Nel 2005 la Città di Nardò venne insignita della medaglia d’oro al merito civile dal Presidente della Repubblica. Un punto di partenza per traguardi nel solco della memoria, e della fratellanza. Da lì il gemellaggio con Atlit. Le delega ai gemellaggi non compare nella selva di deleghe assegnate all'attuale giunta.
L’alta onorificenza della medaglia d’oro al merito civile della Città di Nardò per aver accolto nel periodo dal ’43 al ’47 migliaia di ebrei scampati di sterminio nazisti nel campo profughi allestito tra Santa Maria Al Bagno, Cenate, Santa Caterina, Lissandri Mondonuovo segna un traguardo di prestigiosa rilevanza, frutto di ricerche, approfondimenti cui un ruolo determinante lo ha avuto il concittadino Paolo Pisacane. E l’associazione Pro Murales Ebraici. Nel gennaio del 2005 la Città di Nardò venne insignita della medaglia d’oro al merito civile dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. E segna un punto di partenza per traguardi nel solco della memoria, della sensibilizzazione, della fratellanza. In tale prospettiva si inquadra la grande amicizia coltivata con la Città di Atlit, confluita poi nel gemellaggio. Il museo fu inaugurato nel 2009 (Della sua gestione si occupa oggi la cooperativa Fluxus e Valeria Dell’Atti). Ad occuparsi di tale percorso l’avvocato Fernando Bianco che era assessore con delega agli Affari Generali e ai Gemellaggi. Nardò è gemellata con Atlit ed anche con Fiorano Modenese.
Avvocato Bianco, lei aveva la delega ai gemellaggi e agli Affari Generali all’epoca e si è occupato di costruire il percorso che portò alla realizzazione del museo della Memoria. Perché un gemellaggio proprio con Atlit?
La città di Hof Hacarmel Atlit fu approdo dei profughi provenienti dai campi di Nardò, che contribuirono tra l’altro alla costituzione del nascente Stato d’Israele. Il murales ora nel museo della memoria sintetizza in perenne drammaticità il percorso verso Israele Atlit. (Il murales realizzato dall’ebreo polacco Zivi Miller sintetizza il grande sogno degli ebrei di raggiungere la Terra Santa, le vittime scampate all’Olocausto si lasciano alle spalle l’Europa del filo spinato attraversano l’Italia e raggiungono Santa Maria Al Bagno e il suo campo di accoglienza prima di arrivare in Palestina dopo aver attraversato un arco che ha la forma della stella di David). Ho avuto il piacere e il grande onore quale assessore delegato nella giunta Vaglio di occuparmi dell’evento del gemellaggio. Fu un momento esaltante, dove l’impegno amministrativo è stato di grande crescita umana.
Che ricordo ha di quei luoghi?
Un altro momento che ricordo con singolare e toccante emozione è stata la visita, in delegazione, in Israele alla città di Atlit. Lei era con me, e c’era anche Paolo Pisacane. Incontrammo insigni personalità del mondo culturale e politico. Fummo ricevuti dall’Ambasciata con prestigiosa accoglienza. Conoscemmo la realtà della vita quotidiana in continuo stato di allerta: a scuola(con la protezione del filo spinato), nei locali pubblici, nei pub: in un contesto di assoluta normalità. Ricordo che le scolaresche si spostavano con uno studente o una studentessa armata ogni 15 allievi. Visitammo il museo di Atlit che aveva una banca dati multimediale che i visitatori consultavano. Con il direttore ed i responsabili facemmo un tavolo di incontro e di programmazione e misero a disposizione di Nardò l’immenso patrimonio multimediale (qualcosa di eccezionale vi era e vi è riguardo alla storia ebraica e alla vicenda della Shoah). Sarebbe confluito nel nostro museo della Memoria.
Ci racconta il percorso che portò alla realizzazione del museo?
Si, un gratificante ruolo l’ho avuto nella creazione del Museo Della Memoria. Io e il sindaco incontrammo a Roma il rabbino capo della comunità ebraica della capitale Riccardo Di Segni nella Sinagoga Romana. A lui chiedemmo di indicarci un architetto di origine ebraica a cui affidare la progettazione del museo della Memoria. Ci fu indicato l’architetto Luca Zevi con cui nacque una grande amicizia, un profondo rapporto. Il museo fu realizzato e ora c’è. Nella progettazione e nella realizzazione fu curata con singolare perizia e con persistente attenzione dalla Sovrintendenza la rimozione dello storico murales dalla casina pericolante in cui era collocato. Sono state esperienze uniche che ancora mi toccano.
NOTA DEL REDATTORE - Tra i personaggi più noti giunti nel Salento, per condurre trattative, per l’acquisto di navi per il trasporto dei profughi in Palestina e per sollecitare l’emigrazione, menzioniamo Golda Meir (su un atto di matrimonio vi è apposta la sua firma come testimone di nozze) e David Ben Gurion, che si fermarono per qualche tempo a Santa Maria. Samuel Goetz (nato a Tarnow, Polonia, nel 1928) racconta nel romanzo autobiografico dal titolo I never saw my face, le tribolazioni di un bambino deportato nei campi di sterminio nazisti, di un orfano costretto a mille peripezie prima di giungere nel Salento, dove è libero infine di riapprezzare il valore dell’esistenza.
LA DELEGA SMARRITA - Il gemellaggio tra città è una delle misure più efficaci per un maggior coinvolgimento dei cittadini a livello europeo. Oggi la delega ai gemellaggi non compare nella selva di deleghe assegnate alla giunta comunale. Eppure proprio la delega ai gemellaggi rispecchia al meglio il ruolo dell’Ente pubblico, “con le sue finalità, con suoi orizzonti che travalicano quelli propri di un’impresa, perché attengono al bene comune, allo sviluppo democratico, alla partecipazione dei cittadini. Di qui la riaffermazione della natura “politica” di ogni gemellaggio e della sua natura essenzialmente “europea”, nel senso che esso deve essere concepito ed attuato nella prospettiva dello storico processo di unificazione democratica dell’Europa, oltre che come strumento di amicizia, di accoglienza del “diverso”, di confronto di varie culture, contro ogni tentazione di xenofobia, di chiusura etnica o religiosa, di razzismo”. La cancellazione della delega ai gemellaggi esprime altresì chiusura, cupo provincialismo e soprattutto uno sguardo miope limitato e l’incapacità, manifesta, di incarnare una visione collettiva.