Sabato 3 marzo si apre a Lecce il Convegno “Inquinamento ambientale e infertilità”, organizzato dal Centro di Procreazione Medicalmente Assistita della Casa di Cura Prof. Petrucciani di Lecce, diretto dal Dr Giancarlo Locorotondo (responsabile clinico) e dal Dr Giovanni Presicce, (responsabile laboratorio).
Molto attuale il tema del convegno durante il quale verranno presentati i risultati preliminari di un’indagine sui parametri numerici e funzionali del liquido seminale nella province di Lecce e Brindisi condotta dal Centro PMA stesso tra luglio e dicembre 2017: i risultati hanno dimostrato che 46 soggetti sui 100 analizzati presentavano una significativa riduzione del numero, della motilità e della morfologia degli spermatozoi rispetto ai valori soglia fissati dall’OMS , parzialmente reversibili in seguito ad adeguamento della stile di vita ed alimentare, avvalorando in questo modo la tesi che ci sia una diretta correlazione tra inquinanti ambientali e riduzione del potenziale fertile del liquido seminale.
La continua esposizione a sostanze inquinanti, infatti, oltre ad avere effetti sulla salute in generale, può essere causa di alterazioni nel sistema riproduttivo.
“Lo scopo del nostro convegno – dichiara il Dottor Giancarlo Locorotondo - è quello di riunire diverse figure professionali che possano contribuire con la propria specifica competenza allo studio della problematica: dalla conoscenza del fenomeno alle armi da mettere in campo dal punto di vista terapeutico, partendo dalla prevenzione della fertilità, sempre più insidiata dagli effetti tossici degli inquinanti. Si confronteranno infatti medici, biologi, ambientalisti, nutrizionisti, magistrati e volontari che tanto si adoperano ogni giorno per il contenimento del fenomeno dell’inquinamento ambientale”.
“Sono moltissimi gli agenti e le sostanze inquinanti che ogni giorno impattano sulla nostra vita quotidiana - dichiara il Dottor. Giovanni Presicce - ad esempio gli iperfluorati, usati in una larga varietà di prodotti di consumo, gli ftalati, impiegati nei giocattoli per bambini, i parabeni, usati soprattutto nei profumi e nei saponi, il bisfenolo A, utilizzato principalmente per la produzione di plastiche, senza dimenticare poi i fumi tossici (diossina) che si sviluppano dagli incendi di materiale plastico e di rifiuti di ogni genere abbandonati nell’ambiente o tutti gli inquinanti che giornalmente ingeriamo perché presenti negli alimenti. Inoltre, studi scientifici hanno evidenziato il manifestarsi di effetti irreversibili: è infatti dimostrato che l’esposizione a queste sostanze, nel corso della gravidanza possono provocare mutazioni epigenetiche nel feto, con trasmissione trans-generazionale delle stesse”.
Allo stato attuale i dati a disposizione incoraggiano ad invitare sempre più le persone a mantenere un corretto stile di vita, alimentare e comportamentale quali fattori propedeutici per una migliore salute riproduttiva nonché generale.
Le cause che determinano l’infertilità, infatti, sono di due tipi: classiche, dovute cioè a cause organiche (quali malattie sessualmente trasmissibili, ormonali, malformative), oppure legate allo stile di vita o all’ambiente (avanzamento dell’età della coppia, condizioni di stress, fattori di inquinamento ambientale e alimentare, stile di vita scorretto, uso di droghe e abuso di alcool).
Si stima che circa il 15% delle coppie in età fertile abbia problemi di infertilità, mentre uno studio condotto nel 2012 dall’Università di Bari, attesta che nella zona di Brindisi e Taranto tale percentuale sale al 20-25%, con un picco di menopausa precoce nelle donne del +26% nella sola area a 20 km da Taranto.
Questi dati, se da un lato sembrano confermare il collegamento tra sostanze inquinanti e infertilità dall’altro devono servire per sensibilizzare tutti noi ad una stretta sorveglianza.