Lecce: oltre 922mila ore richieste di cassa integrazione in 8 mesi, la Uil denuncia la situazione critica per il mercato del lavoro

Situazione ancora critica per il mercato del lavoro in provincia di Lecce. Secondo l’ultimo rapporto diffuso dalla Uil – Servizio Politiche del Lavoro, nei primi otto mesi dell’anno sono state richieste oltre 922mila ore di cassa integrazione, il 12 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2018. Crescono le domande per cig ordinaria (+6,7) e straordinaria (+17,6), mentre diminuiscono le ore di cig in deroga (-99%) giunta ormai agli sgoccioli. 

 

«Un quadro tutt’altro che confortante», commenta a caldo Salvatore Giannetto, segretario generale della Uil di Lecce, che analizza in particolare i dati riferiti agli ultimi due mesi. «Ad agosto – osserva - scendono del -94% le ore di cassa integrazione (17mila circa) rispetto al mese precedente, ma è un calo fisiologico dovuto essenzialmente al periodo di ferie. Preoccupa, piuttosto, il dato registrato nel mese di luglio: 335.502 le ore complessivamente autorizzate dall’Inps alle aziende di Lecce e provincia, di cui 24.461 di cig ordinaria e ben 311.041 di cig straordinaria, con un aumento del +295% rispetto al precedente mese di giugno. Un ‘picco’ derivante essenzialmente dal vistoso incremento della cassa integrazione straordinaria (+32,8%), che riflette le tante crisi aperte sul nostro territorio in attesa di una soluzione». 

Per quanto riguarda i settori, è l’industria ad attrarre il maggior numero di richieste a livello regionale (+63%). Seguono edilizia (-15%), commercio (-21%) e artigianato (-100%). 

«La cassa integrazione, in questi primi 8 mesi dell’anno, ha salvaguardato ben 9.878 posti di lavoro in tutta la regione – sottolinea il segretario provinciale della Uil - e la sua efficacia potrebbe essere maggiore e migliore se si procedesse ad alcuni interventi correttivi. È quello che ci attendiamo da un confronto costruttivo e propositivo con il neo Governo. Anche perché, in assenza di questo tipo di ammortizzatore, lo status occupazionale delle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, sarebbe mutato in quello di “disoccupati”. Aspetto, quest’ultimo da non trascurare in una fase in cui i dati registrano un aumento dell’1,1% delle persone in cerca di lavoro e le domande di Naspi, nel primo semestre di quest’anno, segnalano un incremento del 3,2% rispetto allo scorso anno». 

Di fronte a un tale scenario, per il segretario Uil Giannetto «occorre mettere in campo subito politiche che siano lungimiranti e strutturali nel tempo, dove il lavoro con la “L” maiuscola torni ad essere centrale, ponendo particolare attenzione al Mezzogiorno e alla necessità di spendere bene e concretamente i fondi europei per realizzare infrastrutture materiali e immateriali che possano ridare slancio all’economia del Sud».

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