Le prime crepe nella dittatura melloniana si presentano con l'approvazione dei massimi dirigenti di Fratelli d'Italia. La costituzione del gruppo consiliare al Comune di Nardò con l'ufficiale riconoscrimento del partito dei Giorgia Meloni è un importante segnale da parte del partito di maggioranza relativa italiano.
Mellone è alla spasmodica ricerca di una collocazione partitica gli consenta di continuare a campare di politica senza lavorare e non sta tralasciando ogni mossa per realizzare il suo obiettivo; si inquadrano in questa ottica i suoi ammiccamenti più volte esibiti nei confronti della Lega salviniana. Ma essendo conscio della scarsa presa del partito del nord nel Mezzogiorno d'Italia (potrebbe non raggiungere il quoziente per eleggere consiglieri regionali in tutte le circoscrizioni pugliesi) ha messo in atto anche una strategia per salire a bordo del partito di Giorgia Meloni che ha ben piu fondate speranze di sbancare il Consiglio regionale pugliese e che non avrà nessuna penuria di seggi in nessun collegio provinciale.
In questo disegno si leggono le sue dichiarazioni di millantati rifiuti a partecipare alle scorse politiche per il bene della città che amministra; dichiarazioni false perchè nessuno gli ha offerto candidatura in Parlamento né la Lega, né Fratelli d'Italia né tantomeno il partito di Berlusconi. E a sue richieste di essere inserito in posizioni utili tutti hanno risposto con un glaciale silenzio e con vaghissime ed evasive frasi.
Allora il nostro ha pensato bene di andare al centro delle decisioni recandosi a Roma e cercando di arrivare alla Meloni per il tramite del capogruppo di quel partito alla Camera manovra che non è sfuggita al ministro Fitto che ha il controllo totale di Fratelli d'Italia in Puglia e che ha più di qualche motivo per vedere Mellone come fumo negli occhi. Tralasciando le numerose pesanti dichiarazioni di ostilità verso Fitto nell'arco di 15 anni, come dimenticare il voltafaccia di Mellone in occasione della prima elezione del piddino Minerva alla provincia, nel giro di una notte abbandonò il sostegno a Marra (candidato di Fitto) per passare a votare il pupillo di Michele Emiliano.
E anche la lunga stagione di inciuci con Emiliano non sarà tanto facilmente dimenticata da Raffaele Fitto notoriamente fornito di memoria ferrea e di profondo spirito di rivalsa. Quindi Mellone si è trovato la strada sbarrata, totalmente sbarrata da Fitto e guardato con sospetto e scetticismo dal potente sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano che detesta la politica urlata e si tiene alla larga dagli incoerenti e dai voltagabbana. Perchè chi ha tradito una volta potrà sempre tornare a tradire.
Ecco che l'autorizzazione a formare un gruppo consiliare di Fratelli d'Italia al comune di Nardò è parte di una più vasta manovra per fare capire bene a Mellone come stanno le cose e chi è che detiene il potere effettivo. E si è scelto anche un punto all'ordine del giorno del consiglio comunale secondario se vogliamo.
La reazione di Mellone, ben documentata dai filmati dello svolgimento del consiglio comunale, è stata violenta e rancorosa come richiede un lato del suo carattere geneticamente irascibile e violentemente collerico; dai filmati si vedono i suoi andirivieni dalle stanze adiacenti all'aula consiliare per frenetiche telefonate ai vertici provinciali di FdI che gli hanno risposto di essere all'oscuro di tutto rimarcando implicitamente che i fatti erano gestiti ai massimi livelli romani.
Di seguito il sangue agli occhi e la cacciata del nuovo gruppo dalla maggioranza dell'amministrazione comunale cadendo a pie' pari nella imboscata ordita da Roma. Mellone si ritiene un autocrate alla Putin e se avesse a disposizione un esercito scatenerebbe anche una guerra se qualcuno osasse solo discostarsi dalle sue decisioni anche senza opporsi; in realtà è un povero gauleiter di periferia, un piccolo dittatore dello Stato di Bananas.
Per questo motivo si è circondato, sia in Giunta che in Consiglio, di autentiche nullità che non sono neanche in grado di fare una proposta, di presentare un qualunque intervento; non sanno neanche parlare, al massimo sanno alzare la mano dopo aver visto se Mellone la alza o meno.
Patetiche le arrampicate sugli specchi sul diniego della deroga alla costituzione di una “casa del Commiato” e totalmente false le dichiarazione di Mellone sul fatto che si affeziona alle persone e che è felice del dialogo con gli altri, che il suo agire è animato da sentimenti di altruismo verso i singoli e verso la comunità. Penoso tentativo di dissimulare il suo vero carattere. E' essere dal cinismo spietato, usa gli altri per raggiungere le sue ambizioni personali e una volta conseguitele butta a mare (metaforicamente beninteso) chi non gli serve più. E' totalmente anaffettivo e vede negli altri solo uno strumento da usare e da cui trarre il massimo profitto possibile, e, simile ad un mercante levantino, non ha proprio nessun credo da seguire se non quello della propria convenienza personale.
Werther Messapo