Ma veramente c’è tanta follia in giro da riaffidare Nardò al “prosciuttomellonismo”? L’efficace definizione di Marcello Veneziani inchioda il movimento dell’Asfaltatore e di Emiliano alla sua vera essenza. Un trasformismo inciuciatorio utile solo a mantenere la gestione del potere fine a se stessa senza alcuna utilità effettiva per le comunità cui si rivolge.
Il “prosciuttomellonismo” definisce allegoricamente la deriva tesa a sfruttare il potere banchettandoci per ramazzare populistici consensi per le carriere personali.
Ma veramente nessuno si accorge dell’assoluta mancanza di progetti e idee per favorire lo sviluppo delle comunità che hanno la sfortuna di essere amministrate da tali soggetti?
Lavori pubblici di pura facciata, di ordinaria manutenzione senza nessuna, proprio nessuna, ricaduta sull’economia cittadina. Senza nessuna utilità sull’occupazione, sull’imprenditorialità. Operazioni simili a quelle dei truccatori cinematografici incaricati di nascondere le rughe e le decadenze delle attrici ultraottantenni con spessi strati di cerone e altre misture. Ma finite di girare le scene sotto riemergono le magagne.
Questo accade a Nardò.
Fiumi di asfalto che favoriscono i produttori delle materie prime, i progettisti e chi li mette in opera ma che non spostano una sola virgola a favore delle categorie produttive e sociali della città. Chiedete a qualche serio istituto di ricerca di indagare sull’effettiva ricaduta produttiva, economica e sociale dell’asfaltare strade secondarie, prevalentemente residenziali. Sarebbe fatica inutile e tempo sprecato; anche chi è poco sveglio potrebbe facilmente rispondere che la ricaduta è pari allo zero assoluto.
Chiaramente ai cittadini sono dovuti i servizi essenziali ma tutta l’attività di una amministrazione non si può ridurre esclusivamente ed ossessivamente al rifacimento delle strade. Come dicevano i qualunquisti per questo basta un buon tecnico, basta un buon geometra. Non c’è bisogno di un sindaco, di sette assessori, dei consiglieri comunali e così via.
Un’Amministrazione Comunale deve perseguire piani strategici di indirizzo e sviluppo per la comunità che guida, deve guardare in prospettiva, deve organicamente progettare il futuro, deve incentivare le peculiarità del territorio per farle diventare traino dell’economia e della società cittadina.
Non deve fare solo ed esclusivamente strade, rotatorie e pedonali rialzati.
Sono specchietti per le allodole buoni per attrarre consensi effimeri di chi ha vocazione a farsi abbindolare ma non tracceranno mai linee per l’indirizzo futuro della realtà economica e produttiva della città.
Ad esempio in una realtà come Nardò con un territorio ampio 190 chilometri quadrati non esiste una politica agricola degna di questo nome; non esiste nessuna funzione di stimolo all’introduzione di nuove colture, non esiste nessuna promozione per la trasformazione in loco delle produzioni agricole, non si fa nulla per illustrare avanzate modalità di gestione delle imprese agricole. Tutte attività necessarie in epoca di grandi cambiamenti in campo agricolo e che potrebbero significare serie ricadute in termini occupazionali. L’amministrazione comunale dovrebbe fungere da attore promozionale per tutti questi canali di sviluppo in sinergia con le associazioni di categoria favorendo anche nuove e più avanzate aggregazioni tra operatori. Perseguendo un ruolo da volano di sviluppo indispensabile per un settore che, tranne poche eccezioni, rimane vecchio e poco progredito legato a vecchie dinamiche come incentivi e integrazioni.
Ma come si può pensare a questi argomenti quando la mente è intasata dalla maniacale monotematica tensione all’asfalto?
Premiare ancora chi ha dimostrato di avere una concezione arretrata del ruolo amministrativo, in questo perfettamente uguale a tutti i suoi predecessori, sarà dannoso per il futuro di Nardò.
Werther Messapo