La campagna elettorale per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale di Nardò è partita sotto la cappa di unatroce dubbio: il sindaco in carica Pippi Mellone, oggi ricandidato, indagato dalla Procura di Lecce per aver falsificato le firme dei candidati nelle elezioni del 2016, è responsabile di un delitto così grave che getta un’ombra pesantissima sulla persona e sul suo modo di amministrare?
In un paese normale e in una città normale i cittadini devono avere tempestivamente gli strumenti e le informazioni per scegliere con la massima consapevolezza chi deve rappresentarli. In questo momento è come se li si costringesse a votare bendati.
Cittadini responsabili non affiderebbero mai la propria città ad un falsario, spregiudicato e senza scrupoli, che tracanna selfie prendendosi beffa della legge, della giustizia, degli organi di controllo, degli avversari politici, delle parti offese.
Nell’inchiesta in corso il pubblico ministero incaricato delle indagini ha disposto una perizia grafologica per accertare se effettivamente Pippi Mellone ha falsificato le firme di alcuni suoi candidati. La perizia risulta già depositata in procura. È un vero e proprio sfregio alla democrazia mandare una città di trentaduemila abitanti al voto nella nebbia di un inquietante interrogativo: il sindaco Mellone ha l’inclinazione a commettere reati molto gravi pur di tenere il potere?
Il dubbio è ancora più allarmante se si pone mente al furto delle prove contro Pippi Mellone che è stato commesso addirittura negli uffici del comune, quasi certamente da uno o più dipendenti.
Le modalità del furto sono tali che seppure l’esecutore materiale non dovesse appartenere all’organico del comune, è certo che si è avvalso della complicità di personale interno.
Ci sarebbe anche altro. Ma solo questo basta per poter affermare che se i cittadini non hanno chiara contezza di quanto accaduto, il loro esercizio di voto in questa tornata elettorale sconterà la lentezza di una giustizia e delle istituzioni preposte ai controlli (Ministero dell’interno, Prefettura, Corte dei Conti) che finisce col colpire al cuore i princìpi della democrazia, trasformando una competizione elettorale in una gara fasulla nella quale il più spregiudicato e il più falso finisce col partire addirittura avvantaggiato.
È lecito, in un momento così delicato per le sorti della città di Nardò, chiedere a tutte le istituzioni uno scatto eccezionale di responsabilità.
Non pretendo che la mia città sia l’ombelico del mondo, come ha sostenuto con una infelice battuta un “genio” amico del governatore Michele Emiliano, ma ritengo che la democrazia sia una cosa molto seria e non possa consentirsi che politicanti senza scrupoli, magari con qualche amico potente, e contando su istituzioni “distratte”, ne facciano rancida brodaglia.
Marcello Risi