Rino Dell'Anna:"Non se ne può più di quel modo barbaro di parlare, non è questa la strada per risolvere i problemi che assillano i cittadini"

Leggere o ascoltare ogni giorno espressioni indecenti, spesso usate da rilevanti figure della politica, ingenera incredulità e stupore, indignazione e disgusto; lascia, poi, ammutoliti e increduli l’ascoltare certi attacchi offensivi rivolti ad avversari politici, pronunciati con astiosità sprezzante da persone, che almeno per dovere istituzionale non dovrebbero pensarle nemmeno nel segreto del proprio pensiero.

S’assiste ogni giorno di più ad un vero e proprio imbarbarimento della politica, che tracima pericolosamente ogni argine di rispetto della dignità umana e della libertà civile. E’ un imbarbarimento, che viola nocivamente ogni regola di rispetto verso la persona umana e di giusto riguardo verso le figure che rappresentano ad ogni livello i cittadini italiani.  In tutto ciò i veri coinvolti sono i cittadini (invisibili vittime ignorate), che risultano i concreti destinatari di simili linguaggi sboccati e irriverenti, con cui sentono fuorviati i problemi reali del loro non facile vivere quotidiano, condotto nell’onestà dell’essenziale e nel limite del dignitoso.

Perché porre tanta attenzione, dare tanta importanza, alimentare tanta preoccupazione per il “modo di parlare” di molti esponenti della classe politica? Facile a comprendersi. Il linguaggio, infatti, è espressione del pensiero umano; la lingua è immagine della nobiltà dell’umano sentire, la qualità della comunicazione verbale e scritta (soprattutto politica) ed indica inequivocabilmente il grado di cultura, lo spessore etico, l’elevatezza morale, la sensibilità civile di una comunità e dei suoi cittadini. Da ciò consegue che o la classe politica di quel paese è di qualità scadente, o che i cittadini sono ritenuti capaci d’apprezzare solo quel particolare tipo di comunicazione oppure – forse più veritieramente - che i politici, scarseggiando di proposte alternative serie e difettando di argomenti chiaramente validi, si vedono costretti a ricorrere a “parole” grossolane, che suscitano e fomentano emozioni passionali anziché originare valutazioni critiche e sollecitare proposte costruttive.

Dobbiamo rassegnarci dunque all’imbarbarimento della politica? No! Non è questa, la strada per risolvere i problemi che assillano i cittadini. E’ impossibile pensare ad un futuro migliore se non si s’instaurerà un dialogo corretto e leale tra le parti, se non si è disponibile al contributo positivo da qualunque parte provenga: soltanto nel dialogare tra uomini ragionevoli s’originano idee nuove; e nel dialogo genuinamente politico nascono e fioriscono progetti forse anche imprevisti, ma certamente intelligenti.

Non è comunicare quando si ricorre al discredito gratuito di chi la pensa diversamente, quando si giunge alla demolizione morale assurda di chi la pensa diversamente, quando non ci si fa scrupolo di diffamare rozzamente opinioni e tendenze altrui. Insomma, non si comunica, quando ci si chiude nell’angusto e sterile contrapporsi, pensando di distruggere la diversità e la pluralità, che sono, invece, il presupposto indispensabile d’ogni vita relazionale, e massimamente politica. A questo scopo è indispensabile il contributo, oltre che dei protagonisti della politica anche (e forse prima di tutto) degli uomini di cultura: non solo non prestino il fianco allo scadimento della comunicazione politica, ma s’impegnino attivamente ad arginarlo, mantenendo alto il livello del dialogare e del comunicare.

Rino Dell’Anna

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