Coronavirus o SARS-Cov-2 o Covid19 la sostanza non cambia. E’ quella specie di pallina da golf dalle dimensioni microscopiche che sta mettendo a dura prova, mietendo vittime innocenti,il mondo intero. La nostra Nazione, dopo la Cina, è quella, attualmente, più colpita. Circa 25.000 contagiati e 2500 morti allo stato attuale. Nessuna regione risparmiata.
Disastro o catastrofe, - scrive Lucio Tarricone, medico e coordinatore del centro studi Salento Nuovo - i termini non mutano la drammaticità della situazione. Potevamo e/o dovevamo aspettarci un evento simile? L’epidemia ci ha trovati impreparati? Si potevano fare scelte diverse? Facile a posteriori, per chi non è in prima linea e non lo è mai stato, pontificare e dispensare perle di discutibile saggezza. A volte meglio tacere. Ma si sa noi italiani non riusciamo, molto spesso, a frenare i nostri peggiori impulsi e per soddisfare il narciso che è in noi indulgiamo in sterili quanto assurdi sproloqui. La realtà è ben più complessa.
La realtà sta evidenziando come anche in Nazioni, apparentemente, più organizzate della nostra occorre sempre un certotempo perché si possa organizzare al meglio l’apparato dei soccorsi che permetta, nel minor tempo possibile, di ridurre lo sbilanciamento tra risorse disponibili e risorse necessarie. E non è facile, per niente. Tutti sanno che per fronteggiare e gestire una epidemia è necessario prendere decisioni dure e dolorose. Forse non tutti sanno quanto possano essere difficili le scelte. Proviamo a spiegare le due possibilità che il nostro governo aveva di fronte.
La prima, quella inizialmente scelta dalla Gran Bretagna e Germania, prevedeva di puntare tutto sulla cura degli ammalati e non prevenire il contagio.
La seconda , adottata in Italia e prima in Cina, cercare di prevenire il contagio con misure drastiche quali chiusura attività produttive, limitazione dei movimenti etc. e contemporaneamente dispensare a tutti gli ammalati le cure necessarie.
La prima ipotesi determina consapevolmente, diciamolo chiaramente, la possibile morte di una notevole quota di popolazione, soprattutto anziani e soggetti con pregresse patologie, con costi economici “ridotti” senza fare nulla per cercare di salvarli. “molte famiglie perderanno dei cari” aveva detto il Primo Ministro inglese Boris Johnson annunciando le misure per fronteggiare l’epidemia in Inghilterra lasciando intendere che non si sarebbero adottate misure rigide. Salvo poi fare dopo sole 24 ore marcia indietro.
La seconda ipotesi, quella scelta dal nostro Governo, prevede di cercare di salvare quante più vite umane possibili a fronte di costi economici altissimi e limitazione delle libertà personali.
Un dilemma non da poco. L’Italia ha scelto, pur tra mille difficoltà e sicuramente non pochi errori, di privilegiare la vita umana sul “vil denaro”. Scelte difficili, scelte politiche che avranno conseguenze sulla vita di tutti noi. Scelte che sottintendono anche decisioni organizzative che prevedono un approccio multidisciplinare che tenga conto dell’organizzazione tecnica, logistica, medica con la massima chiarezza nei processi di comando, controllo e coordinamento. Non vogliamo, in questo scritto, discutere del modello sanitario su base regionale, che ha mostrato non poche lacune, e dello scempio che del servizio sanitario è stato fatto ma evidenziare come, al netto degli errori, il sistema stia tenendo.
E speriamo che continui a tenere. Il sistema sta tenendo grazie soprattutto al sacrificio e all’abnegazione degli operatori sanitari ma anche per le decisioni strategiche prese e che oggi vengono adottate anche dalle altre nazioni e alla solidarietà concreta tra regioni. In Puglia, oggi, la situazione è sotto controllo. Le previsioni, basate su modelli scientifici, stimano che oltre duemila persone potrebbero contrarre infezione da coronavirus e un trenta per cento potrebbe avere bisogno di cure.
La Regione Puglia, che ha come consulente il Prof. Lopalco uno dei più illustri epidemiologi italiani, ha approntato secondo le direttive nazionali delle strutture “dedicate” ad affrontare l’emergenza “coronavirus”. Le strutture individuate nella nostra provincia sono il DEA di Lecce e l’ospedale di Copertino per la fase acuta. A Galatina si sta lavorando per riportare il Padiglione “Palmina De Maria” a quella che sarebbe dovuta essere la sua destinazione originaria. Un centro regionale per la cura delle malattie infettive. Il padiglione “Palmina De Maria” inaugurato circa venti anni fa sarebbe dovuto essere un centro regionale dedicato alla cura delle malattie infettive, un ospedale nell’ospedale autonomo.
Non adempì mai a tale funzione per la bieca miopia della politica e degli stolti campanilismi e localismi. Per la fase di postacuzie è stato individuato l’ospedale di San Cesario che era in passato dedicato alla cura delle malattie polmonari. La decisione di approntare degli ospedali destinati alle cure in urgenza ed elezione e il monitoraggio postacuzie del coronavirus non è una invenzione politica ma risponde a precise esigenze sanitarie. Esiste una branca della medicina, la medicina delle catastrofi, che delinea scenari e possibilità di interventi.
E’ la scienza, pur tra polemiche e difficoltà, a determinare l’organizzazione sul campo. In Puglia il comitato scientifico che sta monitorando e seguendo l’evolvere della situazione ha deciso di adeguarsi alle direttive nazionali.Il Presidente della Regione, per spegnere sul nascere polemiche che stavano ingenerando confusione e aspettative non realizzabili, ha precisato : “ Il piano di riordino ci ha permesso di utilizzare immediatamente ospedali già attivi e destinati alle lungodegenze e alle patologie croniche. Alcuni sindaci ci hanno chiesto di destinare questi ospedali al trattamento degli acuti, ma non si può fare. Il ministero ci chiede di non moltiplicare gli ospedali sul territorio ma di centralizzare la gestione dell’epidemia per non disperdere competenze e riserve”.
Una scelta chiara dettata dalla necessità di concentrare tutte le risorse ed energie per affrontare al meglio una prova difficile. Emiliano sulla scorta delle indicazioni scientifiche, in questo modo, ha risposto in modo netto ed inequivocabile a quanti, in modo irragionevole, proponevano la riapertura degli ex ospedali di Campi Salentina, Gagliano del Capo e Nardò. Sono tempi difficili. Tempi nei quali occorre ragionevolezza e serietà. Tempi nei quali occorre gente credibile.
Avremo tempo per discutere dell’Europa, dello sfascio del sistema sanitario e dei responsabili di tale sfascio, ma dovremo avere anche il coraggio di discutere dei tanti irresponsabili che in questi giorni, mettendo a rischio la loro salute e quella degli altri, hanno disatteso, a partire dal “sor Salvini”, i divieti delle autorità; dovremo parlare di chi non pagando le tasse si lamenta che manchino le attrezzature sanitarie e pretende cure immediate e gratuite, dovremo parlare di tante, molte situazioni che riguardano noi cittadini. Avremo il coraggio di farlo o torneremo alle nostre vecchie abitudini all’insegna del detto :” passata la festa gabbato lo santo”? Questa purtroppo non è stata, non è una festa. Cerchiamo di tenerlo ben presente se vogliamo avere un futuro.