Sono vicino alle famiglie e ai negozianti neretini che in queste ore hanno subito danni a causa degli allagamenti. Quando accadono questi eventi servono a ben poco gli slogan e i selfie di questi anni. Rimangono i danni, centro urbano e marine allagate e persone con gli stivali e le scope per strada a salvare il salvabile. Per quanto ancora dovremo sopportare tutto questo? Abbiamo davanti ai nostri occhi la superficialità e l’improvvisazione con cui è stata amministrata la nostra città in questi cinque anni. No, non sto facendo campagna elettorale, sto riportando i fatti. Da ormai quattro anni questa amministrazione ha eliminato il Centro di Emergenza Pubblica (CEP), distaccamento di Protezione Civile di Nardò, che negli anni passati garantiva un pronto intervento anche per affrontare situazioni di pericolo (come chi è rimasto bloccato con la propria auto dentro la valanga di acqua). Quasi un anno fa questa amministrazione perdeva un’occasione storica per finanziare opere contro il dissesto idrogeologico, per prevenire episodi come quelli di questi mesi. Alla nostra città sarebbero spettati 5 milioni di euro.
E in questi cinque anni, chi vive a Nardò lo sa, sono stati eliminati tante piantumazioni e spazi utili per l’assorbimento delle acque piovane che hanno determinato una trasformazione del territorio che non può che peggiorare il modo in cui la città risponde a determinati fenomeni atmosferici.
La verità è che questa amministrazione non solo è incapace di programmare e fare scelte che rispondano alle vere esigenze dei cittadini, ma dimostra tutta la sua impreparazione per gestire le emergenze che una città grande come la nostra può vivere. Ricordo solo come esempio la scelta di un capannone industriale per somministrare vaccini.
In questi cinque anni sono state preferite opere “vistose”, lasciando al palo opere strutturali che potessero venire incontro a quelli che sono i veri problemi del nostro territorio. Quello che sta avvenendo ne è la dimostrazione.
Davanti a tutto ciò c’è chi risponderà con l’ennesimo selfie o l’ennesima offesa. La buona politica è un’altra cosa.
La buona politica programma e realizza opere che servono alla città. La buona politica pensa a come modificare l’assetto urbano per rispondere ai cambiamenti climatici e non al prossimo mega-manifesto. La buona politica non offende e divide ma risponde con i fatti concreti ai problemi dei cittadini.
Lo ripeto ancora: per quanto dovremo sopportare tutto questo? Il 3 e 4 ottobre voltiamo pagina.