I dolori del giovane Werther: "Gli oppositori lavorano alacremente, con questa inflazione di candidati insufficienti in tutto e per tutto, a favore del grande Asfaltatore"

L’opposizione neritina all’amministrazione in carica si fraziona in tanti filoni che sperano di avere l’efficacia del principio tattico enunciato da Mao Tze Tung. “Marciare divisi per colpire uniti”. 


Il dato sostanziale che a capo delle colonne in marcia (consistenza da appurare) si muovono figure logorate da precedenti ruoli pubblici spesso ricoperti con pochi risultati talvolta negativi. Ma anche chi potrebbe apparire nuovo, come il manager di rilievo Petraroli, sconta handicap di prima grandezza.

Nel caso specifico di essere frutto di un mandato esplorativo dato all’ex sindaco Risi, che, al contrario di re Mida, rende vecchio e stantio tutto quel che tocca. Con l’aggravante di aver pronunciato un rancoroso appello a non votare Emiliano alle regionali che a molti anti melloniani non è andato giù. Quindi Petraroli vede offuscate, irrimediabilmente, tutte le qualità che poteva mettere in campo.

Risi è divisivo e il suo disimpegno degli ultimi 5 anni ha ulteriormente appesantito la sua figura. Altrettanto latitante risulta essere stato, seppur sedendo in consiglio comunale, Carlo Falangone che si palesa candidato sindaco per un gruppo di sinistra scontento della scelta di Petraroli e udite, udite dei 5Stelle. Falangone, nella sostanziale inattività dell’opposizione in consiglio comunale, detiene il record.

Non si ha memoria in questi anni di un suo intervento qualsiasi; non si è neanche visto un suo comunicato sulla situazione amministrativa della città, non si è avuta notizia di una qualunque proposta di indirizzo della vita cittadina. In poche parole sparito da ogni tipo di rilevamento radar come un sottomarino inabissatosi sotto la calotta polare artica. Al punto da ingenerare il sospetto che fare politica amministrativa per lui sia possibile solo da ruoli esecutivi. Solo sedendo in giunta.

E questo ne fa un candidato perfetto per i seguaci di Grillo, sempiterni ectoplasmi a queste latitudini che prendono voti per riflesso mediatico nazionale (alla maniera di Forza Italia) e vengono eletti senza conoscere i propri elettori. E che, tra un’elezione e l’altra, producono solo sparuti e anodini comunicati di dozzinale ispirazione. Con queste premesse anche la candidatura Falangone non è assolutamente attrattiva per quella parte autonoma e libera dell’elettorato che potrebbe essere decisiva nella sfida elettorale. 

Perché nella tornata di cinque anni addietro fu quel segmento elettorale a decidere l’esito finale. Ben aldilà delle millanterie dei transfughi della coalizione Risi che poi sono saltati sul carro del vincitore come Natalizio e Dell’Angelo Custode.

Solo i sempliciotti possono credere alla favola che certi soggetti potessero andare contro il loro interesse; si vedevano già pezzi di rilievo di una riconfermata amministrazione Risi perché avrebbero dovuto favorire l’outsider Mellone che era indietro di oltre duemila voti? L’allocco che ha creduto, o ha voluto far credere di pensarlo, è stato Mellone che si è anche bevuto, o ha fatto finta di bersi, il bluff dei voti di Vaglio e di Lupo o di altre lobbies. 

Gli elettori che votano sempre a favore di chi è al potere per trarne qualche vantaggio in termini di aiuti economici, di sussidi, di piccoli contributi o di altre marginali gratificazioni o favoretti, erano dalla parte di Risi che incarnava il potere. Stavolta sono dalla parte di Mellone che è l’odierno potere anche se i risultati delle regionali scorse non sembrano così brillanti. 

Quasi cinque anni di amministrazione, sette assessori comunali, un consigliere provinciale con delega specifica, 14-15 consiglieri di maggioranza, incarichi, appalti, posti di sottopotere, dozzine di chilometri di asfalto, passaggi pedonali rialzati (i rallentatori sono vietati) rondò a gogo, segnaletica orizzontale, pista ciclabile, circolazione stradale orientata in senso clientelare non sono serviti ad ottenere un exploit di consensi. 

L’assessore teleguidata Puglia, pupilla del Mellone che l’ha imposta dovunque, ha raccolto appena il 27% dei voti espressi dai cittadini di Nardò lontanissima dalla maggioranza assoluta che l’Asfaltatore punta ad ottenere. Ecco il motivo del tambureggiare propagandistico che non è un segno di forza. E’ una manifestazione inconscia di debolezza. Ma gli oppositori lavorano alacremente, con questa inflazione di candidati insufficienti in tutto e per tutto, a favore del grande Asfaltatore.

Werther Messapo

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