La Cgil di Lecce aderisce allo sciopero globale del 27 settembre, organizzato dal movimento Fridays For Future e sarà presente alla manifestazione che partirà da Porta Napoli alle ore 9. Sarà una presenza discreta, senza simboli in modo da non togliere visibilità ai veri protagonisti della giornata: gli studenti. Per la Cgil coniugare sviluppo, lavoro e ambiente è una priorità strategica. Ed il modo per centrare l’obiettivo è la giusta transizione verso la decarbonizzazione.
Lo Sciopero globale per il clima - Il terzo “Sciopero globale per il clima” (Global Climate Strike) segue le manifestazioni globali di venerdì 15 marzo 2019 e di venerdì 24 maggio 2019, promossi dal movimento dei “venerdì per il futuro” (Fridays For Future, #FFF). Il movimento è nato a livello globale sull’esempio della giovanissima studentessa svedese Greta Thunberg. Sin dall’inizio, la Cgil ha aderito e sostenuto questo movimento. Al punto che il 15 marzo il segretario generale Cgil, Maurizio Landini, ha incontrato Greta nella sede della Cgil nazionale e le ha conferito la tessera onoraria.
In Italia, in questa settimana si sono svolte e sono ancora in programma numerose iniziative, che culminano il 27 settembre con lo sciopero degli studenti medi e universitari. Anche la Cgil ha programmato una serie di iniziative:
- il 21 settembre, un dibattito su clima e fisco nell’ambito delle Giornate del Lavoro di Lecce, con la partecipazione di un gruppo di ragazzi, autori di un flash mob (a cui si riferiscono le foto allegate al comunicato);
- domani 26 settembre, un’assemblea unitaria con Cisl e Uil;
- il 27 settembre, assemblee nei posti di lavoro sull’emergenza climatica, con l’obiettivo di sviluppare la contrattazione e le vertenze sul tema della decarbonizzazione e
dell'uso efficiente delle risorse.
L'emergenza climatica e la giustizia climatica sono priorità per la CGIL - La lotta al cambiamento climatico è necessaria e urgente perché è a rischio la sopravvivenza sul pianeta di numerosi specie, compresa quella umana. Per essere vinta comporta un cambiamento radicale dell'intero sistema economico e produttivo che deve spostarsi da un modello basato sulle fonti fossili, estrattivista, capitalista, consumistico e iniquo verso un nuovo modello di sviluppo equo e sostenibile. Questo cambiamento radicale avrà ripercussioni positive per la quasi totalità degli abitanti del pianeta, presenti e futuri. La decarbonizzazione dell'economia non può essere guidata dal libero mercato: la Cgil da anni promuove un intervento dello Stato in economia, anche con la creazione diretta di posti di lavoro. La Cgil è impegnata nella lotta per la giustizia climatica, fin dai primi anni delle conferenze Onu sul clima, ma ora davvero non c'è più tempo e l'emergenza climatica deve guidare sempre più la nostra azione perché attraversa profondamente i nostri valori fondanti: la giustizia sociale, la ricerca della piena occupazione, la lotta per l'equità intra e intergenerazionale e di genere, la difesa dei diritti umani. Per questo ogni volta che si profila una scelta strategica (nuovi impianti e infrastrutture per il gas e nuove estrazioni di petrolio e gas o efficienza energetica, rinnovabili, sistemi di accumulo e digitalizzazione reti, mobilità sostenibile e collettiva o vecchio sistema di mobilità individuale su gomma, crescita infinita o ripartizione equa delle risorse limitate del pianeta) dobbiamo sempre scegliere l'opzione che va nella direzione della giustizia climatica.
Il ruolo del sindacato e la contrattazione - Per la Cgil la contrattazione è uno strumento essenziale per rivendicare un cambiamento radicale del modello di sviluppo verso una società equa, rispettosa dei limiti del pianeta e dei diritti umani, che affronti con la dovuta urgenza l'emergenza climatica, la riconversione ecologica del sistema produttivo, la tutela ambientale, lo sviluppo di città sostenibili, l'uso efficiente delle risorse e tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile a partire da quello della piena occupazione. La contrattazione sull'ambiente e il territorio è stata lanciata dalla Cgil con il Piano del lavoro sin dal 2013 – compreso il Piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile – e ripreso con la Piattaforma integrata per lo sviluppo sostenibile.
La Cgil vuole consolidare la pratica di vertenze multilivello per il lavoro, l’ambiente, il clima e il territorio, rivendicando adeguati investimenti, ricerca e sviluppo, formazione e pianificazione per lo sviluppo sostenibile e la creazione di nuova occupazione sostenibile. Siamo determinati nel costruire alleanze per la lotta al cambiamento climatico. Lo stiamo facendo a livello nazionale, a partire dal lavoro con la confederazione internazionale e europea dei sindacati, nel rapporto unitario con Cisl e Uil, nella Coalizione Clima, nel rapporto costante con le maggiori associazioni ambientaliste, nell'Alleanza per lo sviluppo sostenibile, nella Tued (Trade Union for Energy Democracy) e con il movimento #FridaysForFuture, così come i territori lo fanno con le varie realtà locali.
L’apartheid climatico - La consapevolezza che spinge il sindacato ad impegnarsi su questo fronte è che il cambiamento climatico aggraverà la povertà e le disuguaglianze, determinando un “apartheid climatico”. I paesi in via di sviluppo, quelli con una responsabilità quasi nulla, pagheranno il 75-80 per cento dei costi. Il tempo stringe e i governi non stanno agendo. La Cgil crede che nel medio periodo la perdita di posti di lavoro conseguente all'uscita dalle fonti fossili possa essere più che compensata dai nuovi lavori necessari nei settori che contrastano il riscaldamento globale. Senza contare che il riscaldamento climatico si tradurrà in uno stress termico che causerà una perdita economica di 2.400 miliardi di dollari e di 80 milioni di posti di lavoro nel mondo entro il 2030. Il report Greening with jobs dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil), stima che il passaggio all'energia pulita creerà un aumento netto stimato di 18 milioni di posti di lavoro nelle energie rinnovabili, nella crescita dei veicoli elettrici e nell'efficienza energetica degli edifici e che il passaggio all'economia circolare creerà altri sei milioni di posti di lavoro, che si sommeranno alle ulteriori opportunità di lavoro per il passaggio all'agricoltura sostenibile. Oggi solo il 9% delle produzioni sono circolari.
La giusta transizione - L’espressione “Giusta Transizione” riassume la necessità di perseguire contemporaneamente la decarbonizzazione e la giustizia sociale. La Transizione per essere Giusta deve essere urgente e radicale per rispettare l’obiettivo di contenere l’incremento medio globale della temperatura entro 1,5°; allo stesso tempo deve riuscire a trasformare l’attuale sistema profondamente ingiusto e segnato da forti disuguaglianze in un sistema giusto, equo, che rispetti tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Le misure di Giusta Transizione sono le misure da adottare per tutelare i diritti dei lavoratori e delle comunità dipendenti economicamente dalle fonti fossili e quelle particolarmente colpite dall'impatto del cambiamento climatico. Queste misure devono essere definite tramite accordo fra Governo, Organizzazioni sindacali e parti imprenditoriali, per garantire un cambiamento equo verso la sostenibilità, attraverso politiche sociali ed economiche, investimenti e creazione di posti di lavoro sostenibili e di qualità, sostegno al reddito, politiche attive del mercato del lavoro. Per rendere praticabile la Giusta Transizione servono adeguati investimenti pubblici e privati per la conversione ecologica di tutti i settori economici e per creare nuovi posti di lavoro dignitosi, di qualità e sostenibili