Bellofatto – Il Tour Tra Briganti, Brigadieri, Santi E Abitanti è il libro d’esordio di Vito Carenza, edito e pubblicato da Les Fláneurs nel 2021. Un libro articolato e complesso dove la riconoscibilità delle sfaccettature d’ambiente la si lascia all’intuizione per poi rivelarla alla fine di ogni capitolo o racconto dir si voglia.
Venerdì 10 dicembre la presentazione dell'opera a Nardò presso il Chiostro dei Carmelitani, dialoga con l'autore il giornalista Marco Marinaci, intervengono l'autore del libro, lo scrittore Vito Carenza e l'assessore alla cultura del comune di Nardò Giulia Puglia. Il nome di ciascuno dei diciassette capitoli ci prepara a una lettura impegnativa e carica di suggestioni: Chicci, Claudia Cardinale, La fiera di Byron, Il mistero di Carovigno. Ma siamo in Puglia, non quella che ci piace vedere, è la terra dove si capovolgono i luoghi comuni, da noi spesso utilizzati come scudi, e nella narrazione si scopre tutto ciò che c’è o può esserci fuori, oltre la Puglia convenzionale.
L’opera si stacca da quel filone narrativo che di recente aspira a una regione da sceneggiare, i nostri paesi diventano “la reaction, ovvero l’alternativa al reality e alla fiction” dirà Francesco Laveneziana sindaco di Carovigno al suo collega di San Vito Dei Normanni. Il lettore si prepara alla rivoluzione del viaggio - perché si tratta di un tour - già con il linguaggio utilizzato e la struttura narrativa che insieme rompono gli schemi tradizionali.
Non c’è sopportazione per il pensiero resiliente da parte di tutta la famiglia di personaggi e luoghi che avvicinandosi fisicamente gli uni agli altri disegnano una nuova carta geografica della regione, in cui ogni nuovo punto d’interesse è incredibilmente vicino e legato a uno che crediamo essere distante. Il nostro cibo che spopola su tutti i canali diventa qui il piccolo contorno portatore di un grande messaggio: la vicinanza. Perché se Francesco Laveneziana e Philomena Passalacqua, chissà quanto borraccia e quanto ceramista di Laterza, si appassionano perdutamente l’uno dell’altra, allo stesso modo il pisello nano di Zollino si decide a stare con la fica mandorlata di San Michele Salentino.
Tante le relazioni d’amore che hanno in sé l’animo del sottotitolo del libro, lo spirito della tradizione tanto pugliese quanto meridionale, rapporti che non si accontentano del riconoscimento attuale perché sanno essere effimero. Aggiungere è il verbo magico più appropriato a Bellofatto, perché non bastano le tradizioni consolidate, e l'autore invita ad arricchirle e a fare così innovazione e pure i conti con i fantasmi interiori.
Tra questi la paura del cambiamento che si farà incubo patologico proprio in quel Laveneziana, personaggio principale del libro, a cui giunge il supporto morale di Gina, la barbieressa di Bovino, che lo inviterà ad andare avanti e a fidarsi di sé. Il richiamo delle radici di cui soffriamo e ci vantiamo è pari all’inganno del canto delle Sirene rivolto a Ulisse. In Bellofatto si aspira alla chioma, così i dialetti danno forza e riconoscibilità ai personaggi capaci, attraverso l’esperienza, di dialogare recitando in lingua straniera e cantando Springsteen e i Beatles, sognando Leonardo Leo, e quando la pizzica è suonata solo col tamburello si fa patrimonio del “Nunesco”. In tutte le parole del libro c’è una ragione per l’uso, l’importanza è sia semantica che fonica, strategia che amplifica i sentimenti. C’è compassione durante la partita di calcio tra bambini che ci sono e quelli che non ci sono più, in una piazzetta di Taranto! Se forza c’è in Bellofatto sta nella sua ricetta, nei tanti ingredienti con cui vedere già una bella terra e basta.