Editoriale: tra le messe in scena della vita, la più patetica (e forse anche tragica) è l’ostentazione di ciò che non si è

A volte in politica ci si ricorda della coerenza, di solito vien buona in campagna elettorale come tutte le favolette che si raccontano nei programmi raffazzonati alla buona ed utilizzati per abbindolare gli allocchi. In tanti, spesso, ed è evidente, abboccano. Ma i politici la coerenza non sanno neppure dove sia di casa.

 

La presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, invitata a Nardò ad un seminario in cui si presentava un lavoro sui luoghi dell'accoglienza ha opposto un fermo e sentito: "No, grazie". "Non ci sarò a Nardò, serve coerenza"- avrebbe detto. Ma pensa tu: nella cittadina medaglia d’oro al merito civile per l’accoglienza si presenta la guida regionale “Puglia in viaggio nella memoria. Tra i luoghi dell'Antifascismo, della Resistenza e dell'Accoglienza” e chi, più di ogni altro, dovrebbe presenziare si nega sdegnata. Davvero, egregi concittadini, non vi colpisce questo rifiuto? Non vi sgomenta? Non vi fa vergognare?

Mi ha colpito molto la fermezza di questa donna, che ha due lauree ed una specializzazione in diritto ed economia della Comunità Europea. L'assenza della Di Segni mi ha davvero fatto impressione, avrei voluto conoscerla. E parlarle. La pensa come me. Io l’ho scritto e l'ho ribadito i Fascisti non possono presenziare i congressi sui temi dell’accoglienza e della Shoah…ci voleva una donna per fare chiarezza! Stante evidentemente la scarsa capacità di lettura della realtà e degli eventi che appartiene ai tanti uomini che sono in grado di vegetare nelle nostre lande. 

D'altronde vivere è la cosa più rara al mondo, la maggior parte della gente esiste. Ecco tutto. Mi viene in mente la zona grigia quella che identificava i colori del museo della memoria prima che venissero sostituiti incomprensibilmente da un verde brillante. “Nel Lager nazista – scrive Levi - c’è una struttura di potere che vede al vertice le SS, e che passa attraverso i Kapo e i “Prominenti”, per arrivare fino a coloro che non rivestono alcun ruolo o potere: gli ultimi. Per sopravvivere nel campo ciascuno deve entrare in contatto con questa struttura e cercare di ottenere un posto di qualche rilievo, anche minimo, che gli consenta di mangiare un po’ di più, di lavorare un po’ meno, di non stare al freddo, di godere della protezione o della benevolenza di prigionieri di rilievo. Si tratta di una lotta continua e disperante per non diventare un “sommerso”, per non cadere sul fondo della gerarchia sociale ed essere perciò scelti per la camera a gas”.

Questa è la zona grigia. Non altro.

Ho letto le esternazioni degli esponenti politici autorevolissimi che si sono presentati ad un evento così di rilievo e non posso non evidenziare alcune criticità. Fatti ed evidenze che, per altro, qualche umano avvertito e sensibile mi  ha segnalato. “Come si fa a parlare per ore senza citare l'occupazione anglo americana, la sconfitta del nazifascismo, senza rammentare che le abitazioni furono requisite e non offerte?”. Il sindaco redento “Ha affermato di essere in lotta con i totalitarismi, includendo quel comunismo che  faceva parte del CLN, della lotta partigiana, dei fondamenti della nostra Repubblica”. 

"Io credo nella democrazia e nella Costituzione e sono contro ogni forma di violenza, contro ogni forma di totalitarismo o di dittatura che sia essa fascismo, comunismo o nazismo” ha precisato nel corso del suo intervento il primo cittadino. Questa affermazione con cui contraddice le sue azioni, la sua formazione e la sua appartenenza politica non mi ha colpito.

Immagino che sarebbe pronto a negare anche la sua partecipazione a quella carnevalata della cerimonia di commemorazione di tal Ramelli. Immortalata da un video che circola su YouTube. Presto lo vedremo disponibile e ansioso anche di festeggiare come si deve il 25 aprile come un fiero partigiano. Al posto del saluto romano sguainerà un pugno chiuso con cui saluterà i suoi compagni, imitando nella plastica posa il buon Emiliano che nella stessa si è esibito dinanzi ai compagni della CGIL. Che nell’occasione, per la verità, dimostrarono di non gradire.

Sarebbe commovente adesso che il nostro sindaco, mosso a redenzione, facesse restituire al museo della memoria i colori originari: il grigio pensato dall'architetto Zevi, e sostituito inspiegabilmente, in un lavoro recente, dal verde che non simboleggia nulla nella scelta precisa pensata dall'architetto romano. La Soprintendenza non se n’è neppure accorta. Saranno oberati di lavoro. Sarebbe bello anche rispolverare il gemellaggio con Atlit e con Israele ("Senza seguito alcuno") che avrebbe potuto rappresentare, se non fosse stato cancellato perfino dalla memoria,  (Non si hanno da tempo notizie di relazioni di nessun tipo) per questo territorio un volano di crescita e di sviluppo in uno scenario più ampio di quello in cui vivacchia oggi la nostra città. Pirandello diceva:”Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.

Ma tra le messe in scena della vita, la più patetica (e forse anche tragica) è l’ostentazione di ciò che non si è.

Marco Marinaci

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