto. Il problema dello sfruttamento, il caporalato, le condizioni disagiate per determinati lavori agricoli,  non si possono affrontare senza una visione molto più ampia e con interventi più incisivi da parte dei soggetti politici e sindacali che compongono la Rete del Lavoro Agricolo. Se il Sud  deve riscattarsi dalle sue attuali condizioni, dobbiamo prendere atto che senza aziende, e per la Puglia in particolare, senza aziende agricole, non ci potrà esserci  sviluppo economico. Si deve avere la capacità di coniugare la tutela del lavoro con l’interesse alla proliferazione delle aziende. 
 
D. Si può pensare realmente ad un’etica aziendale?
 
R. Si!  Se si ha coraggio di esaminare senza pregiudizi  tutta una filiera commerciale, dal produttore al consumatore, perché è sbagliato, a mio parere, ignorare quello  che  molti  produttori del settore agricolo spesso denunciano e documentano, ossia  le reali difficoltà a proseguire nell'attività a causa dei prezzi irrisori offerti per la vendita dei vari prodotti. S’impone, pertanto, un’attenta analisi e riflessione se si vuole evitare una caduta occupazionale. Un'indagine seria e meticolosa consentirebbe di evitare lo sfruttamento di tanti onesti imprenditori, non solo in Italia, ma in tutta Europa. I prezzi più bassi sui vari prodotti, praticati da molti produttori stranieri, infatti, ovviamente, favoriscono la loro importazione a danno degli imprenditori nazionali. I prezzi più bassi di molti prodotti stranieri non sono giustificati da una conduzione aziendale più efficiente ed accorta, ma semplicemente da una più permissiva legislazione nazionale, aggravata dall’assenza di appropriati interventi a livello europeo. A parte questo, una riflessione a parte meriterebbe la spesa a carico della collettività  per la realizzazione di alloggi provvisori, i pasti e la climatizzazione degli ambienti, oltre alle spese di montaggio e smontaggio dei prefabbricati. E’ certamente una sorta di retribuzione integrativa  posta a carico della collettività e non degli imprenditori interessati e, per essere tale, dovrebbe avere una sua giustificazione. Di tanto devono prendere atto gli imprenditori del settore, perché senza quel sostegno economico sarebbe ancora più difficile per loro reperire manodopera agricola stagionale composta da immigrati.
 
D.  A suo avviso il lavoro a cottimo è imposto dagli imprenditori o richiesto dai lavoratori, pena il rifiuto alla prestazione lavorativa?
R. Non è dato saperlo con certezza, ma i servizi ispettivi sono convinto che faranno luce sull’argomento. Personalmente sono convinto che se un  lavoratore parte da uno sperduto paese  dell’Africa e viene in Italia per un lavoro stagionale, non può essere remunerato con 50 euro al giorno circa,  come previsto dal CCNL, perché, a parte l’onere del viaggio, dovrebbe provvedere a sue spese per tutti i servizi indispensabili per la sua permanenza in Italia. Se il lavoro a cottimo viene richiesto dai lavoratori, pena il rifiuto da parte loro a prestare la propria attività, siamo in presenza di un problema di sopravvivenza delle aziende agricole, come ha correttamente rilevato in un suo comunicato un avvocato del nostro Comune. S’impone una discussione seria per apportare le necessarie modifiche alla contrattazione collettiva, al fine di pervenire ad una soluzione equa e praticabile. A parte questo, dovremmo cercare di capire perché proprio in Puglia, e nel nostro Comune in particolare, i giovani disdegnano i lavori in agricoltura e forse dovremmo prendere atto che i lavoratori stranieri, ossia gli immigrati che raccolgono le angurie, non sono quello che appaiono ai nostri occhi. Forse non si tratta solo di poveri immigrati che, arrivati in Italia alla ricerca di un lavoro, vengono reclutati dal caporale di turno e sfruttati nei campi, per il semplice motivo che l’azienda agricola ubbidisce a leggi di mercato che richiedono manodopera professionalizzata e specializzata. Un'indagine in tal senso, forse, porterebbe ad altre conclusioni e ad una disciplina più aderente alla realtà lavorativa in questione. 
    
D. Qual è  suo giudizio sull’attuale Amministrazione Comunale? 
R. Con l’attuale Sindaco mi sono confrontato durante la sua  campagna elettorale ed ho esposto i punti salienti del programma del Movimento “Impegno Civile”. Sinceramente, avevo avuto l’impressione che apprezzasse alcune nostre proposte che, per motivi che ignoro, non sono state, però, recepite nel suo programma. Resta il fatto che è stato eletto democraticamente ed ha il diritto/dovere di governare.  Non posso, comunque, non rilevare che taluni comportamenti e decisioni della  Giunta, del Presidente del Consiglio e dei singoli consiglieri, non sono condivisibili. Riconoscere i propri errori non è segno di debolezza, ma di apprezzabile onestà intellettuale. 
 
D. Un suo giudizio sulla vendita del “gerontocomio”.
 
R. Ho letto con attenzione i rilievi di legittimità esposti, a suo tempo, dall’avvocato Marcello Risi  e sono rimasto sinceramente deluso per l’inerzia dimostrata a riguardo dai soggetti politici interessati, che avrebbero dovuto accertarne la fondatezza, nell’interesse dell’intera comunità cittadina. Quell’opera, è stata un'indiscutibile testimonianza di alta e nobile sensibilità civica. Il gerontocomio, infatti, era un opera pensata per offrire ospitalità e servizi non solo ai cittadini di Nardò, ma anche agli abitanti dei Comuni vicini, che negli ultimi anni della loro vita, per svariati motivi, soffrono e muoiono in solitudine. Un'autentica “cittadella della salute”, quindi, che avrebbe offerto posti di lavoro a molti operatori sanitari, avrebbe ospitato una farmacia comunale ed, infine, avrebbe costituito, una sede adeguata sede anche ai disabili ed alle persone down. E’ stata e rimarrà una tangibile testimonianza di vera solidarietà umana, che fa onore a chi l’ha progettata  e condanna le Amministrazioninche negli anni successivi non si sono impegnate adeguatamente per la sua definitiva realizzazione. Augurarsi un ripensamento è semplicemente utopistico, ma prendiamo atto che la politica, quella vera, è selezione di intenti ed ubbidisce a priorità legate a sensibilità umane,  oggi, purtroppo, superate da una sorta di pragmatismo esasperato.
 
D. La prossima campagna elettorale, a suo giudizio, si svolgerà secondo gli schemi più recenti, ossia assenza quasi totale di partiti e di programmi strutturti, proliferazione di liste civiche e “ammucchiate multicolore”?
 
R.  Purtroppo, il timore che la storia si ripeta è legittimo e concreto. Spero solo che la scelta dei candidati non avvenga attraverso le famigerate “primarie”, alle quali è consentito partecipare più volte, con la semplice esibizione di un documento di riconoscimento ed il versamento di 2 euro. Nelle elezioni sindacali, invece, per avere diritto di voto era necessario esibire la tessera ed aver maturato una determinata anzianità di militanza. Un primo passo verso il cambiamento potrebbe essere l’introduzione del cronoprogramma, in quanto  appare totalmente inaccettabile l'idea che  si debba attendere la fine del mandato elettorale per esprimere il proprio dissenso. Penso a programmi sostanzialmente diversi nel contenuto e, pertanto, più vicini ai bisogni effettivi e gli interessi generali degli elettori.    
 
D. Qual è la sua vera preoccupazione in questo momento?
 
 R. Sono preoccupato per le assurde e sterili  polemiche, le continue invettive, le accuse spesso gratuite, le contrapposizione ad ogni costo, la disattenzione sui problemi reali, il linguaggio triviale,  l’assenza di analisi e proposte serie, il silenzio di chi capacità e competenza per parlare, la scomparsa di un impegno per il bene comune, in estrema sintesi sono preoccupato per l'assenza della Cultura e della Politica.
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